Lucio Fontana, Concetto Spaziale. Attese, 1959, waterpaint in canvas, 100,5 x 125,3 cm. Courtesy Mazzoleni, London-Torino
Per la prima edizione di Frieze Seoul, Mazzoleni presenta, dal 3 al 5 settembre 2022, una ricca e curata panoramica sulla collezione della galleria, con importanti opere di maestri del dopoguerra italiani e internazionali.
Il progetto traccia un percorso attraverso la storia dell’arte italiana del XX secolo, dalle avanguardie, come la pittura metafisica, fino ai movimenti del dopoguerra e alle ricerche dei decenni successivi, in dialogo con il surrealismo di Joan Miró e i capolavori dell’Optical Art di Victor Vasarely. Figure metafisiche e contemplative nature morte instaurano un intimo dialogo tra Giorgio de Chirico (1888-1978) e Giorgio Morandi (1890-1964), in accostamento alle figure surrealiste di Joan Miró.
Mentre De Chirico crea legami tra architetture classiche e oggetti ordinari, dando vita a enigmatiche scene sospese tra il quotidiano e l’onirico, Natura morta di Morandi, 1959, produce effetti lirici tramite la stesura di sottili ed eterei strati di pittura. Il legame con il paesaggio e l’interesse per gli oggetti quotidiani e l’ambiente naturale sono alla base di una parte della ricerca tecnica e formale di Joan Miró (1893-1983). Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Miró iniziò una serie di opere basate sullo studio di figure di donne, uccelli e stelle, di cui Femmes et oiseaux del 1967 è un poetico esempio.
Alberto Burri, Sacco Bianco Nero, 1956, burlap and oil on Celotex, 78 x 50 cm. Courtesy Mazzoleni, London-Torino
Alberto Burri (1915-1995) è considerato uno dei più importanti artisti italiani del Ventesimo secolo. Pioniere dell’Arte Informale, raggiunse fama mondiale per i suoi lavori che sfumano il confine tra scultura e pittura. Con la sua ricerca, Burri ha sviluppato un nuovo “realismo materiale”, che si distingue dall’astrazione gestuale permeata di emotività ed esistenzialismo. Le opere Sacco Bianco Nero, 1956, Rosso plastica, 1962, e Nero Cretto, 1978, illustrano le sperimentazioni dell’artista con materiali grezzi, quali iuta, plastica e acrovinilico.
Lucio Fontana (1899-1968) ha plasmato in modo significativo la successiva ricerca sull’arte concettuale. Iniziando a tagliare e perforare le superfici sia in pittura che in scultura, Fontana è considerato uno degli artisti più influenti del XX secolo nonché il fondatore dello Spazialismo, in seguito alla pubblicazione del suo Manifesto Spaziale nel 1947. La pratica rivoluzionaria di Fontana ha ispirato le successive generazioni di artisti, i quali hanno portato avanti le sue ricerche sui concetti di spazialità e arte in sé.
Victor Vasarely, Infin, 1979, 200 x 200cm, Courtesy Mazzoleni, London-Torino
Mentre Piero Manzoni (1933-1963) si è interrogato sulla natura stessa dell’arte e sulle infinite possibilità della creazione artistica nella serie Achrome, 1958-1959, Agostino Bonalumi (1935-2013) ha sfidato le classificazioni di pittura e scultura con le sue tele estroflesse, attivando inedite interazioni tra opera, spazio e osservatore. Tali riflessioni spaziali, così come l’uso di superfici monocromatiche, sono stati successivamente riprese da movimenti artistici extra-europei, quali gli artisti Dansaekhwa coreani negli anni 70.
A concludere la presentazione, Mazzoleni presenta una selezione di importanti lavori del pioniere dell’Optical Art Victor Vasarely (1906-1997). L’artista ha ricoperto un ruolo chiave nella creazione di illusioni ottiche e cinetiche ottenute tramite una sapiente combinazione di gradazioni di colore e forme geometriche. In mostra, alcune opere dal cosiddetto periodo “bianco e nero”, create tra il 1950 e il 1960, come alcuni dei più vibranti esempi del decennio successivo, come Gestalt-chi del 1973, un accattivante olio su tela dai toni verdi che esemplifica le tensioni cinetiche del linguaggio geometrico dell’artista.