La mostra “La nuova concezione artistica 1960”, che apre oggi 12 gennaio, è il primo appuntamento del 2023 di Tornabuoni Art Paris
La rassegna parigina ripercorre l’esposizione dallo stesso titolo del 1960 al Circolo Il Pozzetto di Padova, che in precedenza si era tenuta a Milano alla Galleria Azimut. La mostra presentava insieme per la prima volta opere di Alberto Biasi, Enrico Castellani, Heinz Mack, Piero Manzoni e Manfredo Massironi, offrendo una panoramica delle trasformazioni in atto nel panorama dell’arte italiana ed europea post-bellica.
Pur della durata di poco più di dieci giorni, era stata l’occasione per mettere in luce teorie e idee centrali nei movimenti artistici di quel periodo, al di fuori dei classici poli artistici di Roma, Torino e Milano.
Oggi, a più di sessant’anni di distanza, la mostra da Tornabuoni Art Paris vuole essere un’occasione per approfondire questo capitolo dell’arte italiana del dopoguerra attraverso le principali opere degli anni ’60 e quelle più recenti di questi artisti emblematici. Per molti versi, le opere presenti nella mostra del 2023 forniscono risposte diverse alle stesse domande che erano alla base della produzione di questi artisti e che Piero Manzoni si poneva apertamente nel 1961: «Perché non, invece, liberare questa superficie? Perché non provare a capire che la storia dell’arte non è una storia di “pittori” ma di scoperte e innovatori? Alludere, esprimere, rappresentare, astrarre: questi problemi non esistono più. Forma, colore, dimensioni non hanno senso: l’unico problema per l’artista è quello di conquistare la libertà più piena: le barriere sono una sfida, quelle fisiche per lo scienziato come quelle mentali per l’artista.»
La liberazione della superficie e il rapporto tra materia e luce sono al centro delle opere esposte. A Milano, le opere di Piero Manzoni della fine degli anni Cinquanta come “Achrome” (1958-59) presentano materiali non convenzionali come il catrame o il caolino sulle loro superfici attraverso le quali l’artista ha messo in discussione le tecniche essenziali per la pittura tradizionale. Enrico Castellani, allievo di Lucio Fontana, crea effetti chiaroscurali che sottolineano la sua volontà di andare oltre il formato bidimensionale delle tele con le sue Superfici (come “Superficie Blu” del 1961) attraverso l’applicazione ritmica di chiodi sotto le tele monocrome.
Gli artisti padovani si sono avvicinati alla superficie con un interesse per gli effetti ottici. Ciò è particolarmente visibile in “Oggetto ottico-dinamico” (1961) di Alberto Biasi, notevole esempio di un’opera che rompe con l’idea classica di ciò che può essere una superficie pittorica. La struttura stessa dell’opera diventa uno strumento per la ricerca di vibrazioni ottiche e dinamismo. Le opere d’arte di Manfredo Massironi come “Struttura Trasparente” (1961) riecheggiano gli stessi temi attraverso gesti simili. Un pezzo bidimensionale che però non ha nulla di un “quadro” tradizionale dove di fatto la tela vera e propria non esiste.
La presenza di Heinz Mack permette a questa mostra padovana di aprire la città di provincia al panorama artistico europeo e in particolare alle teorie del gruppo ZERO di cui è fondatore con Otto Piene e poi Günther Uecker che si unì a loro nel 1962. Mack cerca un rinnovamento cinetico dell’astrazione attraverso la luce e l’ombra. L’opera dell’artista tedesco di questo periodo rimanda a temi e interrogativi paralleli a quelli dei suoi omologhi italiani in particolare nel caso di “Erzengel Michael und Gabriel” (1972).
La nuova concezione artistica 1960
12 gennaio – 1 aprile 2023
Tornabuoni Art Paris
16 avenue Matignon, 75008 Paris