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Anno Canoviano: le monete e i francobolli celebrativi (1822-2022)

La moneta vaticana d’oro da 50 euro in arrivo il 10 novembre a 997 euro.

Nell’anno Canoviano, le Zecche italiane sono andate a gare nel ricordare con appositi tondelli monetati il grande scultore di Possagno

La Zecca Vaticana, che il 10 novembre concluderà le coniazione delle monete celebrative ha scelto un 50 euro d’oro, pesante 15 grammi. Mille esemplari disponibili che la Commercializzazione filatelica e numismatica attiva nel Palazzo del Governatorato a 997 euro.  Della modellazione si è occupata Gabriella Titotto la quale, sul diritto della moneta, ai lati dello stemma papale, ha inserito due angeli che Canova scolpì per il Cenotafio degli Stuart, mentre sul rovescio è proposto il Perseo trionfante, realizzato sul finire del 1800 e che papa Pio VII fece collocare nei Museo Vaticani.

Sulla destra della statua, il volto di quello che è considerato il più importante esponente della scultura neoclassica tra il 18° e il 19° secolo, scolpito nel 1812 collocato accanto al monumento sepolcrale di Possagno. Foglie di alloro nastri completano la decorazione della moneta. Dell’incisione della moneta, circolante solamente nello stato del Vaticano (nessuno, tuttavia, si sognerà di spenderla in cambio di 50 euro avendola pagata poco meno di mille euro), si è occupata Claudia Momoni.

La moneta vaticana d’oro da 50 euro in arrivo il 10 novembre a 997 euro.

Addirittura due, una d’oro e l’altra d’argento, le monete ad immagine unica che la Zecca italiana vende per incarico del ministero del Tesoro. Con nominale da 5 euro la moneta italiana d’argento pesa 18 grammi e alla fonte può essere acquistata in cambio di 55 euro. Con 400 euro è possibile invece procurarsi uno dei 1.500 esemplari del conio da 20 euro d’oro pesante 6,451 grammi. 

Opera di Uliana Pernazza, medaglista della Zecca tricolore, al diritto la moneta propone il busto marmoreo di Antonio Canova affiancato dallo stemma canoviano raffigurante il blasone araldico del Marchesato di Ischia di Castro del Lazio, opera anch’esso dello scultore e pittore italiano, entrambi esposti sulla sua tomba all’interno del Tempio Canoviano di Possagno.

Domina il rovescio la “Venere Italica”, così battezzata in un sonetto da Giovanni Rosini, conservata nella Galleria Palatina di Firenze, che Canova realizzò in sostituzione della Venere dei Medici, opera ellenistica trafugata da Napoleone. Secondo un’antica interpretazione, la divinità è raffigurata mentre emerge dall’acqua e si asciuga il corpo con un drappo che le avvolge i fianchi nascondendo parzialmente la nudità. Lo sguardo, assecondato dalla torsione della testa, è volto di lato, attirato forse dalla presenza di qualcuno che assiste alla scena. L’atteggiamento umano e istintivamente pudico della dea ebbe occasione di essere apprezzato da un gran numero di estimatori dell’artista veneto. Tra questi Ugo Foscolo che la definì “una bellissima donna, capace di far innamorare, mentre l’antica è un’impassibile, seppure bellissima, Dea”. Nell’opera canoviana infatti la grazia naturale è accentuata rispetto alla convenzionalità del bello ideale espresso nell’esemplare ellenistico, grazie alla posa più dinamica e alle dimensioni leggermente maggiori, che la rendono alta quanto una donna reale”.

Le due monete italiane, coniate rispettivamente con l’argento e
con l’oro, con il ritratto di Canova al diritto e la Venere Italica al rovescio.

Anche per queste due monete vale quanto detto per l’aureo vaticano: possono essere spese solo in Italia. Non così il più modesto 2 euro, ma non per questo meno interessante, di San Marino il quale, sempre che lo si voglia può essere speso ovunque, all’interno dell’area euro. Per l’immagine, obbligatoriamente su un’unica faccia della moneta, come previsto delle normative europee, il Titano che non possiede opere di Canova, ha puntato su una scultura che si trova comunque in terra di Romagna, a Forlì. Si tratta della dea Ebe, opera realizzata fra il 1796 e il 1817 in 4 copie oggi conservate a Berlino, San Pietroburgo, Chatsworth e Forlì. Inizialmente la scultura fu piuttosto criticata per le scelte stilistiche di Canova che unì al marmo dei dettagli in bronzo e, soprattutto nelle prime due opere, coprì di una patina rosata il candido marmo bianco, sono oggi considerate fra le più alte opere del neoclassicismo. Ai lati dell’immagine della dea Ebe le date 1822 e 2022 a ricordare la celebrazione e le leggende Canova e San Marino. Pur non avendo mai operato sul Titano, esiste un legame tra il Maestro e il Monte. Questo legame ha un nome: Adamo Tadolini, l’artista che nel 1835 circa terminò la statua di San Marino per l’omonima basilica nella Repubblica di San Marino, cosa questa che gli valse il titolo di patrizio, da parte del governo locale.

La moneta di San Marino da 2 euro con la Ebe di Forlì.

Del 2 euro sammarinese esistono due versioni, che si differenziano per la battitura: in fior di conio (55.000 esemplai e prezzo di vendita da parte della Divisione filatelica e numismatica che opera all’interno delle Poste di San Marino: 17,50 euro, più Iva per residenti in Italia) e in raffinato fondo specchio. In questo caso la moneta è proposta in un astuccio che con gli spiccioli sammarinesi contiene anche all’altro 2 euro commemorativo dedicato a Piero della Francesca ( 2.300 astucci per avere uno dei quali servono 131 euro, più Iva).

 

Filatelia

Non sono stati da meno i servizi postali. Per il suo francobollo, con valore B (attualmente venduto a 1,20 euro) l’Italia ha privilegiato la scultura della Pace, “scelta – precisano in una nota congiunta Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione Canova e Moira Mascotto, dirette del Museo Antonio Canova – non solo per il rilievo artistico ma anche per il forte significato simbolico che assunse all’epoca e che ancora oggi conserva. La statua fu commissionata dal politico e diplomatico russo Nikolaj Petrovič Rumjancev per rendere omaggio ai trattati di pace che avevano posto fine a tre guerre cui anche la sua famiglia aveva contribuito. Alla sua morte, l’opera fu donata al primo Museo pubblico russo, a San Pietroburgo. Nel 1953 venne trasferita al Museo Nazionale Khanenko di Kiev, dove tuttora si trova, custodita nei depositi per ripararla dai rischi del conflitto in corso. Nell’ambito delle celebrazioni, il Museo Canova di Possagno ha scelto questo capolavoro per ricordare a tutti, vigenti i drammatici scenari bellici, quanto sia importante salvaguardare la bellezza, affidandole la rappresentanza dei principi di solidarietà e di pace tra i popoli”.

Dal Vaticano sono invece arrivate quattro caroline postali attraverso le cui immagine viene narrata non solo l’arte di Antonio Canova, ma anche l’importante lavoro svolto in qualità di Ispettore Generale di Antichità e belle Arti dello Stato Pontificio. La custodia delle cartoline rappresenta l’allegoria per il ritorno a Roma delle opere sottratte agli Stati Romani di Francesco Hayez, che decora la parete XXI del Museo Chiaramonti, voluto e fondato nel 1806 da Papa Pio VII Chiaramonti, allestito e ordinato dal Canova. Le cartoline, ritraggono rispettivamente: il Busto di Pio VII realizzato da Antonio Canova; una Veduta del Gabinetto del Cortile Ottagono con le sculture canoviane del Perseo trionfante e i due pugilatori Creugante e Damosseno; il documento manoscritto firmato da Antonio Canova, Ispettore Generale, con i “Giorni ne quali il Museo resterà chiuso”, e infine una veduta panoramica del Braccio Nuovo del Museo, costruito proprio per ospitare le opere rientrate dalla Francia. Nell’impronta di valore è proposto il ritratto di Antonio Canova, realizzato dalla pittrice Maria Luigia Giuli Boccolini.

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