Il Ministero della Cultura studia nuove regole per i bandi dei direttori dei grandi musei. Con commissioni più legate al territorio
Prima gli italiani. Uno dei refrain più uditi in campagna elettorale, fronte centro destra, non poteva non tornare anche in area Cultura. E puntualmente accade, con una strategia che al momento pare mettere d’accordo – finora non è accaduto troppo spesso – iI ministro Gennaro Sangiuliano e l’irrequieto sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. E il terreno più propizio per testare la nuova inclinazione sarà quello dei direttori dei grandi musei statali, molti dei quali in scadenza di mandato nell’anno 2023. Queste nomine – si ricorderà – furono uno dei cavalli di battaglia dell’ex ministro Dario Franceschini, che pose proprio l’internazionalizzazione fra le basi della sua “controversa” riforma.
Nuove regole
Dal bando lanciato nel 2015 risultarono nominati sette direttori stranieri (3 tedeschi, 2 austriaci, 1 britannico e 1 francese). E fra gli italiani ben 4 tornavano da esperienze all’estero (Bagnoli, Gennari Santori e D’Agostino dagli Stati Uniti, Degl’Innocenti dalla Francia). Un problema? No, se non sugli atti concreti messi in atto nel loro mandato, non certo per l’anagrafe. Eppure i nuovi inquilini del Collegio Romano pensano a dei correttivi in materia. Per arrivare alle nuove nomine con regole rivisitate. Alle quali sta lavorando proprio il sottosegretario Vittorio Sgarbi.
“Vogliamo modificare il bando di selezione che era stato pubblicato nel 2015”, ha dichiarato al Corriere Fiorentino. “In particolare pensiamo di aggiornare la composizione della commissioni chiamate a giudicare i candidati. Quella di allora, presieduta da Paolo Baratta, era nata per rispondere all’idea forte della riforma Franceschini che puntava ad aprire le porte dei grandi musei autonomi ai direttori stranieri. E ci riuscì andando a nominarne molti. Per il prossimo bando penseremo a delle commissioni i cui membri siano più legati al territorio. Pensiamo a ex soprintendenti o a figure analoghe che conoscano più da vicino le esigenze delle realtà per cui si cerca un direttore”.
Cinque candidati
Salomonica sul tema – come accennato – la posizione deI ministro Sangiuliano: “Non entro nei dettagli in questo momento. Quando il provvedimento sarà in una fase più avanzata ne riparleremo”. Ma è lo stesso Sgarbi a fare qualche passo avanti: “Stiamo pensando di portare a colloquio finale, davanti alla commissione, non più una terna di candidati scelti tra quelli che presenteranno domanda e avranno i requisiti richiesti, com’era nel 2015. Ma cinque potenziali futuri direttori. Questo per evitare che si riproponga un caso Natali. Nel 2015 infatti l’ex direttore degli Uffizi Antonio Natali fu messo al quarto posto e quindi non rientrò nella terna dei possibili vincitori del bando e la cosa fece scalpore”.