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“Unknown Unknowns”: in Triennale va in scena il mistero dei misteri

Installation view, ph. DSL Studio
Installation view, ph. DSL Studio

Fino all’11 dicembre  è in corso la mostra “Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries” centro nevralgico della 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano

Dubito ergo sum, sosteneva Sant’Agostino, per dimostrare che l’uomo esiste in quanto essere dubitate, grazie cioè alla sua razionalità. In un mondo di infomania e dove ci ritroviamo costantemente sommersi dai dati la capacità analitica è ancor più necessaria. Un processo logico dubitativo da applicare a ciò che non conosciamo, come a ciò che conosciamo.

La 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano, dal titolo “Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries” è una somma di mostre che conta 23 padiglioni nazionali, sorprendenti installazioni, oltre 400 personalità tra designer, artisti, architetti e scienziati.

A fianco alle opere di due colossi dell’arte contemporanea, come Refik Anadol e Bruce Nauman, troviamo le architetture naturali realizzate dalle formiche, un frammento di meteorite ci mette in prospettiva l’immensità del cosmo, mentre Francis Kéré, Pritzker Architecture Prize 2022, con The Futures Present, una torre di 12 metri nel piazzale della Triennale, affronta il futuro tornando alle origini con le decorazioni contemporanee che reinterpretano i motivi tradizionali dell’architettura del Burkina Faso.

Il cantautore Francesco Bianconi ha realizzato l’installazione Playing the Unknown per riflettere sull’idea di ignoto, per lui è qualcosa di meraviglioso, uno spazio abitabile che richiama le profondità degli oceani.

La mostra di Ettore Sottsass, allestita negli spazi espositivi di Casa Lana, affronta questa volta il rapporto tra numeri e tecnologie, esplorando la collaborazione tra l’architetto e Olivetti.

Anna Dumitriu, Alex May, ArchaeaBot: A Post Climate Change, Post Singularity Life-form, Co-funded by Arts Council England and the EMAP Project of the Creative Europe Programme of the European Union, 2018-19
Courtesy of Anna Dumitriu and Alex May
Photo: Anna Dimitriu, 2018

Quest’edizione curata dall’astrofisica Ersilia Vaudo ci chiede di alzare gli occhi al cielo, verso uno dei misteri che da sempre ha affascinato l’uomo: il cosmo. Lungo il percorso espositivo sono previste quattro “sale d’ascolto”, spazi in cui il suono diventa parola e dove i visitatori possono abbandonarsi alle narrazioni di grandi figure della scienza, come Antonio Damasio e Carlo Rovelli. 

Una speciale installazione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) conclude la mostra a tema, offrendo scorci sorprendenti della Terra, chiedendoci di guardarci da lontano. In ottica di sostenibilità, l’allestimento della mostra tematica ideata da Space Caviar e realizzata da WASP è stato realizzato interamente attraverso la stampa 3D e prodotto da stampanti di grandi dimensioni nello spazio della Triennale, sviluppato per questa specifica applicazione architettonica, utilizzando solo materiali di origine naturale, principalmente da sottoprodotti dell’industria agroalimentare.

Come ha detto in proposito Stefano Boeri, presidente della Triennale, “Quello che non sappiamo di non sapere non è la constatazione di un limite, ma la percezione di una forma di conoscenza che rispetta l’ignoto, a volte abbracciandolo, a volte attraversandolo, a volte eludendolo. Ma sempre accettandolo come presenza costante della nostra vita.”

Non è ancora chiaro come coglieremo “quello che non sappiamo di non sapere”, quel che è certo è che continueremo a cercare di scoprirlo.  

 

Unknown Unknowns
Fino al 11 dicembre 2022

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