Ad Arzignano, Vicenza, è in corso la mostra “UNPLUGGED” con opere di Mats Bergquist, Gregorio Botta, Mirko Baricchi, Mattia Bosco. Fino al 30 ottobre da Atipografia
Unplugged tradotto dall’inglese significa «sganciato dalla presa di corrente». In campo musicale va a indicare performance che non prevedono un’amplificazione. Ad Arzignano, nel vicentino, diventa la parola chiave di un progetto espositivo.
In questa tipografia sopravvissuta alla guerra e convertita a galleria, la direttrice Elena Dal Molin ci invita a staccare la spina e farci presenza. Una necessità che si fa sempre più impellente in una società dominata dal virtuale. Ora più che mai, dopo il lungo e faticoso periodo della pandemia, l’arte e il pubblico hanno bisogno di ritrovarsi.
Fino al 30 ottobre 2022, ad A-tipografia ad accogliere i visitatori c’è un’imponente tela di Mirko Baricchi (La Spezia, 1970). Si tratta di un’opera site-specific della serie “Selva” che con le sue forme e i suoi colori ricorda Cézanne. Sulla stessa parete, poco distante e più in alto, una tela più piccola ricerca le attenzioni dello spettatore.
In questo progetto è tutto collegato, proprio a partire dalla selva che con i suoi intrecci vegetali e i profumi evoca i luoghi veneti ma anche il subconscio dell’artista e dello spettatore. Di fronte troviamo subito in dialogo le sculture di Mattia Bosco (Milano, 1976): l’artista gioca con dei prismi impreziositi da foglie d’oro che, incorruttibili, intercettano la luce. Osservando l’allestimento è chiaro come l’equilibrio si regga sull’opposizione pieno-vuoto nelle e fra le opere.
L’oggetto d’arte ha bisogno di essere visto e perfino toccato, come nel caso delle opere di Mats Bergquist (Stoccolma, 1960). Till Lucia (per Lucia) si compone di nove icone da accarezzare. Sono un omaggio alla “santa del solstizio” e rappresentano la materializzazione dei passi sulla neve: il vuoto è forma e la forma è vuoto, come nel sutra del loto.
Come spiega Bruno Corà in “Mats Bergquist | Rest” «[…] musicalmente è la pausa a consentire al suono di manifestare la sua distinta entità spaziale; non diversamente, in quest’opera di Bergquist la spazialità […] si coniuga, si articola e si estende in virtù di calcolati rapporti di vuoto tra tavola e tavola».
Queste sono direttamente in dialogo con la piramide di neve artificiale poco distante, sempre dell’artista svedese.
Al piano di sopra una tela specchiante cattura la luce. Scorgendo bene sulla carta si legge una frase quasi elisa: vuoto di desideri. È Ayasma (dal greco: fonte d’acqua purificatrice) che si completa con una scultura di ceramica raku nera, detta Daruma, posta ai suoi piedi. Sul muro di cemento che chiude lo spazio centrale c’è un’opera di Gregorio Botta (Roma, 1953). L’opera “Sebastian” con una freccia che trafigge il vetro si confronta con la tradizione. La sottrazione degli elementi amplifica il messaggio di dolore. Una campana di vetro invece sott’acqua rimane muta.
Nell’ala a destra, separata dal resto come in un ossequioso silenzio, si incontra un’altra sua installazione, un carro nero irrorato d’acqua, i cui fiori testimoniano il passaggio metafisico di Ofelia.
Al piano superiore troviamo invece le sue celle di cera che invitano il visitatore a partecipare al gioco d’arte scorgendo e scorgendosi dentro.
UNPLUGGED
Mats Bergquist, Gregorio Botta, Mirko Baricchi, Mattia Bosco
17 settembre – 30 ottobre 2022
Atipografia
Piazza Campo Marzio, 26
Arzignano, Vicenza