La vincitrice del Turner Prize si è imposta sulle altre tre finaliste, tutte donne. Il politically correct dilaga
Helen Marten, Lubaina, Charlotte, ancora una Helen, Tai. Sono i nomi dei – anzi delle – vincitrici delle ultime edizioni del Turner Prize, il prestigioso premio d’arte britannico. Solo donne, con l’eccezione delle ultime due edizioni, influenzate dall’era Covid e quindi andate collettivamente a tutti i finalisti e poi a un collettivo. Nell’Inghilterra capofila del politically correct dominante anche nelle arti, ormai vinci solo se sei categoria “protetta”. E quindi avanti una donna anche nel 2022: a trionfare è infatti Veronica Ryan, scultrice il cui lavoro fonde artigianato e objet trouvé per incentrarsi su questioni di identità e storia culturale. Quest’anno poi l’opzione “rosa” era estremizzata, visto che donne erano tutte le finaliste, Heather Phillipson, Ingrid Pollard e Sin Wai Kin, oltre alla vincitrice.
La Ryan è stata scelta per il “modo personale e poetico con cui estende il linguaggio della scultura“, secondo le motivazioni della giuria del premio. Che hanno poi elogiato il “notevole cambiamento nel suo uso degli spazi e del colore sia nel contesto espositivo che negli spazi civici“. Con la vittoria, Veronica Ryan si aggiudica un premio in denaro di 25.000 sterline, mentre alle altre finaliste vanno 10.000 pounds ciascuna. “Forse non c’erano uomini abbastanza bravi da essere nominati quest’anno!“, ha scherzato Holly Johnson, frontman dei Frankie Goes to Hollywood, che ha annunciato il vincitore alla cerimonia di premiazione. La giuria, presieduta da Alex Farquharson e Helen Legg, direttori rispettivamente di Tate Britain e Tate Liverpool, era formata da Irene Aristizábal, Christine Eyene, Robert Leckie e Anthony Spira.
https://www.tate.org.uk/art/turner-prize