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Dall’arte etrusca a William Kentridge. Apre il museo d’arte della Fondazione Luigi Rovati a Milano

Apre oggi, mercoledì 7 settembre, il museo d’arte della Fondazione Luigi Rovati, nel cuore di Milano. Due piani espositivi, più di 250 opere che spaziano dall’arte etrusca all’arte contemporanea

Fino al 30 settembre il museo d’arte è aperto al pubblico gratuitamente. Nel Piano Ipogeo, l’architettura in pietra ospita una parte del percorso. Il visitatore è accolto da una grande urna cineraria in travertino e si muove all’interno delle cupole tra le teche triangolari in cristallo che espongono i grandi vasi, gli ex voto, le antefisse, i piccoli bronzi etruschi accanto a opere contemporanee di William Kentridge, Lucio Fontana e Arturo Martini.

Dalle cupole alla grande sala ellissoidale i reperti esposti parlano della vita quotidiana degli Etruschi, la casa, la bottega, il mare. Un vaso di Picasso ripropone l’immagine del banchetto etrusco.
La sezione Cercare il bello: piccoli cubi di cristallo racchiudono gioielli, monili etruschi e oggetti preziosi, come la testina di donna in bronzo dorato di Alberto Giacometti. Al centro, la teca più grande accoglie il simbolo del museo, il Guerriero Cernuschi, un raffinato ed espressivo bronzo votivo etrusco.
La sezione dedicata alla scrittura espone urne cinerarie volterrane e chiusine e piccole ceramiche che grazie a nuove tecnologie rivelano il significato delle inscrizioni.

“Le collezioni d’arte etrusca e contemporanea visibili dal 7 settembre sono il cuore e la porta d’accesso della Fondazione Luigi Rovati, ma non ne esauriscono gli scopi- racconta Salvatore Settis, coordinatore del Comitato Scientifico della Fondazione – Ne fanno parte anche lo stretto legame con la città e le sue istituzioni, l’offerta di nuovi spazi di dialogo multidisciplinare, la centralità di idee e attività legate all’utilità sociale. Una progettualità culturale che intende dispiegare in ogni caso lo stesso livello di qualità e d’impegno che le opere in mostra rendono a tutti evidente”.

Dal Piano Ipogeo la visita prosegue al primo piano, il Piano Nobile. Dalle boiserie alle porte dorate, dai pavimenti ai camini in marmo, fino alle alte specchiere settecentesche del corridoio, tutti gli ambienti progettati da Filippo Perego sono stati recuperati, restaurati e ridisegnati creando uno spazio espositivo d’avanguardia. Lo studio approfondito degli impatti cromatici e dei dettagli favorisce il dialogo fra archeologia e arte contemporanea e offre al visitatore stimoli ed emozioni visive e concettuali.

La tela The Etruscan Scene: Female Ritual Dance (1985) di Andy Warhol, le polaroid della serie Etruschi (1984) di Paolo Gioli, i disegni e gli acquarelli di Augusto Guido Gatti (1863-1947), testimonianze delle pitture rinvenute nelle tombe di Tarquinia: queste alcune delle opere che si integrano con la serialità dei buccheri etruschi racchiusi nelle vetrine.

Il percorso prosegue nelle altre sale, dove artisti contemporanei – Luigi Ontani, Giulio Paolini, Francesco Simeti, Marianna Kennedy – concepiscono opere che abitano spazi popolati da sculture e reperti etruschi. A questo insieme si affiancano significativi prestiti come l’ampia collezione di asce, fibule, strumenti da lavoro del “Ripostiglio di San Francesco”, proveniente dal Museo Civico Archeologico di Bologna, la grande tela di Giorgio de Chirico Le Cheval d’Agamèmnon, (1929) dalla Collezione Giuseppe Merlini (Busto Arsizio, Varese), e all’ingresso la Lanterne à quatre lumières (1983) di Diego Giacometti, commissionata all’artista dalla collezionista e filantropa americana Rachel Lambert (Bunny) Mellon.

“Il museo è un luogo di ricerca, sperimentazione e conoscenza e risponde ai principi di utilità sociale che guidano tutte le attività della Fondazione. Per questo il museo si apre nel mese di settembre gratuitamente al pubblico, senza inaugurazioni formali”  ha commentato Giovanna Forlanelli Rovati, Presidente della Fondazione (leggi qui l’intervista).

IL PROGRAMMA ESPOSITIVO 2022-2023

Apre il programma espositivo dello Spazio Bianco la mostra di Sabrina Mezzaqui La vulnerabilità delle cose preziose. Esposte due opere: Autobiografia del rosso, (2017) dalla collezione della Fondazione e Groviglio, (2022) realizzata in occasione dell’apertura.
Autobiografia del rosso è composta di 33 libri (diari, memorie, autobiografie) fasciati e decorati con carte rosse, disposti su una scrivania. Sabrina Mezzaqui sceglie tra le sue letture quelle che hanno segnato la sua esperienza di vita: le frasi sottolineate in rosso ne evidenziano i passaggi fondamentali.
In Groviglio fili di perle sospesi rendono vivi gli intrecci intricati di rami riprodotti su una grande stampa a parete. Di fronte, troviamo il ricamo del pensiero di Simone Weil: “Un groviglio di linee appare spesso angoscioso in mancanza di ogni significato; quando, dopo averlo guardato per un po’, si vede un disegno ordinato rispetto a un significato, il sentimento di angoscia sparisce, la sensibilità è effettivamente modificata rispetto a queste linee. Ugualmente accade per la sventura”.
Sabrina Mezzaqui: “Uso la scrittura, mia e altrui, come strumento di meditazione, descrizione, progettazione. La scrittura e la lettura sono pratiche con cui nutro la mia vita e il mio lavoro. Un’altra è camminare. Sono modi per ordinare il vortice dei pensieri, focalizzare l’attenzione, favorire una certa coerenza, cercare la verità, osservare, studiare, imparare, lasciare andare”.

A ottobre la scrittura etrusca costituisce il focus della prima esposizione temporanea all’interno dello spazio ipogeo. È presentata per la prima volta al pubblico la Stele di Vicchio, in un’esposizione organizzata in collaborazione con la Soprintendenza della città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato e con lo scopritore, il Prof. Gregory Warden (Mugello Valley Archaeological Project and Poggio Colla Field School Home).
Rinvenuta nel 2015 presso il santuario di Poggio Colla (Vicchio di Mugello), la grande lastra monumentale di pietra arenaria è la più lunga iscrizione lapidaria etrusca ritrovata fino a oggi. È anche uno dei tre testi sacri più lunghi a noi noti, insieme al Liber linteus di Zagabria e alla Tegola di Capua. Rispetto a questi ultimi la stele è la più antica (VI sec. a.C.) e l’unica proveniente da un documentato contesto archeologico. La stele fa luce sui culti di alcune delle maggiori divinità etrusche come Tinia e Uni e sui rituali praticati nel santuario di Poggio Colla che sembrano risalire almeno all’età del bronzo. Secondo letture preliminari (Warden 2016; Maggiani 2016; Warden e Maggiani 2020) potrebbe essere stata una lex sacra o lex arae, quindi probabilmente la più antica legge nota in Europa.

Ancora nello spazio ipogeo, nel 2023 la Fondazione realizza un ciclo triennale di mostre su importanti città etrusche esemplificative di alcuni passaggi della storia e cultura di questa civiltà, come la produzione artigianale, i commerci e le relazioni culturali, la religione e la politica.
La prima città è Vulci e il tema a essa collegato è quello della produzione artigianale (bronzi e ceramiche) nella quale manifesta una grande vocazione egemonica. A questa seguiranno Tarquinia, Marzabotto (l’antica Kainua), Cerveteri e Chiusi.
Il progetto triennale è coordinato da un comitato scientifico composto da Prof. Giovanna Bagnasco (Università Statale di Milano), Prof. Laura Michetti (Università degli Studi la Sapienza di Roma), da Prof. Giuseppe Sassatelli (Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici) e da Dottor Giulio Paolucci (Fondazione Luigi Rovati e Museo Civico di Chianciano Terme). La Segreteria scientifica è a cura del Dottor Alessandro Conti (Università degli Studi la Sapienza di Roma).

Nella primavera 2023, in occasione dell’eccezionale prestito della Lanterne à quatre lumières, la Fondazione realizza in Italia la prima mostra interamente consacrata all’opera di Diego Giacometti (1902-1985): un progetto ideato e curato dallo storico dell’arte Casimiro Di Crescenzo, che ha ricevuto il sostegno degli eredi dell’artista, e organizzato insieme a PLVR Zürich.
Diego Giacometti, scultore e designer, dal 1925 ha vissuto a Parigi a fianco del fratello Alberto fino alla sua morte, in un rapporto simbiotico, unico nella storia dell’arte. Le sue creazioni, tavoli, sedie, lampade, oggetti decorativi e i piccoli animali che adornano i suoi mobili sono esposti nel Museo integrandosi con gli ambienti e le opere d’arte antiche.

LE ATTIVITÀ DI SETTEMBRE

I Dialoghi in apertura (ciclo di incontri aperti al pubblico che si concentra come contenuto sui Codici che rappresentano l’identità primaria della Fondazione).

Mercoledì 7 settembre, ore 18.00 – Inclusione: Monsignor Antonino Raspanti dialoga con Ferruccio De Bortoli
Mercoledì 14 settembre, ore 18.00 – Espansione: Francesco Simeti dialoga con Andrea Aprea
Mercoledì 21 settembre, ore 18.00 – Estetica: Adrian Paci dialoga con Barbara Casavecchia (su invito)
Mercoledì 28 settembre, ore 18.00 – Conoscenza: Salvatore Settis dialoga con Giuseppe Sassatelli

Venerdì 9 settembre, ore 18.00 -Massimiliano Gioni dialoga con Nari Ward
Un’iniziativa della Fondazione Nicola Trussardi In occasione del nuovo progetto Gilded Darkness (L’oscurità dorata) della Fondazione Nicola Trussardi – in apertura il 12 settembre – Fondazione Luigi Rovati è lieta di ospitare in anteprima la conversazione tra l’artista Nari Ward e Massimiliano Gioni, direttore della Fondazione Trussardi e curatore della Mostra. L’evento avvia l’alleanza tra le due Fondazioni, che condividono principi e valori nella cultura.

I dialoghi avranno luogo presso la Sala conferenze
Per prenotazioni: www.fondazioneluigirovati.org

Orari di apertura Museo d’arte

Aperto dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 20
Chiuso lunedì e martedì

Dal 7 al 30 settembre ingresso gratuito

Dal 1° settembre aperte le prenotazioni sul sito www.fondazioneluigirovati.org

Per il mese di settembre visite guidate gratuite tutti i giorni dal mercoledì alla domenica alle ore 11.00 (max 15 persone)
Si ringrazia Fidim Srl per il contributo.

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