La Cenerentola è in scena al Carlo Felice di Genova ancora fino al 4 dicembre
Ci ha messo solo un mese Gioacchino Rossini a comporre La Cenerentola, siamo sul finire del 1816. L’opera va in scena a Roma, al Teatro Valle, il 25 gennaio 1817. Ai tempi vigeva una rigida censura, così la fiaba di Cenerentola sembrò il soggetto più indicato. La storia della ragazza che passava le sue giornate a lavare e pulire casa e abiti di una famiglia ingrata era molto popolare addirittura fin dai tempi degli antichi egizi e la trama era sufficientemente lineare e moralmente impeccabile da non creare alcun intoppo con la censura.
Ne esistevano già molte versioni, ma l’opera di Rossini non solo si dimostrò la più realistica ma anche quella più afficace a livello musicale. Per potersi sbrigare in poco tempo il compositore prese in prestito sue composizioni precedenti, come la sinfonia d’apertura, la stessa che introduceva La gazzetta e alcuni brani dal Barbiere di Siviglia. Di altri brani ancora è stata affidata la composizione a Luca Agolini, come l’aria di Alidoro “Vasto teatro è il mondo”, che è stata in seguito sostituita con la rossiniana “Là del ciel nell’arcano profondo”, e l’aria di Clorinda “Sventurata! Mi credea”.
La Cenerentola è un dramma giocoso in cui però si ritrova una certa complessità psicologica dei personaggi, aspetto che nel secolo precedente era stato prerogativa dell’opera seria. E così personaggi più “seri” coesistono con figure più semplici, stereotipi invece del genere buffo. Le sorellastre Clorinda e Tisbe, si trovano a dialogare col profondo Alidoro, con il signorile Ramiro ma anche e soprattutto con Don Magnifico, il loro padre. Il risultato non stride affatto, anzi, la non classificazione netta porta al risultato di una comicità sottile e raffinata che si presta ad un teatro musicale ricco di sfumature.
La Cenerentola in programma a Genova, al Carlo Felice che ha debuttato venerdì 25 novembre ha visto un teatro pieno soprattutto di giovani grazie alla collaborazione del teatro con Iren e l’Università di Genova, nell’ottica di fidelizzare gli spettatori “del futuro”. Un pubblico partecipe che ha applaudito convinto la brillante esecuzione del capolavoro rossiniano.
L’allestimento si rifà a quello di Emanuele Luzzati del 1978, allestimento in cui emerge la sua semplicità un po’ mozartiana che ha dato spazio alla fantasia dei registi Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi di giocare con disegni e colori rispettando l’ottica dell’artista genovese e nel contempo esaltare la comicità del libretto. Tanta danza, ma non d’epoca: è stato scelto di far muovere i cantanti a passo di twist e discomusic stile anni Settanta. Si è giocato anche ironizzando sugli acuti del tenore, Don Ramiro, che quando arrivavano al culmine fanno indietreggiare il coro come fosse sgomento. Belli e vivaci i costumi, realizzati per l’occasione, ma che anche essi si ispirano al vecchio allestimento di Luzzati.
Veniamo alla parte musicale, la più importante. Riccardo Minasi ha diretto con intelligenza e verve la partitura, ottenendone una lettura piacevole sin dalla Ouverture iniziale, restituita con garbo dall’Orchestra del teatro genovese. Abile anche nel differenziare i momenti distesi da quelli frenetici, tipici del teatro comico di Rossini. Per quanto riguarda il cast dei cantanti possiamo dire che Hongni Wu (Cenerentola) pur essendo in possesso di voce è limpida e gradevole, in alto tende a stimbrarsi, mentre nei gravi, purtroppo, quasi non si sente. Malgrado non sia di madrelingua italiana le si riconosce dizione e fraseggio perfetti.
Brave, brillanti e scatenate le sorellastre: la Tisbe di Carlotta Vichi e la Clorinda di Giorgia Rotolo. Antonino Siragusa (Don Ramiro) è elegante nei modi adeguati al suo ruolo di Principe. A livello vocale utilizza sapientemente la voce evitando qualunque forzatura se non in alcuni estremi acuti che potrebbe controllare meglio. Marco Filippo Romano è un Don Magnifico abilissimo ed espertissimo in quel ruolo rossininano da anni eseguito nei più grandi teatri. Abile nei sillabati ha un timbro ricco e pieno. Ottimo anche Roberto de Candia, nel ruolo di Dandini, il cameriere del principe, anche lui esperto basso rossiniano e lo stesso vale per l’Alidoro di Gabriele Sagona che affronta con valore la difficilissima “Là del ciel nell’arcano profondo”.
L’opera andrà in scena ancora Venerdì 2 dicembre alle ore 21,sabato 3 e domenica 4 alle ore 15.