In occasione del Festival della Pace di Brescia, il Museo di Santa Giulia ospiterà fino all’8 gennaio 2023 la prima esposizione personale italiana della dissidente russa Victoria Lomasko, che propone al pubblico i momenti salienti della carriera dell’artista e presenta cinque inediti pannelli site specific destinati alle collezioni cittadine.
Curata da Elettra Stamboulis per il ciclo Arte contemporanea e diritti umani, ideato da Fondazione Brescia Musei, Victoria Lomasko. The last soviet artist, rappresenta una grande antologica dell’artista russa attraverso un percorso ideato specificatamente per gli spazi del museo. Alla ricca produzione di Victoria Lomasko si aggiunge un’inedita sezione composta da cinque opere monumentali che rappresentano l’esito della residenza dell’artista a Brescia, manifesti paradigmatici del proprio esilio volontario. Immediatamente successive al diploma in Arti Grafiche ottenuto a Mosca nel 2003, sono già definite le istanze di Victoria Lomasko, che esprime la propria esigenza documentaria nella vicinanza agli invisibili, contestando le politiche oppressive del proprio paese attraverso il medium dell’arte.
L’arte, quale forma di resistenza, è mediata dal corpo militante dell’artista, da sempre coinvolta in prima persona sul campo, come diretta testimone di ingiustizie e soprusi nella Russia putiniana. La produzione grafica di Lomasko costituisce una vivida esperienza di cronaca e denuncia, capace di far luce sulle innumerevoli ombre della recente storia politica e sociale di una nazione sterminata, alle cui pluralità viene dato ascolto da una coerente rappresentazione visiva. Tali prerogative fondano le proprie radici nel reale, e ad esso aderiscono concettualmente attraverso le scelte stilistiche dell’artista, sovversive e minatorie nei confronti dell’estetica imperante. Victoria Lomasko adotta in maniera consapevole uno stile realista, aderente agli aspetti dell’esistenza che la riguardano, estremamente evocativo e indissolubilmente legato all’epoca socialista, nella quale risultava l’unica forma d’arte possibile in seguito al lascito delle Avanguardie. Storicamente associato alla denuncia sociale, la sua narratività specifica e la sua carica irruenta hanno assunto i connotati di pericolose minacce, che la Russia putiniana non ha tardato a condannare.
Espressione della responsabilità dell’artista, le folle che animano i lavori di Lomasko restituiscono l’istantanea di una contemporaneità sulla quale aleggia, come inafferrabile, l’ombra di un’umanità che assume i connotati del sogno. Una costellazione di vite, quelle degli altri da sè, troppo spesso private della propria voce, sembra anelare attraverso le proprie specificità al Dasein heideggeriano, rivendicato dalla stessa Lomasko. “Esserci nel mondo” implica lo sviluppo dell’essere nella pluralità, dare voce e volto all’altro, a coloro che ne sono privi, ma che in un paese autarchico e autoritario come la Russia contemporanea lo sono con conseguenze più violente e catastrofiche. Il silenzio imposto costituisce l’alibi che oggi utilizza chi con superficialità ideologica vuole punire anche le vittime secondarie del regime putiniano, i suoi cittadini e le sue cittadine dissidenti o silenti.
Per tali ragioni Victoria Lomasko si unisce ai manifestanti. In Other Russias, uscito in edizione originale in inglese nel 2017 e pubblicato pubblicato finalmente in Italia in occasione di questa mostra per Becco Giallo, il segno icastico dell’artista delinea i tratti dei lavoratori dell’Asia centrale sfruttati nelle metropoli come Mosca, le lotte della comunità LGBTQ+ di San Pietroburgo, le prostitute di Niznij Novgorod e tutte le minoranze la cui verità rimane tragicamente esclusa, invisibile.
La terza sezione della mostra mette in scena la tragedia biografica dell’esilio di Victoria Lomasko, sancita dalla ferita conseguente all’abbandono forzato del suo paese natale, avvenuto nel marzo 2022, in seguito all’inizio degli eventi bellici. Trasferitasi a Bruxelles, l’artista amplia il suo suo sguardo sulla realtà e parallelamente allarga i confini dei supporti utilizzati, approdando all’arte monumentale del murales, di cui è testimonianza The Changing of Seasons. Una parete illuminata a giorno nell’oscurità della sala assume i connotati di un’estraniante fondale teatrale, nel quale la rappresentazione episodica vira verso l’espressione fantastica di mondi alternativi e possibili affidati, anche nella narrazione visiva, alla creazione di un anonimo artista e del suo pennello, intento a definire i tratti di un’esistenza utopica. Il ruolo dell’artista, nel quale Lomasko si identifica, risulta ancora determinante nelle dinamiche sociali e nel loro coinvolgimento politico.
Quella di Lomasko è una pratica artistica programmatica, uno schieramento quotidiano che esprime la volontà di non voltarsi di fronte all’orrore. La brutalità dell’uomo viene interfacciata attraverso la sua registrazione diretta, mediata dall’esperienza del Realismo Sociale, nella sua componente veristica, e dagli stilemi del Realismo Magico, al quale è riconducibile il consueto elemento dissonante rispetto alla narrazione trattata, capace di spalancare lo sguardo e innalzare lo spirito al di sopra della miseria terrestre.
L’atto conclusivo dell’esposizione è la restituzione di Five Steps, un complesso monumentale di cinque pannelli, opere site specific realizzate durante la residenza dell’artista nella città di Brescia. Immagini e parole sono strettamente interconnesse in questo ambizioso progetto e scandiscono ieratiche le stazioni di una Via Crucis pagana: l’itinerario catartico verso l’espiazione di una colpa che da individuale si fa collettiva. Questo inedito microcosmo pittorico si concentra sulle diverse fasi di accettazione di una realtà inconciliabile alla natura umana: l’Isolamento in una nazione nella quale non è possibile riconoscersi, la Fuga conseguente e inevitabile, la condizione dell’Esilio in terra straniera, la Vergogna di rappresentare parte civile di un paese aggressore. Ma a chiudere il cerchio è ancora l’Umanità, il cui paradigma valoriale può rimanere assopito ma costituisce un’inalienabile espressione di fiducia, dignità irrinunciabile, auspicio continuo alla cooperazione di un soggetto unico, declinato al plurale.
Al termine della mostra è fruibile nella sua interezza The Last Soviet Artist, film-documentario realizzato dal regista e musicista inglese Geraint Rhys, dedicato alla figura di Victoria Lomasko. Artista difficilmente ascrivibile a categorizzazioni, nel suo lavoro principio etico ed estetico coesistono, in un equilibrio simile a quello anelato dalla propria arte: l'”essere nel mondo come con-essere ed essere-se-stesso”.