Si dice Joburg, non Johannesburg. Almeno questo è lo slang con cui i sudafricani preferiscono chiamare la loro capitale putativa (non lo è, Il Sudafrica è l’unico paese al mondo con tre capitali: Pretoria, sede del Governo, Città del Capo, dove si trova il parlamento, e Bloemfontein, sede del potere giudiziario). L’ho imparato nel 2010, quando ho avuto il privilegio di essere invitato dal Ministero del Turismo sudafricano per ben due settimane, nell’anno dei mondiali di calcio. La televisione con cui collaboravo (e collaboro ancora in realtà) ha molte sedi internazionali e all’epoca internet non era così pervasivo come oggi. Era usanza invitare i giornalisti. Ed ecco che allora ho avuto occasione di viaggiare tutto il Paese, immerso in quel momento specifico in uno sviluppo formidabile e altrettante terrificanti contraddizioni. Da Joburg a Cape Town, da Soweto a Durban. Luoghi diversissimi, eppure così legati da una serie di topos vecchi e nuovi. Ho molti ricordi di quel viaggio, Nelson Mandela era ancora vivo, ma già si poteva subodorare che il clima di delazione e clientelismo era già tornato ad essere parte integrante della complessa vita politica. Molti di questi momenti li ho voluti condividere con un giovane artista sudafricano in mostra fino all’11 novembre alla galleria Eduardo Secci, nella sua nuova scintillante sede di via Olmetto a Milano. Il ragazzo si chiama Chris Soal, e ci siamo subito trovati con la birra.
Già, la birra. Per lui è una di quelle cose, uno di quegli elementi, che contraddistinguono il suo Paese. Ne consumano moltissima, e spesso i tappi di vetro delle bottiglie finiscono abbandonati ai bordi delle strade. Con quei tappi, che lui ha iniziato a raccogliere nei primi anni 2000, ha iniziato a realizzare le sue sculture. Simbolo di un consumismo sfrenato e di una colonizzazione precoce, sono più di qualsiasi altra cosa tratto unificante di tutte le classi sociali. Li buca nel centro, e poi ci infila un minuscolo fil di ferro per tenerli insieme e creare delle forme. Spesso li abbina al cemento, materiale così familiare all’arte povera che tanto osanniamo in fiera (Uncini su tutti). Per lui però il cemento è soltanto il materiale della madeleine, quello di casa. Quello che più ha esperienziato negli anni della sua adolescenza. Perchè a Joburg tutto è cemento, specie nei sobborghi. Ed è in qualche modo un materiale pregiato, se contrapposto al fango che ancora caratterizza gli angoli più disagiati. Ecco allora che con due materiali così semplici, così poveri e immediati, Chris prova a raccontare a tutto il mondo il suo Paese. In un momento dove tanto tutto è già visto e tutto è comunque il rimando a qualcosa d’altro, cemento e tappi possono essere il Sudafrica. E lo sono.
Nel comunicato leggo: “La mostra riunisce nuove e inedite opere dell’artista emergente sudafricano che, attraverso la pratica scultorea, non solo vuole esprimere il significato concettuale legato a contesti e storie dei diversi oggetti e materiali che utilizza, ma rafforza il corpo come luogo di ricezione e produzione di conoscenza.”
A me non appartiene questo lessico, non mi interessano le sbrodolate curatoriali, le trovo stanche, e poco utili. Mi interessa provare a fermarmi davanti alle opere e ascoltare quello che un artista ha voluto provare a comunicare. L’opera che vedete sotto è fatta tutta con gli stuzzicadenti di legno. Quelli non sono tipici del Sudafrica, ma Chris li adopera sempre. Li prende quando va al ristorante e comincia a giocherellarci. Così, per passare il tempo, perché non saprebbe fare altrimenti, probabilmente. Gli stuzzicadenti come anti stress, come oggetto privilegiato per celare la timidezza, per ingannare il momento.
E poi ancora il taglio, la bruciatura, la lacerazione. Tutte cose che abbiamo già visto, tutte cose che Burri e Fontana esploravano 70 anni fa, ma che lui ha scoperto solo nel 2000, quando ha frequentato la scuola d’arte a Londra. Mi ha raccontato la sua passione per Burri dopo aver scoperto un catalogo ad una mostra in galleria. E allora forse va bene così. Non esiste l’esclusiva sulle bruciature, come non esiste per Jimi Hendrix l’esclusiva sulle pentatoniche. Chris Soal predilige un’arte povera, perché quella gli serve per raccontare se stesso.
Per chiudere, la Galleria Secci a Milano ve la consiglio caldamente. Un giovane e ambiziosissimo gallerista, uno spazio di prestigio molto suggestivo. Non abbiate paura di entrare, ne vale la pena.
Chris Soal – Remains to be seen
Fino all’11 Novembre 2022
Galleria Eduardo Secci
Via Olmetto 1, 20123 Milano
Chris Soal (1994, Sudafrica) vive e lavora tra Johannesburg e Città del Capo. Ha conseguito il BA Fine Arts all’University of Witwatersrand a Johannesburg (2017). Tra le sue mostre, si annoverano la personale Elegy, NIROX Foundation (2021, Cradle of Humankind, Johannesburg) e le collettive Disrupture – 30 Years after, Kunstraum (2022, Bruxelles); The Norval Sovereign African Art Prize 2022 Finalists Exhibition, Norval Foundation (2022, Città del Capo); Margins of Error, NIROX Sculpture Park (2021, Cradle of Humankind, Johannesburg); Matereality, Iziko South African National Gallery (2020, Città del Capo); Il est une fois dans l’Ouest, Frac Nouvelle-Aquitaine MÉCA (2019, Bordeaux); Germination, RAW Material Company (2018, Dakar); Forward? Forward! Forward…, Stellenbosch University Museum (2018, Stellenbosch); Beyond Troubled Water(s), Gong Laut: The First Singaraja International Art Forum (2018, Bali); NEWWORK17, Wits School of Arts Graduate Exhibition, Wits Art Museum (2017, Johannesburg); Activate/Captivate: Collections re-engagement, Wits Art Museum (2016, Johannesburg); #ULTRACONTEMPORARY#EMERGENCYART#AFRICA, MOAD – Museum of African Design, (2016, Johannesburg). Ha ricevuto diversi premi: The Claire & Edoardo Villa Will Trust Grant (2020); SEED Award, SAFFCA – Southern African Foundation for Contemporary Art (2019); PPC Imaginarium Award (2018). Tra le residenze d’artista, a cui ha partecipato: SAFFCA.EU, La Cambre (2022, Bruxelles); NIROX Foundation Residency, NIROX Sculpture Park (2021, Cradle of Humankind, Johannesburg); RAW Material Company (2019, Dakar); SAFFCA – Southern African Foundation for Contemporary Art (2018, Knysna). Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private. Chris Soal è tra gli artisti selezionati di Dior Lady Art #5 nel 2020.