Con Ritorno alla Vita, cinque video-opere di Bill Viola sono in mostra fino a gennaio alla Chiesa del Carminiello a Napoli
L’acqua è fondamentale per i vari popoli della terra. E’ il secondo dei Quattro elementi secondo le cosmogonie occidentali e tradizionali. Dalla chimica alla biologia, dalla filosofia alla religione, ha assunto significati diversi in base al suo utilizzo. Anche il mondo dell’arte ha focalizzato la propria attenzione nel corso dei secoli verso l’acqua. Protagonista nelle arti visive, ha trovato una propria dimensione e una modalità di rappresentazione in pittura, scultura, fotografia e nelle installazioni.
Uno dei segmenti che esprime al meglio la consistenza dell’acqua e il suo simbolismo è la videoarte. Già negli anni ’60 il movimento artistico Fluxus portò avanti l’atteggiamento irriverente e provocatorio delle avanguardie rispetto alla tradizione. Un punto di riferimento fu il compositore John Cage (1912-1992), artefice dell’azione Water Walk, musica e suoni prodotti con oggetti vari e con l’acqua, realizzata in uno studio televisivo. Uno dei maestri della nascente videoarte di quel periodo è Nam June Paik (1932-2006), a cui si ispirerà l’artista italo-americano Bill Viola (1951). Proprio su quest’ultimo verte l’interessante mostra dal titolo Bill Viola. Ritorno alla vita, allestita all’interno della Chiesa del Carminiello a Toledo, in via Carlo De Cesare 30, nei Quartieri Spagnoli, alle spalle di via Toledo, a Napoli, fino all’8 gennaio 2023, curata da Vanitas Club e da Bill Viola Studio. Formatosi alla Syracuse University, con una laurea in Visual e Performing Arts, Viola ha coltivato la passione per il cinema sperimentale e per la musica elettronica. Nella sua produzione artistica l’acqua è un elemento centrale e ricorrente in quanto simbolo della vita e dello scorrere del tempo. Oltre a rappresentare la soglia fra visibile e invisibile, è la fonte e l’origine di tutte le esistenze possibili, da cui provengono e a cui ritornano tutte le forme viventi. Altro elemento caratteristico delle sue opere è la proiezione di immagini rallentate rispetto alla normale percezione degli eventi, questa tecnica consente di osservare attentamente i dettagli.
Cinque sono le opere allestite all’interno della chiesa, Earth Martyr, Air Martyr, Fire Martyr e Water Martyr del 2014, derivate dall’installazione video permanente su larga scala Martyrs (Earth, Air, Fire, Water), inaugurata nella Cattedrale di St. Paul a Londra, nel maggio del 2014 e Three Women del 2008, parte della serie Trasfigurazioni, dedicata alla riflessione sul passare del tempo e sul processo attraverso il quale si trasforma l’interiorità di una persona. Non è un caso che la scelta della location, la chiesa del Carminiello a Toledo, i cui interni sono impreziositi da un magnifico pavimento maiolicato, realizzato dalle stesse maestranze che firmarono lo straordinario Chiostro Maiolicato di Santa Chiara, nella centralissima piazza del Gesù Nuovo, sia il contenitore più adatto, inteso come luogo religioso di santi, ad ospitare i martiri di Viola ispirati ai Quattro Elementi: Terra, Aria, Fuoco e Acqua.
Sono cinque gli schermi al plasma e su quattro il tema dominante è il martirio per credenze radicate. Le figure collocate in ciascuno dei pannelli video si muovono lentamente e, gradualmente, la luce esce dall’oscurità illuminando i loro corpi. E’ una atmosfera spettrale, sono esseri umani contemporanei, tre uomini e una donna, sottoposti a prove separate, ma uniti nel sentimento comune.
Proiettati simultaneamente, nel primo una donna è legata con le mani verso l’alto e sospesa a mezz’aria; nel secondo un uomo è legato con i piedi a terra; nel terzo, invece, un altro uomo è sepolto vivo, solo una mano e parte della testa sono visibili sotto un cumulo di terra; nell’ultimo, invece, una figura umana è legata sulla sedia. Tutto è immobile.
Passano una serie di secondi infiniti e si assiste ad un graduale movimento. Si alza il vento e la donna comincia ad oscillare. Le gocce d’acqua che caratterizzano il secondo pannello si trasformano lentamente in un diluvio mentre l’uomo con la corda viene trascinato con i piedi verso l’alto e la testa verso il basso. Un fuoco intenso avvolge il protagonista del terzo video che osserva impassibile l’osservatore. La terra inizia a salire verso l’alto nel quarto pannello, riportando alla luce l’uomo sepolto che sembra risvegliarsi gradualmente dalla morte.
Viola restituisce mediante questa narrazione visiva una rappresentazione impattante, attraverso la combinazione di illuminazione, composizione ed espressione, con l’elemento aggiuntivo del tempo. E’ uno stile cinematografico evidenziato dall’utilizzo di diverse tecniche: ultra slow-motion, tipo di illuminazione, corpi ascendenti e discendenti sotto pressione estrema, in movimento e a riposo, oltre ad un uso sapiente dei colori come l’argento, il blu e il bianco che contrastano con l’oscurità dello spazio. Ciò che emerge è un appello tanto diretto al cuore quanto alla mente.
Osservando attentamente i 4 pannelli sembra di assistere alla narrazione di scene della vita dei santi all’interno di pale d’altare. La proiezione di ogni singolo video rimanda ai martirii religiosi: l’elevazione della figura sommerso dalla terra rimanda alla resurrezione di Lazzaro; l’uomo appeso con i piedi verso l’alto rievoca il martirio di San Pietro per impostazione compositiva; l’individuo avvolto nelle fiamme e la donna sospesa nel vuoto riecheggiano gli episodi di alcuni martiri cristiani messi al rogo nel corso dei secoli dopo l’Avvento di Cristo.
Ogni video arriva ad un massimo di sette minuti ed è così visivamente ipnotizzante che lo si guarda più volte per scoprire nuovi dettagli durante la proiezione. A una seconda visione sembra che queste persone non siano in attesa del martirio, ma già morte, e ciò che il visitatore osserva è qualcosa più simile alla resurrezione del corpo e alla vita eterna, come descritto nel Credo cristiano.
Sembra che gli interpreti stiano cercando di immaginare lo stoicismo difficilmente immaginabile dei primi martiri, come la donna lasciata penzolare nel deserto spazzata dal vento, o l’uomo seduto il cui sguardo rimane fermo mentre le fiamme si alzano intorno a lui. E’ una immedesimazione che li porta ad eleborare il martirio dei santi come Fede per andare nell’aldilà. La morte perde il suo potere, la luce risorge dalle tenebre.
Riflettendo sul fatto che la parola greca martire significava originariamente “testimone”, Viola afferma che i martiri “esemplificano la capacità umana di sopportare il dolore, le difficoltà e persino la morte per rimanere fedeli ai propri valori, credenze e principi“. Come gran parte del suo lavoro, i Martyrs offrono una contemplazione contemporanea sulla vita, la morte e l’aldilà.
La quinta proiezione è, invece, Three Woman, un’opera che riflette sullo scorrere del tempo e sul processo attraverso il quale l’essere interiore di una persona viene trasformato. Nel grigio tenue e spettrale di uno spazio oscuro, una madre e le sue due figlie si avvicinano lentamente a un confine invisibile. Attraversano un muro d’acqua sulla soglia tra la vita e la morte e si muovono verso la luce, trasformandosi in esseri viventi di carne e ossa. Presto la madre riconosce che è tempo per lei di tornare, e alla fine le sue figlie la seguono lentamente, ciascuna tentata di dare un’altra occhiata al mondo della luce prima di scomparire nelle luccicanti e grigie nebbie del tempo.