Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management dell’Arte e dei Beni Culturali”, tenuto tra novembre e dicembre 2022 da Luca Zuccala, direttore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.
Fino al 23 febbraio 2023 presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è presente la mostra di Lawrence Abu Hamdan, Air pressure (A diary of the sky) a cura di Irene Calderoni and Amanda Sroka.
Fondazione Sandretto è stata una delle prime fondazioni private in Italia, nata a Torino nel 1995 per volontà di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, attualmente sua Presidente. Lo scopo della fondazione è quello di dare visibilità agli artisti contemporanei che, attraverso le loro opere, fanno riflettere sui problemi della contemporaneità, attraverso una modalità di visita basata sul dialogo tra spettatore e mediatore culturale.
Air pressure indaga sulla cosiddetta “violenza atmosferica”, quella condizione onnipresente e costante di inquinamento acustico che il popolo libanese è costretto a vivere ogni giorno, a causa del passaggio di voli militari non autorizzati da parte della potenza israeliana. Nel 2006 L’ONU pose fine al conflitto della Guerra di Luglio che vedeva Libano e Israele l’una contro l’altra, da quell’anno l’Israele ha cominciato questa occupazione coatta dei cieli libanesi, che pone, attraverso il rumore di questi passaggi, una pressione fisica e psicologica costante nei confronti di tutti gli abitanti del suolo.
L’artista dopo lunghe indagini è riuscito a mappare questa violenza che perpetua i cieli da oltre quindici anni, attraverso documenti depositati dalla stessa Agenzia delle Nazioni Unite e vere testimonianze dei protagonisti di questa lunga guerra; infatti, è stato chiesto ai civili, con una vera e propria campagna di citizen journalism, di filmare il passaggio aereo e di condividere in rete il video, attraverso il lancio di un hashtag “#guerranellaria”.
Il grande spazio della Fondazione ha permesso all’artista di poter allestire una video proiezione, un grande schermo di tela, il cui video testimonia la presenza di aerei sul cielo della Libano. La stanza è completamente al buio, lo schermo reclinato e davanti ad esso sono stati posizionati tanti piccoli pouf, la sensazione è quella di essere completamente sommersi dal suono, completamente sovrastati dalla grande tela inclinata, come se da un momento all’altro potesse cadere sopra le teste dell’ascoltatore.
La sceneggiatura si concentra su un arco temporale di un anno da maggio 2020 a maggio 2021 e intreccia i dati di rilevamento del volo con la cronologia dell’indagine stessa. Proiettato su uno schermo cucito di tessuto cerato, è la rappresentazione materiale della testimonianza di un sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale, che paragona il rumore dei voli militari in transito allo strappo violento del tessuto, come se il cielo stesso venisse lacerato.
La sua indagine non termina nell’installazione all’interno di uno spazio fisico delimitato, essa continua online sul sito airpressure.info, probabilmente il cuore della sua arte. Il sito si apre sulla sezione “Violations”, la rappresentazione visiva delle rotte di questi voli suddivise in mesi, ogni mese ha una rappresentazione diversa, ogni rotta è un opera d’arte.
Vi sono altre suddivisioni all’interno del sito “on the sky” e “on the ground”, i due punti di vista: “on the sky” è una testimonianza fotografica degli aerei che hanno invaso il territorio con annesso audio che riproduce il loro passaggio, “on the ground” è un impressionante archivio suddiviso per mesi di tutte le registrazione dei civili che hanno condiviso il video di queste invasioni su twitter.
Il sito offrirebbe tante altre informazioni e susciterebbe tanti spunti di riflessione ma il più prorompente probabilmente è la consapevolezza che il silenzio non è più una scelta e anche quando sembra che i cieli siano tranquilli, la tranquillità non regna, perché da qualche parte, nei dintorni, il Libano continua a combattere una guerra, non fatta solo di armi, ma di qualcosa di più totalizzante e insidioso che sconvolge la quotidianità e lascia imperterriti chi la vive, il suono come arma.
https://fsrr.org/mostre/lawrence-abu-hamdan-air-pressure-a-diary-of-the-sky/