L’opera, dipinta da Picasso nel 1909, era sotto sequestro dal 2012 a seguito di un’intricata vicenda di peculato e bancarotta
Fra i due litiganti, il terzo gode. Un adagio popolare spesso rispettato, con inevitabile scorno dei primi. Sicuramente nel caso in oggetto, quando il terzo ha il nome di Agenzia delle Entrate. Di cosa si parla? Di un dipinto di Pablo Picasso, Nature morte (coffret, compotier et tasse), un olio su tela di 38 per 55 centimetri. Un’opera prestigiosa del 1909, del periodo cubista, stimata oltre i 10 milioni di euro. Da una diecina di anni al centro di una intricata vicenda giudiziaria. Già proprietà di Gabriella Amati e Angelo Maj, fu sequestrata nel 2012 per reati tributari dopo una vendita simulata.
I proprietari furono infatti arrestati nel 2011 per peculato e bancarotta legati alla “Aip-Azienda italiana pubblicità”. Contitolare della società esattrice di tributi locali per il Comune di Napoli e Bordighera nel 2005-2009. Per anni il pregiato dipinto fu conteso fra l’ultimo erede del proprietario e le vittime del crac finanziario. Ma ora il gip milanese Anna Calabi assegna all’Agenzia delle Entrate la proprietà del quadro, facendo prevalere “l’interesse pubblicistico”. Ora l’Agenzia delle Entrate, la Procura della Repubblica e l’Avvocatura distrettuale dello Stato dovranno far rientrare l’opera dagli Stati Uniti, dove è da anni sotto sequestro. E il ministero dei Beni Culturali sarà chiamato a indicare il museo o la sede espositiva più indicati per la valorizzazione del dipinto.