Print Friendly and PDF

LA BUSSOLA DI AGO Una (anzi due) grandissima Tilda Swinton al Lido

Tilda Swinton in The eternal daughter, di Joanna Hogg Tilda Swinton in The eternal daughter, di Joanna Hogg
Tilda Swinton in The eternal daughter, di Joanna Hogg
Tilda Swinton in The eternal daughter, di Joanna Hogg

In “The eternal daughter”, di una straordinaria Joanna Hogg, risuona il miglior Kubrick. Grazie anche alla perfezione espressiva della Swinton

– Come va lassù al Lido? Che mi dici del clima?

– Quest’anno fa caldo. L’aria è appiccicosa, e la pioggia promessa dalle previsioni non arriva mai… Piuttosto, non ho molto tempo perché ho un film di quattr’ore che inizia tra venti minuti, perciò sarò rapido nel riassumerti quanto ho veduto tra ieri e stamattina. Da registrare in velocità, ma anche con gran dispiacere, il tonfo di “The Son”, di Florian Zeller, che se con “The Father” mi aveva pienamente convinto (e commosso in profondità), con quest’ultimo polpettoncino mal costruito e mal scritto, e sbilanciato verso un tragico francamente fuori misura, mi ha deluso, e di brutto. Peccato. Sarà che venivo dalle vette del cinema di uno dei massimi cineasti viventi, il cui spessore è paragonabile agli scrittori russi dell’800, Lav Diaz, che qui al Lido fu già Leone d’Oro qualche anno fa. Il film, dalla durata piuttosto breve rispetto agli standard dell’autore (poco più di tre ore), si intitola, in inglese, “When the Waves are gone”, e denuncia la spaventosa situazione sociopolitica delle Filippine dove ormai il potere governa mettendo i cittadini l’uno contro l’altro, attraverso la storia di due “agenti segreti” che si spiano e si inseguono per farsi fuori a vicenda. Onore al grande Lav!

– Nemmeno sapevo che fosse in programma, pensa te. Non ne ha parlato nessuno, sui giornali…

– Ai giornali il cinema interessa poco…

– E non hai visto altro?

– Come no! Uno dei miei film del cuore della Mostra di quest’anno.

– Addirittura?

 

Tilda Swinton in The eternal daughter, di Joanna Hogg
Tilda Swinton in The eternal daughter, di Joanna Hogg

– Te lo confermo. “The eternal daughter”, di quella Joanna Hogg già autrice degli splendidi due “Souvenir” 1 e 2. Girato in pellicola, immerso in un’aura da ghost story, il film cita nemmeno troppo velatamente “Shining” di Stanley Kubrick: un’autrice in crisi (deve scrivere il suo nuovo film) si ritira con l’anziana madre in un hotel sperduto e isolato dove non c’è nessuno, o quasi (appare ogni tanto un inserviente di colore, e il riferimento evidente è Scatman Crothers), e la colonna sonora è un brano della Musica per archi, percussioni e celesta di Bela Bartók… Ma dietro la macchina da presa c’è una regista di mano finissima, e ogni citazione viene adombrata con suprema eleganza e senza alcuna compiaciuta strizzata d’occhi allo spettatore, che una regia orchestrata a dettagli cesellati artigianalmente invita a partecipare delle inquietudini della protagonista, irretita, come Jack Nicholson nell’horror di Kubrick, in un processo psicanalitico teso al superamento di dolorosi traumi familiari. Per dare un esempio della qualità del linguaggio cinematografico della Hogg, ti citerei la sequenza in cui finalmente l’autrice ritrova l’ispirazione e digita sul suo computer portatile la didascalia iniziale della sceneggiatura del suo prossimo film: le parole, le righe di testo si compongono sullo schermo del laptop descrivendo immagini che il cinema ci ha già fatto vedere nell’incipit del racconto, e il formarsi delle frasi, di per sé un “movimento in avanti” come quello della pellicola, accompagna la nostra memoria nel ricreare lo sguardo con cui quelle immagini abbiamo guardato e archiviato nel ricordo… Impossibile, poi, sorvolare sulla meravigliosa prestazione di Tilda Swinton, impegnata nel doppio ruolo della regista e (del fantasma) di sua madre: i loro duetti sono l’esempio ulteriore di una perfezione compositiva ed espressiva, giocata sulle inquadrature e sugli split audio nell’editing, di un cinema purissimo, che non somiglia, almeno attualmente, a quello di nessun altro cineasta in attività.

– Accidenti. Non pensi che potrebbe aspirare a un Leone?

– Io sì, senz’altro. Ma chissà quali diktat hanno ricevuti i giurati per designare i premi di questa edizione. …Ora però è scaduto il tempo. Scusami la fretta. Ci sentiamo più tardi per Virzì, Blonde, Panahi, e altre varie ed eventuali! Ciao!

https://www.facebook.com/people/Anton-Giulio-Onofri/1405664800

Commenta con Facebook