Secondo la storica dell’arte Annalisa Di Maria l’opera, un tributo a Paul Klee, nasconderebbe un ritratto di Adolf Hitler
“Ovviamente non esistono presupposti tali al momento che ci portino ad attribuire l’opera con certezza a Picasso”. La premessa è d’obbligo, e non giustifica il clamore con cui la questione è stata presentata dai media. A pronunciarla è Annalisa Di Maria, la stessa storica dell’arte autrice dell’attribuzione. “Sicuramente il dipinto e il suo studio dovranno essere ulteriormente approfonditi“, aggiunge. La tesi? Vuole che il dipinto che vedete sopra sia di mano di Pablo Picasso. E che, sotto forma di un tributo a Paul Klee, nasconda un ritratto di Adolf Hitler. La “scoperta”, corredata da studio stilistico e ricerca storico-archivistica, è stata presentata nella conferenza “L’Arte in Fuga da Hitler”, tenutasi nel Castello dei Conti Brancaleoni di Piobbico, nelle Marche.
C’è da sperare che gli approfondimenti siano davvero seri, per sostenere l’ipotesi. Per una serie di ragioni: su tutte la clamorosa bruttezza del dipinto, difficilmente immaginabile sotto le mani del genio malagueno. L’opera, si specifica, non è mai stata catalogata e risulta dispersa per un lungo periodo. E qui arriva un’altra ragione di cautela. Picasso è notoriamente uno degli artisti più studiati della storia, a cui sono intitolati diversi musei monografici. È possibile immaginare che un’opera caratterizzata da questo unico contesto, sia sfuggita agli studi ancora a 50 anni dalla sua morte? Peraltro: sono note le simpatie dell’artista per il partito comunista. È plausibile pensare che abbia pensato di immortalare il mostro Fuhrer, ancorché volendo ridicolizzarlo?
Discorso a parte merita la figura di Annalisa Di Maria, autrice dell’attribuzione. Membro del Comitato di esperti del Centro per l’UNESCO di Firenze. Una studiosa da tempo al centro delle cronache per il sensazionalismo delle sue ricerche. Che spaziano agevolmente in secoli di storia dell’arte, scopriamo ora. Pronta a sfidare legioni di colleghi accademici, e decenni di acquisizioni storiografiche e critiche. Qualcuno, a proposito, ricorderà la sua scoperta di un Salvator Mundi di Leonardo a Lecco, che confermerebbe la non autenticità di quello in verità assai discusso venduto all’asta per 450 milioni di dollari. Ora un salto di oltre 5 secoli, e mano a Picasso…