Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management dell’Arte e dei Beni Culturali”, tenuto tra novembre e dicembre 2022 da Luca Zuccala, direttore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.
Dal 22 settembre 2022 al 22 gennaio 2023 Palazzo Strozzi omaggia l’artista islandese-danese Olafur Eliasson con una retrospettiva mai realizzata prima
Per descrivere in maniera efficace ed esaustiva la mostra di Olafur Eliasson a Palazzo Strozzi basterebbero pochi aggettivi: complessa e riflessiva. Anche questa volta la Fondazione Palazzo Strozzi e in particolare il Direttore Generale e curatore della mostra, Arturo Galansino, non sbagliano un colpo.
Dopo le mostre The Cleaner di Marina Abramovic e Shine di Jeff Koons, la Fondazione assume un volto nuovo. La cornice rinascimentale di Palazzo Strozzi ospita nuovamente una rassegna sul contemporaneo, dialogando con il complesso paradigma della percezione. Inaugurata lo scorso 22 settembre in occasione della Florence Art Week, palinsesto di appuntamenti voluto dal Comune di Firenze, Palazzo Strozzi ha aperto al pubblico la grande mostra Nel tuo tempo, personale di Olafur Eliasson, visitabile fino al 22 gennaio 2023 e comprendente tutti gli organi strutturali di Palazzo Strozzi, tra cui la Strozzina.
Il connubio con la Fondazione iniziò a tradursi nel 2015 quando l’artista islandese-danese Olafur Eliasson (1967) visitò per la prima volta Palazzo Strozzi, rimanendo fortemente colpito dall’architettura rinascimentale. Quel momento inaugurò un dialogo proficuo tra l’artista e il palazzo quattrocentesco, un dialogo complesso il cui significato si riassume nell’esposizione odierna. Ciò viene confermato dalle parole dell’artista: «Nel tuo tempo è un incontro tra opere d’arte, visitatori e Palazzo Strozzi. Questo straordinario edificio rinascimentale ha viaggiato attraverso i secoli per accoglierci, qui e ora, nel XXI secolo, non come semplice contenitore ma come co-produttore della mostra. Non è solo Palazzo Strozzi ad aver viaggiato nel tempo. Come visitatore, ognuno di noi ha vissuto, con una relazione tra corpo e mente sempre diversa in modo individuale. Ognuno con le proprie esperienze e storie ci incontriamo nel qui e ora di questa mostra».
Per questa mostra infatti l’artista si avvale del Palazzo come interlocutore prediletto: Olafur Eliasson porta avanti una valoriale operazione di sperimentazione e contatto diretto con la struttura rinascimentale del palazzo e la figura del visitatore. Quest’ultimo non è mero utente passivo, ma si unisce coralmente e attivamente alle opere dell’artista, muovendosi negli spazi e riflettendo sulla propria esperienza emotiva. Questo dialogo a tre voci si traduce e si dichiara fin dall’ingresso della mostra, in cortile, dove si trova la nuova opera site specific Under the weather. L’installazione è costituita da una struttura ellittica di 11 metri sospesa a 8 metri d’altezza, in cui viene utilizzato il cosiddetto «effetto moiré», fenomeno ottico che prevede l’intersezione di due o più griglie sovrapposte per creare un effetto di sfarfallio o interferenza visiva. L’impatto con l’opera è chiaramente potente e già anticipatrice di ciò che si vedrà all’interno: il movimento del nostro corpo e dei nostri occhi trasforma costantemente il movimento della griglia, destabilizzando i nostri confini visivi.
Il percorso espositivo poi si snoda al piano nobile del palazzo dove l’unico rumore veicolante è il brusio degli astanti, sorpresi e interdetti, mentre giocano e osservano le opere, intersecate perfettamente nella struttura architettonica del palazzo. Una delle prime è How do we live together? e si tratta di un’opera talmente immersiva che lo sguardo si perde nella grande illusione creata dallo specchio volto a coprire l’intera stanza. Le parole d’ordine sono disorientamento, smarrimento e ritrovamento in un mondo nuovo, alterato e allo stesso tempo identico sopra il nostro naso.
Il percorso sensoriale si snoda cadenzato nelle stanze del palazzo, dove si incontrano celeberrime opere come Solar Compression, anch’essa giocata su uno specchio riflettente immerso in una stanza, dotata di una serie di luci mono frequenza, proiettanti una luce gialla. Ciò che colpisce è la compromissione cromatica temporanea della vista: il visitatore riesce a percepire esclusivamente sfumature di giallo, grigio e nero.
Quella stessa luce è alla base dell’installazione Room for one colour (1997) dove in uno spazio totalmente vuoto la percezione degli spettatori si altera nuovamente. Viene spontaneo chiedersi la motivazione e come sia possibile: dapprima emergono stupore e divertimento, successivamente le emozioni cambiano in linea anche alla nuova percezione dello spazio e del tempo.