L’area archeologica su Monte Calvario a Centuripe è a rischio: così affermano le Associazioni Ranuccio Bianchi Bandinelli, Italia Nostra, Memoria e Futuro e la Confederazione Italiana Archeologi, le quali hanno appreso di un progetto già finanziato dalla Regione Sicilia che potrebbe arrecare gravi danni al patrimonio archeologico della Nazione conservato in Sicilia, e specificatamente, all’area archeologica su Monte Calvario.
Il parco urbano nell’area archeologica vincolata sul Monte Calvario a Centuripe, nota per le sue case ellenistiche decorate da affreschi, lascerà il posto a palificate, pareti e reti zincate con ancoraggi fino a tre metri: questo il progetto già finanziato dalla Regione Sicilia nonostante non sia stato sottoposto preventivamente al parere della Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Enna.
Tutto ciò è avvenuto per opera del Comune di Centuripe che, cercando fondi, ha colto l’occasione di ottenere un finanziamento di 5 milioni di euro dal Commissario per il contrasto al dissesto idrogeologico, dichiarando un “rischio all’incolumità pubblica” che, però, non era stato evidenziato in precedenza, nonostante siano coinvolte molte case con residenti e una scuola. Inoltre, la zona non è stata evacuata e la scuola non è stata chiusa, facendo sorgere il sospetto sull’effettiva portata ed esistenza del rischio. Si potrebbe quindi trattare di procurato allarme o, al contrario, di negligenza nel non attuare alcun piano di evacuazione o allerta.
L’unico rischio certo nel sito di Monte Calvario è quello archeologico, determinato dalla documentata presenza sulle balze terrazzate della collinetta circolare di resti monumentali antichi in gran parte ancora sepolti. Per questo l’area è stata dichiarata di interesse archeologico nel 1990 con un vincolo specifico che ne prevede una tutela e conservazione integrale.
Agli inizi del secolo scorso, vi fu scavata la cosiddetta “casa ellenistica” con decorazioni affrescate parietali di II stile e pavimenti in signino. Saggi di scavo della fine degli anni Ottanta rivelarono che l’abitazione non doveva essere isolata e che l’area doveva ospitare un quartiere ellenistico sistemato a terrazze. In età imperiale è documentata una tomba e una poderosa cisterna denominata “La Panneria”. Costituisce quindi un atto gravissimo il fatto che il progetto esecutivo di messa in sicurezza, non sia preventivamente passato per la valutazione dalla sezione beni archeologici della Soprintendenza BB. CC. AA. di Enna.