Tra i vicoli di San Pietro Magisano (CZ) Slim Safont è all’opera per un progetto di rigenerazione urbana con un murales dai toni intimi e familiari
Lo street artist barceloneta Slim Safont, classe ‘95, è tornato in Italia per partecipare alla terza edizione del LuceFest, progetto di rigenerazione urbana realizzato dai giovani organizzatori del piccolo borgo calabrese di San Pietro Magisano. Nel 2016, dopo una laurea in Belle Arti all’Università di Barcelona, Slim cambia rotta verso una carriera lontana dalle aule istituzionali, più vicina alla quotidianità del suo pubblico: con modi discreti, si aggira per le città catturando ogni dettaglio e lasciando tracce del suo passaggio sulle pareti degli edifici, realizzando vere e proprie fotografie delle persone che incontra sul suo cammino. Da Napoli a Los Angeles, passando per Mosca, Parigi, Detroit e per la sua amata Spagna, l’artista manifesta un animo vagabondo e irrequieto, sempre alla ricerca di soggetti che lo coinvolgano emotivamente.
Quella di Slim è una ricerca di storie con la “s” minuscola da poter raccontare, storie spesso inascoltate che l’artista rilegge in chiave personale, imprimendo nell’immagine parte del suo vissuto. A San Pietro Magisano lo street artist non è arrivato con un’idea precisa, ma si è lasciato ispirare dalle parole di chi quel paese l’ha vissuto. La storia che ha stimolato l’immaginazione di Slim è quella di Giada e di suo nonno, uomo devoto non solo alle terre calabresi, ma soprattutto alla sua famiglia. La ragazza appare sulla parete con lo sguardo nel vuoto, come se stesse riportando alla memoria l’istante in cui la fotografia che ha tra le mani fu scattata: l’uomo è intento ad intrecciare i suoi panari mentre la piccola Giada fa capolino, giocando accanto al nonno, proprio dentro uno di essi. Si tratta di una scena intima, dalla quale è possibile cogliere la potenza tecnico-espressiva regalataci dalle mani del giovane street artist. Dalle parole dello stesso artista sappiamo che quest’opera ha per lui un’importanza specifica perché, attraverso le due figure, rende omaggio al legame con il suo abuelo.
L’intento di questi festival è quello di dare volti nuovi a paessaggi degradati o abbandonati, ma anche quello di creare sinergia tra gli attori coinvolti: organizzatori, artisti e abitanti, concetto che Slim ha bene in mente e che porta avanti con caparbietà: lo scopo dell’artista infatti non è quello di “imporre” la sua arte, al contrario, ciò che ha più a cuore è l’energia sempre nuova che si viene a creare intorno ad ogni contesto. Quando Slim arriva in una città lo fa senza alcun pregiudizio, indaga, osserva, fotografa, pone domande alle persone del luogo e si mette all’opera senza sosta, augurandosi che l’opera lasciata in dono diventi uno stimolo per chi la guarderà a porsi ulteriori domande e a meravigliarsi di come, anche solo il più banale istante del quotidiano, possa divenire vera e propria opera d’arte.