Da un’idea di Paradisoterrestre, marchio storico del design italiano, nasce Cento % Dino. Una mostra diffusa per Bologna che vuole omaggiare il designer e imprenditore Dino Gavina (1922-2007) nell’anno del centenario della nascita. Tre gli eventi espositivi organizzati in luoghi strategici della città, dal 23 settembre al 7 novembre 2022.
Nella Sala d’Ercole di Palazzo d’Accursio è in scena la dimensione più intima e domestica, quella che più lega l’uomo Dino alla sua Bologna. Si tratta della riproduzione 1:1 della “casa nella casa”. Una sorta di rifugio, un “cubo” nel quale isolarsi, che Gavina realizzò
all’interno della propria abitazione.
Anche alla Galleria Paradisoterrestre si parla del Gavina uomo. Le fotografie di Margherita Cecchini fanno emergere il modus vivendi di Gavina, complementare e inscindibile dal modus operandi. Scatti perlopiù inediti ritraggono Dino Gavina nell’intimità della sua casa e nello showroom di San Lazzaro di Savena, circondato dagli oggetti che lo hanno reso celebre nel mondo. Tra questi, in galleria verrà esposta la collezione Ultramobile, immaginata da Dino Gavina nel 1971 come operazione di rottura.
Ultima tappa in quello che fu lo storico negozio Gavina in Via Altabella 23, progettato dal maestro Carlo Scarpa all’inizio degli anni Sessanta e ancora oggi tra le più significative presenze del moderno nell’antico tessuto edilizio bolognese. Per l’occasione la singolare vetrina a doppio cerchio, segno distintivo del fare scarpiano, ospita un allestimento che vede protagonista Le Témoin di Man Ray (Edizione Paradisoterrestre 2020), un occhio indiscreto che ci guarda con insistenza e che si trasforma in un’inaspettata seduta.
Quale significato assume per il ricordo di Dino Gavina una mostra diffusa per Bologna?
Dino Gavina, come imprenditore nel mondo del design e mecenate dell’arte, ha lasciato molto alla città di Bologna. Un lascito che non solo si concretizza nei progetti e negli oggetti, ricordiamo per esempio le rosse pensiline degli autobus che progettò Kazuhide Takahama e che oggi popolano le sue strade o anche tutte le abitazioni o le aziende bolognesi in cui troviamo pezzi di sua produzione, ma si misura soprattutto in termini culturali, poiché proprio grazie a Gavina confluirono nel capoluogo emiliano figure di rilievo internazionale come Carlo Scarpa, Achille & Pier Giacomo Castiglioni, Man Ray, Roberto Matta.
Già nel 2010 si era tenuta al MAMbo una grande mostra a lui dedicata, ma in occasione del centenario e in quanto “eredi” della sua ultima avventura imprenditoriale Paradisoterrestre, abbiamo ritenuto doveroso ricordare e celebrare nuovamente questa importantissima figura, portando il suo ricordo in giro per la sua città, a partire dalla nostra galleria, che ospiterà una mostra fotografica con scatti perlopiù inediti di Margherita Cecchini che ritraggono Gavina nell’intimità della sua casa e nello showroom di San Lazzaro di Savena progettato dai fratelli Castiglioni, per arrivare alla sede istituzionale della Sala d’Ercole di Palazzo d’Accursio e all’ex negozio Gavina progettato dal maestro Carlo Scarpa all’inizio degli anni Sessanta in Via Altabella 23.
Quanti e quali livelli di lettura confluiscono nella “casa nella casa”?
La “casa nella casa” ha più livelli di lettura. Per la sua importanza abbiamo deciso in accordo con il Comune di Bologna di presentarla nella sede istituzionale della Sala d’Ercole a Palazzo d’Accursio, la “casa” di tutti i bolognesi. La ricostruzione 1:1 del “cubo” che Gavina realizzò all’interno della sua casa bolognese attinge al privato e svela quindi una parte meno nota al grande pubblico. Nei pannelli esplicativi viene riproposto anche l’articolo apparso sul numero 631 della rivista Domus (Settembre 1982) per darne un inquadramento storico. Infine il visitatore è invitato ad entrare per esperire in prima persona questo peculiare spazio, per l’occasione ulteriormente “abitato” da un video dall’archivio Rai Teche con protagonista Gavina.
In che modo la collezione Ultramobile fu un’operazione di rottura?
Era il 1971 quando Gavina concepì l’operazione Ultramobile, una collezione che nacque con la rivoluzionaria intenzione di portare la poesia e la sorpresa all’intero delle case. Ognuno degli otto oggetti che compongono il “manifesto storico” di questa operazione, realizzati da artisti del calibro di Roberto Matta e Man Ray, poneva una croce indelebile sull’ancora predominante razionalismo, segnando un punto di svolta irriverente e allo stesso tempo raffinato nel panorama del design. È proprio lo spessore di questa operazione che ci ha spinto a sceglierla come unica presenza oggettuale appartenente alla produzione di Gavina che sarà visibile in mostra all’interno della galleria Paradisoterrestre. Il nostro spazio, un ibrido tra galleria e showroom, si caratterizza per promuovere il dialogo tra arte e design ed è qui che la collezione Ultramobile trova la propria collocazione ideale. Per l’occasione, ricostruiremo tridimensionalmente la celebre fotografia della collezione, ospitando all’interno della nostra galleria i prodotti che potranno essere ammirati all’interno di una sala dedicata.
Che ruolo ha avuto l’arte visiva nel suo lavoro di designer?
“Io sono partito dalla passione per il teatro e le arti visive. La letteratura e le arti visive mi hanno portato a pensare in un altro modo inconsciamente e ad avere rapporti con degli uomini di cultura”. É Gavina stesso che racconta quanto fondamentale sia stato il ruolo delle arti visive nella sua formazione. É infatti l’artista Lucio Fontana che gli presenta, alla X Triennale di Milano nel 1954, i primi architetti. Tra i quali Pier Giacomo Castiglioni, un incontro che segna una vera svolta nella storia professionale di Dino Gavina.
Virgilio Vercelloni nel suo libro “L’avventura del design: Gavina” dedica un intero capito al suo rapporto con gli artisti, elencando le numerose iniziative artistiche nei luoghi di produzione e di commercializzazione gestiti da Dino Gavina: dall’inaugurazione del negozio Gavina a Roma nel 1963 con una mostra personale di Marcel Duchamp allestita da Carlo Scarpa “La più bella mostra che abbia mai avuto” secondo l’artista, alla mostra “La Luce” (1967), passando poi al Centro Duchamp, luogo di produzione artistica (in particolare di multipli di arte cinetica) alla cui inaugurazione nel 1969 a San Lazzaro era presente anche Man Ray.
Cosa aspettarsi dalla vetrina allestita nell’ex negozio Gavina?
L’allestimento per la vetrina dell’ex negozio Gavina rappresenta la terza location espositiva della mostra e diventa l’occasione per un salto nel tempo, un ritorno alla vera essenza del punto vendita progettato da Carlo Scarpa nei primi anni ‘60. Grazie a Vintage 55, in concomitanza con il Cersaie, l’iconico doppio cerchio dell’architetto veneziano farà da cornice a Le Témoin, la seduta a forma di occhio che Man Ray ideò a partire da una scatola di biscotti nel 1971 e che oggi è presente nel nostro catalogo Edizioni. Passando per Via Altabella, dunque, si verrà scrutati e catturati da questo surreale occhio azzurro.
Come dobbiamo intendere il soprannome “domatore di designer”?
Tra tutti, questo è il soprannome che gli piaceva “abbastanza”, come dichiarò lui stesso in un’intervista video, ma non fu certo l’unico. Marcel Breuer, per esempio, lo definì “il più emotivo ed impulsivo di tutti i costruttori di mobili del mondo”, forse ricordando la rapidità con la quale venne conquistato durante il loro primo incontro a New York. L’imprenditore bolognese non parlava né inglese né tedesco, eppure bastò il suo carattere per convincere Breuer a cedergli tutti i diritti sui suoi progetti. Questo episodio dipinge perfettamente Gavina come un “domatore di designer”, un sapiente regista che ha saputo circondarsi dei più grandi nomi dell’arte e del mondo del progetto, riconoscendo in loro talvolta il calibro dei grandi maestri, talvolta l’energia di promettenti talenti.