In scena il piccolo cult del Parenti, un affresco divertente e insieme tragico dei Millenials, incapaci di trovare una collocazione nella vita e convinti dell’impossibilità di cambiarla
Cosa potrebbe unire due persone totalmente agli antipodi che per un caso fortuito e un meteo avverso si ritrovano a condividere un pezzo di strada? L’infelicità, declinata in modo differente ma in grado di portare a una certa e comune asfissia. Un’infelicità fatta di tante infelicità ma soprattutto di un disagio generazionale che grava come una maledizione.
“Per strada” (al Teatro Franco Parenti fino al 12 novembre) diretta dal regista Raphael Tobia Vogel e scritta da Francesco Brandi che si è ritagliato anche un ruolo da protagonista, è la storia di un incontro tra due uomini. Paul (Francesco Sferrazza Papa) l’avvocato figlio di papà in procinto di sposarsi, e Jack (Francesco Brandi), uno scapestrato aspirante suicida che ha come solo amico un cane di pezza.
Uno sembra avere tutto: bellezza, soldi, una famiglia borghese e una partner; l’altro è brutto, single, povero, senza il sostegno della famiglia. Entrambi sono archetipi dell’incapacità di affrontare il problema dei trentenni che non riescono ad essere protagonisti della propria esistenza.
Il loro è un incontro fra due solitudini, una più oggettiva e una più sostanziale, che diventano speculari. Nessuno dei due uscirà indenne da questo confronto perché la legge della pistola di Cechov è incontrovertibile. Lo spettacolo alterna scambi serrati a note più lente e riesce a far ridere come a far riflettere.
Prezioso per il dinamismo il taglio cinematografico, grazie a uno schermo che consente di giocare con i cambi e con la tecnologia.
Per strada
di Francesco Brandi
regia Raphael Tobia Vogel
con Francesco Brandi e Francesco Sferrazza Papa
scene e costumi Andrea Taddei
video di scena Cristina Crippa
produzione Teatro Franco Parenti