Quarto episodio della rubrica realizzata da BIPART Studio Legale che per i prossimi mesi ci porterà a conoscere alcuni importanti galleristi italiani sotto un profilo decisamente più personale: sulla falsariga del questionario a cui rispose Marcel Proust, e dal quale prese il nome, scopriamo gusti e aspirazioni dei nostri interlocutori. Oggi parla la gallerista milanese Glenda Cinquegrana.
Glenda Cinquegrana Art Consulting
Come ha scelto il nome della sua galleria (e cosa vuole esprimere con tale denominazione)?
La galleria si chiama Glenda Cinquegrana Art Consulting. Oltre al mio nome, che per chi mi conosce rappresenta un’esperienza quindicennale nel campo, Art Consulting incarna la competenza, la cultura del mercato dell’arte che è uno degli elementi che contraddistingue il modo di essere della mia attività.
Qual è il motto della sua galleria?
Il motto potrebbe riassumersi in un tag che usiamo sui social che è “past-forward”, che mischia le parole “past” che guardano al passato e “forward” che si riferisce al futuro. Infatti, guardiamo al passato e al tempo stesso all’arte del presente e del futuro. A me piace molto mischiare le carte in tavola in una programmazione che unisce arte storica a contemporanea senza soluzioni di continuità.
Si sceglie prima l’artista o il tema? Qual è il filo rosso che lega le vostre scelte?
L’artista sicuramente. Uno dei fil rouge della nostra produzione espositiva è rappresentato dall’arte storica da riscoprire: recentemente abbiamo dedicato a Paolo Masi una mostra personale; prossimamente ospiteremo la mostra personale dedicata Vincenzo Cecchini, artista poco conosciuto, parte del gruppo legato alla pittura analitica.
Qual è la qualità che apprezza di più in un artista?
La visione sul presente e sul futuro; la capacità di costruire un percorso unico e coerente.
Qual è la qualità che apprezza di più in un’opera?
La capacità di emozionare in alcune opere; oppure quella di far riflettere sul presente.
Ha una istituzione/galleria di riferimento (e se sì quale)?
Non ne ho nessuna in particolare. Guardo molto alle istituzioni internazionali in generale (musei e fiere) perché dettano le tendenze nel mercato mondiale.
In quale ambito la sua galleria può migliorare?
Tutto è migliorabile e si lavora sempre per crescere.
Qual è l’aspetto che le piace maggiormente della sua professione e che le dà maggior soddisfazione?
Una delle cose che più amo è l’occasione dello studio visit con l’artista, in cui entro in contatto con il suo modo di produrre e di concepire il suo lavoro.
Ha, o vorrebbe avere, una galleria anche all’estero (e se sì perché)?
L’Italia non è purtroppo il centro del mercato dell’arte mondiale, naturalmente. Vorrei averla per avere maggiore apertura sui mercati esteri, ma senza mai perdere la mia identità che resta italiana.
Come pensa che si evolverà il mondo dell’arte e la sua fruizione (anche in relazione alle nuove tecnologie, alla blockchain e al metaverso)?
Più ci proiettiamo sul digitale, più avremo voglia di opere da guardare opere dal vivo che ci emozionino nel profondo. Ma il mercato dell’arte resterà phygital.
Arte e diritto: tutela o vincolo (anche alla luce dell’applicazione del diritto di seguito e del diritto di produzione dell’opera riservati agli artisti)?
La tutela dei diritti degli artisti è necessaria; la protezione del patrimonio artistico e dei diritti morali degli artisti è fondamentale ma dovrebbe divenire più elastica per non ostacolare il mercato; il diritto di seguito è da rivedere poiché alcuni artisti non lo riscuotono e rappresenta a volte un “peso” per gli operatori di mercato tenuti a raccoglierlo.
Le risposte di Glenda Cinquegrana di Glenda Cinquegrana Art Consulting sono state raccolte da Gilberto Cavagna e Rachele Borghi Guglielmi di BIPART Studio Legale.