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Perugino. Il Gonfalone del Farneto viene restaurato in vista della grande mostra della GNU

Perugino, Gonfalone di Farneto. Foto di Marco Giugliarelli Perugino, Gonfalone di Farneto. Foto di Marco Giugliarelli
Perugino, Gonfalone di Farneto. Foto di Marco Giugliarelli
Perugino, Gonfalone di Farneto. Foto di Marco Giugliarelli
Rinasce il Gonfalone del Farneto, stendardo raffigurante un compianto di Cristo dipinto da Pietro Perugino. Il restauro è stato pensato per la mostra Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo, in programma alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, dal 4 marzo all’11 giugno 2023, a cui l’opera prenderà parte. A rendere possibile l’operazione il finanziamento di Coop Centro Italia e l’impegno di Fondazione NOI Legacoop Toscana.

Cristo giace sul grembo della Madre. Nelle pieghe della pelle si è ritirato il divino, dalle ferite della carne emerge l’umano. Nel momento della sua fine, che in realtà non è che l’inizio di una storia millenaria che si farà religione, Gesù ritorna bambino. Lo accoglie la Madonna, nella classica posa in cui solitamente viene ritratta con il figlio neonato. É una pietà. In particolare l’iconografia è quella dei Vesperbilder, manufatti di origine nordeuropea realizzati in materiali poveri (legno, stucco, terracotta), che raffiguravano appunto il Cristo in Pietà.

Al loro fianco San Girolamo e la Maddalena piangono anch’essi il Messia, già ne venerano la posizione al fianco del Padre. I silenziosi spettatori non alterano la dimensione intima e crepuscolare della scena, che prima di tutto è la rappresentazione di un dolore, di una perdita. E della riflessione ad essa connessa. Sullo sfondo un paesaggio dirupato e arido, sfibrato della vitalità tipica dell’usuale elemento naturale.

Del resto questo aspetto, come gli altri citati, erano propedeutici a ricordare ai committenti francescani, ritirati in un piccolo convento immerso in un bosco di farnie (un tipo di querce), l’exemplum degli antichi eremiti nel deserto. Una scelta di estremo isolamento, di fortificazione dello spirito che, privato di qualsiasi piacere del corpo, si rinsalda in un ascetismo duro da mantenere e bisognoso di simboli, come un’opera d’arte, in grado di ispirarlo.

Questa la (breve) descrizione de il Gonfalone del Farneto e la sua originale destinazione. Uno stendardo processionale proveniente dal convento francescano della Santissima Pietà del Farneto a Colombella. A realizzarlo – a temera, intorno al 1472 – il Perugino. Anzi, un giovane Perugino, fresco di un viaggio a Firenze dove frequentò la bottega di Andrea del Verrocchio. Gli insegnamenti di quest’ultimo emergono nel trattamento dei volumi e delle anatomie, nella modulazione dei panneggi, resi quasi come fossero lamine metalliche, nella definizione del paesaggio aggiornata sui modelli fiamminghi.

L’opera, dipinta a tempera su tela, materiale leggero e versatile, perfetto per essere trasportato durante le processioni, nel corso degli anni aveva perso il suo splendore. Però, in vista della grande esposizione a cui prenderà parte – Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo, in programma alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, dal 4 marzo all’11 giugno 2023 – il gonfalone sarà oggetto di un trattamento di restauro. Un lavoro che lo riporterà ai vecchi fasti in tempo per l’esposizione che celebra Perugino come uno degli artisti più significativi del suo tempo. Una mostra mai vista e che forse mai più si vedrà, ricca di prestiti nazionali e internazionali, oltre che delle già numerose (e bellissime) opere dell’artista conservare dalla GNU.

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