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Don’t Trust Anyone Over 30. Le folgoranti visioni di Nicola Caredda in mostra a Los Angeles

Ultimi giorni per visitare la personale di Nicola Caredda “Don’t trust anyone over 30” presso gli spazi di Thinkspace Project a Los Angeles (6- 27 agosto 2022)

Le folgoranti visioni di Nicola Caredda richiamano atmosfere che sembrano uscite da un romanzo fantascientifico di autori come Philip K. Dick, George Orwell, Isaac Asimov, William Gibson.  O da una serie tv che parla di un futuro post apocalittico. O ancora scene tratte dalla cinematografia visionaria di registi come Ridley Scott, Lars Von Trier a David Lynch, Tim Burton, Baz Luhrmann fino a Alejandro Jodorowski, Terry Gilliam e Alex de la Iglesia. Visioni che ci trasportano in un tempo sospeso tra presente e futuro aprendo a una narrazione in luoghi che in realtà l’artista ha visitato, ha vissuto, anche con la mente, in viaggi lisergici tra le periferie, nei parchi poco curati dove lasciano traccia del loro passaggio skaters e writers, tra insegne di farmacie, vuoti di bottiglie di birra gettati a terra, richiami alla religione, al sesso. Attingendo quella cultura “bassa” o per meglio dire sociale che assorbiamo fin dalla nascita e che introiettiamo dentro di noi, fatta di simboli immediatamente riconoscibili da tutti, accostando ad essa temi forti.

Usando lo strumento dell’allegoria, Caredda costruisce pezzo per pezzo il suo universo simbolico, calibrando sapientemente ogni elemento e studiando la composizione per darle freschezza. Non è una pittura d’istinto come racconta l’artista: “Passo molto tempo a dipingere, sono italiano, e prendo la magnificenza della tradizione pittorica italiana per trasportarla nel lowbrow”. Caredda sottolinea come sia importante “che il quadro sia anche bello da vedere, divertente, è un modo per attirare lo spettatore e fare in modo che si soffermi sull’opera”.

Anche le scelte cromatiche concorrono ad accentuare la sensazione di trovarsi in una dimensione parallela. Caredda si avvale infatti di tinte sature e innaturali trasportate in contesti ordinari: basti pensare al verde luminoso quasi fluorescente fino viola e al rosso.

Protagonista della personale “Don’t trust anyone over 30” presso gli spazi di Thinkspace project a Los Angeles, Nicola Caredda concentra l’intera produzione della mostra attorno a questo slogan.

“Non ti fidare di chi ha più di trent’anni” è stata la frase iconica negli Stati uniti per un’intera generazione, quella compresa fra gli anni ’60 e ’70 , i “baby boomer”, la generazione del cambiamento, in cui germogliò il seme della controcultura che accomunava nell’idea del rifiuto di quei valori tradizionali imposti dalla società, confrontandosi con temi riguardanti i diritti civili, la sessualità, i diritti delle donne, compreso ovviamente l’uso di droghe psicoattive.

A pronunciarla fu Jerry Rubin, eroe della controcultura americana degli anni Sessanta, che affermò “Quell’espressione era un modo per dire che nessuno ci sta manovrando”. Una sorta di inno alla libertà, lo stesso che Caredda lancia in questa nuova serie che, sorridendo, definisce come “Un inno alla giovinezza da vecchiaia” e prosegue “Ero e sono tutt’ora convinto che un giovane non debba seguire i discorsi di un adulto, ma che debba fare le proprie esperienze con tutti i rischi che questo può comportare. Sono sempre tutti pronti a insegnarti o importi un cammino, e allora via libera all’anarchia, alla sperimentazione, al rischio che può portare anche all’autodistruzione”.

Laddove gli adulti vedono il pericolo e lasciano segnali per ammonire, Caredda vede la libertà nella sua forma più vera. Nelle opere è presente un forte simbolismo di morte, ci sono teschi, scritte, segnali che mettono in guardia dall’azzardo di rischiare di farsi male, tuttavia l’artista lascia spazio al divertimento, alla spensieratezza, alla voglia tipica di chi vuole vivere alla propria maniera, lasciando alle spalle giudizi e preconcetti , ma creando un proprio originale percorso.

Per questa serie Caredda attinge ai ricordi della sua giovinezza, parlando della sua generazione attraverso vari richiami alla cultura pop. Sottolinea come “la vera missione pittorica è comunicare, farsi leggere, farsi recepire, stimolando il cervello! I miei quadri sono stati d’animo, sono atmosferici, per questo non inserisco persone nell’opera, distrarrebbero l’attenzione, invece vorrei che gli spettatori provassero delle sensazioni dentro quegli ambienti. Ci sono richiami alla mia giovinezza, ma vorrei che fossero multidirezionali nelle diverse letture che può avere l’opera”.

Quelli che dipinge Caredda non sono luoghi abbandonati, anzi le tante luci, insegne luminose, addirittura una tv accesa, testimoniano la presenza umana, sono i posti in cui i ragazzi si ritrovano a giocare a calcetto, fare skate, fumarsi uno spinello, insomma luoghi di socialità ritratti in un momento di tranquillità.

In “Untitled Porno 90” l’insegna di una palestra di Judo, sport legato a regole e disciplina, si scontra con la ben più libertina insegna “Porno”, come a dire che i ragazzi vanno in palestra, si attengono alle regole, ma appena fuori hanno davanti un insieme di tentazioni, scoperte intriganti e richiami all’azzardo, come l’insegna Porno, ricordo dei folkloristici cinema porno in cui si andava da ragazzini.

Non può mancare un ritratto di Maradona, senz’altro esempio calzante di cosa voglia dire “vivere secondo le proprie regole, a rischio di autodistruggersi”, appena sotto un poster di un concerto degli Slipknot, totalmente devastanti, e ancora più in basso, una scritta con il disegno di una siringa, tipico negli anni tra Ottanta e Novanta, momento in cui si diffuse l’eroina. Accanto una farmacia dove trovare droghe salvifiche, vessillo ricorrente in questo ciclo. Addentrandosi nell’opera, i particolari sono moltissimi. Riferimenti che emergono ad ogni sguardo, dal portaviveri pieno di lattine e bottiglie vuote di chi ha gozzovigliato e abbandonato i resti, scritte ovunque sui muri, la cabina telefonica rossa che ora non esiste più.

Tema decisamente più serio viene affrontato in “Y.P.J VS Long Beards”. In uno dei paesaggi di periferia urbani, tanto cari a Caredda, si staglia una grande luminosa croce rossa che ha al suo centro l’immagine della Madonna. E’ equiparata alle donne del movimento YPJ, L’Unità di Protezione delle Donne, una milizia tutta al femminile coinvolta nella guerra civile siriana e spesso attaccata dallo Stato Islamico. Una combattente del gruppo dichiarò “Dobbiamo controllare l’area da soli senza bisogno di dipendere dal governo. Non possono proteggerci dall’ISIS, dobbiamo proteggerci da soli [e] difendere tutti… senza tenere conto della loro razza e della loro religione”. La Madonna è una combattente e sulla croce il suo strumento di lotta, un Kalašnikov.

“N.F.T is dead” vuole richiamare, già dal titolo, il pensiero retrogrado di chi non accetta a priori una novità, dandola per spacciata, senza futuro. Detrattori che non hanno la lungimiranza di provare a comprendere, rifiutando che “il mondo va avanti”. “E’ una frase da recepire come se fosse detta da un anziano -afferma Caredda-. Ha un aspetto sociologico il voler giudicare una novità ancor prima di vedere come può andare.”  Nell’opera, su un muro fatiscente, una scalinata con un tappeto rosso, porta a un’insegna luminosa con la scritta “N.F.T is dead”, tutto intorno vari oggetti, un divano abbandonato, un sacco da box con il ritratto di DotPigeon, artista che ha sbancato e ora è una celebrità mondiale nel circuito della crypto art, e una piscina monocorsia per chi vuole correre da solo, andando dritto davanti a sé senza guardare nessuno.

Chi ricorda gli autoscontri degli anni ’90? Le luci erano così sfavillanti e abbaglianti a ricordarle, ma in “Untitled Crack-Crash” c’è un incidente… Una delle macchine esce dalla pista e si scontra con il pungiball in un’esplosione roboante.

Passando attraverso le altre opere sono ancora molti i riferimenti che troviamo, dalla già citata tv accesa di fronte e una poltroncina all’aperto, vicino a una rampa dove si allenano gli skaters in “Pokets full of Candy”, passando per “Unitled Pepp 99” dove l’insegna del Pepp Show è vicino alla verde croce della farmacia posta accanto a un luminoso teschio rosso, ennesimo ammonimento al pericolo.

Un omaggio a Madonna e alla frase titolo della celeberrima canzone, “Untitled like a Virgin”, divertentissima la scritta “Spinelli” al posto di “Martini” e per finire in bellezza “Untitled Become a Star” , ed è lei Britney Spears, incarnazione di una parabola di autodistruzione, che compare su una stella simile a quelle della Walk of Fame di Hollywood, ma posta su un comune marciapiede e vicino un’altra stella, porta il nome di Caredda.

Ancora una volta l’artista ci trasporta in una narrazione dove sta allo spettatore costruire la storia, facendosi coinvolgere e travolgere dal “caos ordinato” di opere che vibrano e ti richiamano anche da lontano.

 

Nicola Caredda “Don’t trust anyone over 30”

6- 27 agosto 2022

Thinkspace Project
4217 W. Jefferson Blvd, Los Angeles
Thinkspaceprojects.com

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