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“Giù le mani da quel Dalí, è italiano!”. Ma il TAR boccia il MiC

Salvador Dalí, Couple aux têtes pleines de nuages, 1937 Salvador Dalí, Couple aux têtes pleines de nuages, 1937
Salvador Dalí, Couple aux têtes pleines de nuages, 1937
Salvador Dalí, Couple aux têtes pleines de nuages, 1937

Il MiC pretendeva di bloccare la vendita all’asta del dittico “Couple aux tetes pleines de nuages”, dipinto da Dalí nel 1937

L’Italia non avrà un capolavoro di Salvador Dalí. Sicuramente non lo straordinario dittico Couple aux tetes pleines de nuages. Che è stato venduto nel 2020 dalla casa d’aste londinese Bonhams per quasi 10 milioni di dollari. E che quindi ora, dopo quasi 2 anni, potrà andare al fortunato acquirente. Il TAR del Lazio ha infatti respinto il decreto di annullamento dell’attestato di libera circolazione per l’opera, datata 1937, emesso dal MiC nel 2020. Il ministero della cultura ha inutilmente tentato di rivendicare l’interesse nazionale per l’opera, sostenendo che potesse esser stata realizzata in Italia, quando l’artista era ospite a Lucca della contessa Anna Letizia Pecci Blunt, detta Mimì.

Dalí fu effettivamente legato da profonda amicizia con la nobildonna, mecenate e collezionista d’arte, nonché nipote di Papa Leone XIII. Nata a Roma nel 1885, morì nel 1971 a Marlia, nella reggia che aveva acquistato nel 1923 e fatto restaurare. Proprio tra il 1936 e il 1937 il surrealista spagnolo fu ospite a più riprese della contessa Pecci Blunt a Lucca. E su questi soggiorni si basava la rivendicazione – oggettivamente debole – secondo la quale il dittico sarebbe stato dipinto in Italia. Ma nello stesso periodo Dalí andava e veniva da Parigi a Lucca, con tappe anche a Roma e Cortina D’Ampezzo.

Per decenni, peraltro, Couple aux tetes pleines de nuages fu in Italia, nella collezione del compositore Giacinto Scelsi. Che l’aveva acquistata dal poeta surrealista Paul Éluard, al quale Dalí la donò per le sue nozze. “L’interesse culturale ravvisato nell’opera in esame non poggia affatto sull’ipotesi, non escludibile peraltro, che i dipinti siano stati realizzati in Italia”, recita la sentenza del TAR.

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