Fino al 29 gennaio 2023 il fotografo americano torna a incantare il pubblico con la mostra a Palazzo Reale di Milano. 106 opere raccontano la sua fotografia rivoluzionaria.
Nastassja Kinski distesa nuda e avvolta da un pitone. L’addome scoperto di Andy Warhol che mostra le cicatrici dell’attentato. Un primissimo piano di Marlene Dietrich che ne cattura eternamente il fascino. Michelangelo Antonioni con sua moglie Enrica, una giovanissima Kate Moss. I Beatles, Bob Dylan, Rudol’f Nureev.
Personaggi, miti, estetiche che cambiano. Ma la firma di Richard Avedon resta inconfondibile.
Poco spazio al vuoto, dominanza di bianco, predilezione per il bianco e nero, la ricerca di uno scatto non comune. Per cogliere uno smarrimento (come nel caso di Marilyn Monroe che guarda fuori campo) o un’emozione spontanea, come nel caso del duca di Windsor Edoardo e di Wallis Simpson – a cui, secondo un aneddoto, aveva detto di aver visto un cane investito dal suo taxi.
106 foto, provenienti dalla collezione del Center for creative photography del campus di Tucson dell’Università dell’Arizona e dalla Richard Avedon Foundation sempre negli Stati Uniti, celebrano i sessant’anni di carriera dell’artista scomparso nel 2004.
Un omaggio a colui che era riuscito a innescare una rivoluzione fotografica dando dinamismo ai soggetti. Come le modelle che diventano protagoniste attive dell’immagine. Avedon catturava al tempo stesso l’esteriorità e l’interiorità, come dimostrano molti dei suoi ritratti; basta citare quello del Dalai Lama, di Humphrey Bogart o Sophia Loren.
Fotografo di moda e ritrattista, nato e cresciuto a New York City da una famiglia coinvolta nel mondo della moda, Richard Avedon era noto per aver infranto i confini della fotografia nel mondo della moda e della politica. Con i suoi scatti su Vogue, Harper’s Baazar e New Yorker, Avedon è stato in grado di catturare emozioni rare entrando in empatia con i soggetti, come molti altri fotografi non sono riusciti a fare prima e dopo di lui.
Le fotografie esposte non raccontano solo del lavoro e della passione di Avedon, ma anche del suo privato. Lo testimoniano i video e le foto relative alla sua collaborazione con Versace o gli scatti dove immortala l’amico e scrittore Truman Capote in due diversi momenti di vita.
Fu proprio lui, non a caso, a dire “I miei ritratti dicono molto più di me che delle persone che io fotografo”.