È in programma il 29 e il 30 novembre l’asta Dipinti Antichi e del XIX Secolo di Wannenes a Genova. Offre 381 opere che spaziano dai grandi maestri del passato fino agli artisti dell’Ottocento italiano ed internazionale
Con lo sguardo fiero, che fissa dritto negli occhi lo spettatore, la parrucca curata, le labbra carnose dal colore vivo, la pelle luminosa e le guance rosee, il gentiluomo ritratto da Antonio David campeggia sulla copertina del catalogo della prossima asta genovese di Old Master da Wannenes. L’indole precocemente rococò del pittore veneziano emerge nell’olio su rame, cm 63X46, che stima € 7.000 – 12.000 (Lotto 318). Si tratta di una preziosa e rara aggiunta al catalogo del pittore ed è ottimamente conversato. David è attento alla posa degli effigiati e alla resa delle vesti, cura scrupolosamente i dettagli delle stoffe e dei merletti. L’opera in esame è «straordinariamente sofisticata per esecuzione tecnica e, cosa non secondaria, da considerarsi un unicum per le eccezionali dimensioni del supporto in rame, a sua volta accompagnato da una cornice dall’intaglio sopraffino» scrivono in catalogo gli esperti della maison genovese.
L’opera sarà venduta nella seconda tornata, dove si affollano alcuni dei top lot del catalogo che conta ben 381 opere. La più preziosa è di Giovanni Paolo Panini (Piacenza, 1691 – Roma, 1765), un “Capriccio architettonico di Roma con arco, obelisco, esedra e figure” (lotto 319, stima 80.000 – 120.000 euro). Di forte impatto scenico, vi si leggono colte citazioni dall’antico e tonalità cromatiche atte a modellare al meglio i volumi. Giunto a Roma nel 1717, l’artista concepì straordinarie vedute dell’Urbe e suntuosi Capricci architettonici, ottenendo uno straordinario successo collezionistico. La sua eccellenza è evidente nella varietà di atteggiamenti e gesti delle figure, nella luminosità del cielo e nella cura nel descrivere i dettagli degli edifici e delle rovine, condotti con scioltezza ammirevole. Tutti dettagli stilistici che datano l’opera all’inizio del terzo decennio del ‘700.
Domenico Tintoretto (Venezia, 1560 – 1635) è in asta con “I demoni che volano via da Sant’Antonio” (lotto 307, stima 30.000 – 50.000 euro), dei primi anni del XVII secolo. L’opera forma verosimilmente una coppia con l’olio su carta conservato al British Museum e l’opera finita è il pendant della tela raffigurante le Tentazioni di Sant’Antonio recentemente esitata a Vienna presso Dorotheum (10 novembre 2021). Scorrendo il vasto repertorio grafico e bozzettistico del pittore nessun altro soggetto trova così tanti riscontri progettuali: la fonte d’ispirazione fu la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine dove ostenta esiti di accentuata drammaticità.
“Il ritrovamento della Vera Croce” (lotto 299, stima 25.000 – 35.000 euro) di Ubaldo Gandolfi (S. Matteo della Decima, 1728 – Ravenna, 1781) è una rilevante prova dello stile dell’artista e Donatella Biagi Maino lo riconosce quale bozzetto per la pala realizzata nel 1775 per la chiesa di Sant’Eusebio a Vercelli definendo l’inedito “strepitoso per scrittura, sensibilità di tocco e delicatezza del segno mosso e vibrante”. L’opera documenta chiaramente il talento dell’artista, capace di rinnovare la tradizione emiliana coniugandola con le suggestioni venete per raggiungere così esiti di efficacissima oratoria illustrativa.
Di Francesco Lavagna (attivo a Napoli nel XVIII secolo) si segnala “Natura morta in un paesaggio con rose, narcisi, tulipani e altri fiori, maioliche e vaso” (lotto 314, stima 5.000 – 8.000 euro). La tela mostra un’emancipazione del dipingere pienamente rocaille, confermando l’istintiva modernità del pittore, che costruisce le sue opere modulando con sapienza velature e spessori, ma specialmente mettendo in atto una regia di lume che s’irradia senza ostacoli e cedimenti. Lavagna fu inoltre uno dei primi artefici nel trasporre la natura morta in ampi brani di paesaggio con inserti architettonici, evocando eleganti giardini all’italiana, inaugurando una moda illustrativa che troverà grande diffusione, influenzando profondamente il gusto decorativo delle residenze europee.
Sempre di scuola partenopea è anche “La Storia scrive gli annali sul Tempo” (lotto 315, stima 20.000 – 30.000 euro) di Luca Giordano (Napoli, 1634 – 1705), senz’altro il più grande pittore napoletano del XVII secolo. Il suo approccio alla pittura segnò precocemente una sprezzatura ineguagliabile, tipicamente barocca, dove l’arte come la vita è un palcoscenico stupefacente e spettacolare in cui bisogna recitare da protagonisti.
Dipinti del XIX secolo
Passando ai Dipinti del XIX secolo apriamo l’excursus dei top lot con l’olio su tavola raffigurante “Busto di donna, fiore rosso tra i capelli” (lotto 342, stima 80.000 – 90.000 euro) di Federico Zandomeneghi (Venezia, 1841 – Parigi, 1917). Nell’opera il taglio fotografico della scena sembra spingere il nostro sguardo verso la giovane donna, che guarda l’osservatore con sguardo trasognato, lasciando tutto il resto al margine della tavola. Le sue delicate figure femminili, scelte tra la piccola borghesia parigina, sono caratterizzate da una solida abilità tecnica nel disegno e da una grande capacità psicologica, caratteristiche che hanno garantito il successo del pittore.
Alberto Pasini (Busseto, 1826 – Cavoretto, 1899) è un maestro nel dipingere piccole figure, mercati orientali e serragli. In “Piazza mercato a Yeni Giami, Costantinopoli” (lotto 352, stima 20.000 – 40.000 euro) riproduce le architetture levantine che scintillano al sole ed insieme sono bagnate nell’ombra azzurra. Rende l’atmosfera della scena con pennellate precise, mentre il tocco delicato ed elegante esalta magistralmente le mezzetinte e i giochi di chiaroscuro. La passione di Pasini per l’Oriente nasce nel 1854, quando frequenta lo studio di Théodore Chassériau, dove, tra l’altro, sviluppa la sua propensione per la pittura ad olio. Nel 1859 il pittore effettua un secondo viaggio tra Egitto, Palestina, Persia, Libano fino alla Grecia. Di questa esperienza restano senza dubbio le sue opere basate sull’ampio materiale grafico realizzato ed elaborato a Parigi, dove viveva, al suo ritorno.
Noto paesaggista, Eugène Boudin (Honfleur, 1824 – Deauville, 1898) è un amante della pittura en plein air che concentra la sua produzione sullo studio dei mutevoli effetti della luce. Questa predilezione gli valse il soprannome coniato da Corot: “il re dei cieli” per la pregevole tecnica con cui era capace di dipingere le nuvole e le sfumature di azzurro. Raggiunge effetti spettacolari ponendo sulla tela una sostanza a base di ocra chiaro e biacca sulla quale lavora con di pennelli a setola dura per sovrapporre i colori. Questa tecnica gli permette così di far emergere dal fondo, con pennellate rapide e discontinue, delle zone di maggiore luminosità che determinano lo splendido risultato delle sue tele. Proprio come nell’opera in asta dal titolo “La Moisson” (lotto 362, stima 30.000 – 35.000 euro).
La mano raffinata di Emma Ciardi è ben rappresentata da “Festa a palazzo” (lotto 326, stima 7.000 – 9.000 euro). Figlia d’arte, la sua vita fu sicuramente dedita alla pittura, che per lei voleva dire dipingere misurandosi con il reale. Sensibile interprete della pittura en plein air e considerata un’ottima colorista, Emma è attenta ai valori puramente pittorici del dipinto, alla scelta dei tagli da dare alle scene e alla qualità della luce, ottenuta più con l’abile uso della spatola che del pennello. Lo scenario del dipinto in asta è un giardino settecentesco con balaustre e scale, statue e fontane, alberi secolari. Protagoniste sono dame in abiti eleganti e vezzosi, rese con pochi tocchi materici, sfaldati nella forma da un pennellare rapido e guizzante.
Proviene da una collezione privata il “Nudo accademico” (lotto 334, stima 6.000 – 8.000 euro) di Francesco Hayez (Venezia, 1791 – Milano, 1882). La qualità del dipinto è notevole e caratterizzata, secondo una consuetudine frequente nella pratica accademica, dalla tecnica del non finito, con il colore posto direttamente sulla tela senza l’ausilio del disegno. L’artista si attesta come massimo esponente in Italia della pittura romantica; la sua arte, sebbene a lungo ancora impostata su valori formali di carattere neoclassico, dimostra una nuova sensibilità nell’affrontare soggetti di carattere storico o politico.
Dal loto 113 al 166 è proposta una carrellata di miniature, dei ritratti di piccole dimensioni. La produzione miniaturistica, giudicata erroneamente un genere minore, ricoprì un ruolo di primo piano dal punto di vista artistico, con risvolti sociali e affettivi tutt’altro che marginali. Anche i pittori più celebri si dedicarono a comporre opere in piccolo e durante il XVII secolo si assiste a una vera e propria fortuna di questo genere. Fu probabilmente il suo carattere confidenziale a determinare la scarsa attenzione da parte delle fonti antiche, distratte dalle gerarchie dei generi e dal “fare grande”. La finalità di questi ritratti era “sentimentale”, spinta quindi dalla volontà di donare o ricevere l’immagine di una persona cara, oppure alludere a una promessa di matrimonio. Questo implicava una minuziosa descrizione del soggetto, in cui prevaleva la verosimiglianza a sottolineare la “familiarità” con esso.
DIPINTI ANTICHI E DEL XIX SECOLO
29 – 30 novembre 2022