Si intitola Dance on the Beach l’opera di Edvard Munch che Sotheby’s porta in asta alla stima di 15-20 milioni di dollari. Il fregio fa parte di un grande ciclo realizzato a Berlino nel 1906. Appuntamento per l’1 marzo a Londra per la Modern & Contemporary Evening Sale.
Un tumulto d’emozioni, un’espressione vivida di un sentimento che si fa atmosfera. Questo è Dance on the Beach di Edvard Munch. Realizzata nel 1906, l’opera è parte di un ciclo di 12 fregi che l’artista norvegese aveva realizzato per il teatro di Max Reinhardt a Berlino. Il regista, affascinato e ispirato dalla pittura di Munch, gli aveva commissionato una grande opera per una sala al piano superiore del teatro. Qui il pubblico attendeva l’inizio dello spettacolo immerso nell’avvolgente fregio di Munch, da lui intitolato Images from the modern psyche. Quando il teatro fu ristrutturato nel 1912, il fregio fu smembrato e le sue componenti disperse.
Al tempo, la maggior parte di esse furono acquistate da Curt Glaser, direttore della Berlin State Art Library e figura di spicco nel mondo culturale dell’epoca. Una vera e propria passione, quella di Glaser per Munch, che nel 1917 sfociò nella prima monografia tedesca sull’artista. Nel 1933, come tristemente accaduto a molti tedeschi di origine ebraica, Glazer fu costretto a cedere i suoi beni (opere d’arte comprese) e lasciare la Germania. Così Dance on the Beach nel 1934 viene venduto all’asta a Oslo. Ma non va malissimo: difatti l’opera viene acquistata da Thomas Olsen, amico e mecenate di Munch.
Sarà lui a esporlo finché possibile, nella lounge della sua nave, la MS Black Watch, che viaggiava tra Oslo e Newcastle. Nel 1939, preoccupato dall’insorgere del conflitto mondiale, Olsen nasconde l’opera insieme ad altri beni. E lui stesso, che rimane in un fienile nella foresta norvegese per tutta la durata del conflitto. Da allora il quadro è rimasto nella collezione della famiglia Olsen, l’unico del ciclo conservato in mani private. Le altre componenti sono invece in importanti collezioni museali: nove alla Galleria Nazionale di Berlino, uno nella Kunsthalle di Amburgo e uno nel Museo Folkwang di Essen.
Ad ogni modo, con i suoi monumentali 4 metri di ampiezza, Dance on the Beach è forse il segmento culminante dell’intero ciclo. É il più grande, il più complesso. La raffigurazione della festa in spiaggia si distingue per il palpabile movimento che la anima, oltre che per il valore simbolico che assume nella produzione del pittore. La sua realizzazione (1906) risale infatti a pochi mesi prima del ricovero di Munch in una clinica di Copenaghen, a cui sarebbe stato costretto in seguito a un esaurimento nervoso. Del resto il pittore ha vissuto un’esistenza complessa, sempre sul filo di una salute psicologica ed emotiva particolarmente fragile. Basti pensare che a cinque anni assistette alla morte della madre, seguita nove anni dopo da quella della sorella maggiore. Entrambi vittime della tubercolosi. L’altra sorella ha trascorso gran parte della sua vita in un ospedale psichiatrico, mentre suo padre soffriva di una grave depressione.
Un peso insostenibile, traumatizzante, che negli anni si è unito a un malessere fisico ed esistenziale che ha segnato la sua vita. Un dolore pienamente rappresentato nelle sue opere. Forse ancora più straziante in lavori come Dance on the Beach, dove l’artista raffigura uno scenario felice da cui lui si sente escluso. Un uomo costretto a guardare “la danza della vita attraverso una finestra“. Anche nell’opera in questione Munch dipinge una scena apparentemente gioiosa, che gradualmente diventa però sempre più sinistra. O quantomeno malinconica. Se non altro per la presenza dei due grandi amori della vita dell’artista: Tulla Larsen e Millie Thaulow. Due vicende diversamente tormentate. La prima finì con Munch ferito da un colpo di pistola, la seconda era invece la moglie di suo cugino.
Ora l’opera si appresta a passare in asta da Sotheby’s con la stima è di 15-20 milioni di dollari. A presentarlo gli eredi della famiglia Olsen e della famiglia Glazer, in un tentativo di saldare il debito che la storia ha con quest’ultimi. L’appuntamento è per l’1 marzo a Londra, nel contesto della Modern & Contemporary Evening Sale. La stessa asta del monumentale Abstraktes Bild di Gerhard Richter. Il pre-asta consente di vedere l’opera, mai esposta dal 1979, a Londra dal 22 febbraio all’1 marzo.