La mostra ad Arzignano a cura di Robert C. Phillips e Matilde Nuzzo. Fino al 26 febbraio 2023
Mentre tutto il mondo impazzisce dietro alle possibili capacità creative dell’intelligenza artificiale c’è una mostra che ci porta a riflettere invece sul potenziale umano. Ad Atipografia “La forma delle parole” (fino a domenica 26 febbraio 2023), curata da Matilde Nuzzo insieme a Robert Phillips, presenta una retrospettiva dedicata al lavoro di Stefano Mario Zatti.
L’artista padovano con le sue creazioni vuole rivelarci la sua verità: l’autentica bellezza sta nella ricerca della libertà e della purificazione dalle utopie del nostro spazio interiore. È un esercizio meticoloso che ci spinge ad andare in profondità fino all’essenza più pura. Per questo il linguaggio diventa un mezzo dove il significante non è meno importante del significato. La parola è identità e quindi un atto di creazione ma anche il tratto in sé è arte.
Nell’ex tipografia di Arzignano le opere dell’artista trovano una cornice più che appropriata. L’esposizione è articolata su i due piani mostrando le varie sperimentazioni di Zatti. Al piano superiore in particolare possiamo osservare la fase artistica legata alla transizione tra il concettuale e la rappresentazione del verbo come mezzo espressivo.
Come ha rivelato lo stesso Zatti l’artista è un parafulmine, di conseguenza le opere diventano un’estensione di ciò che riceve.
Con le 12 opere presenti si spazia tra rappresentazioni simboliche e materiche. In Sangue del mio sangue, ad esempio, la parola quasi scompare perché diventa materia. In lavori come 99 nomi l’elemento grafico predomina. Il telo intercetta i riflessi e li rimanda alle pupille mentre celebra i novantanove nomi di Dio scritti in arabo con delle pailettes specchianti.
Le sue produzioni artistiche sono dominate da una duplice matrice: la tendenza al vuoto e quella a riempire lo spazio, quasi allo sfinimento. È la sua personale ricerca dell’assoluto per rispondere agli interrogativi più stringenti.
Una delle opere più straordinarie è rappresentata da una sfera, Perla, con incise innumerevoli frasi. Un lavoro simile a quello compiuto con le sue opere dedicate al corpus dantesco. Fin dal liceo l’artista ha coltivato il desiderio di cimentarsi con la Divina Commedia. Quello che interessava Zatti era che, raffigurando il mondo degli inferi, Dante descriveva contemporaneamente il mondo reale del suo tempo e la geografia dell’animo umano.
Negli ultimi anni si è dedicato alla pratica della copiatura del testo integrale producendo diverse opere. Data la distribuzione geografica dei canti, il testo di tali lavori è circolare e il flusso della scrittura segue lo stesso movimento dantesco: una spirale antioraria dall’esterno verso l’interno.
Ancora una volta dimostra che è l’atto in sé ad essere arte. Il Libro della vita è un’opera dove, invece, ha trascritto tutti i nomi propri italiani fino ad ora trovati e per questo si tratta di un lavoro in divenire. Ad oggi, vi sono 7.200 nomi.
Le opere esposte sono accompagnate da un catalogo che racconta in forma poetica le interazioni che hanno portato alle creazioni.
Uno scritto ispirato dal diario di Zatti e realizzato dall’artista insieme alla direttrice Elena dal Molin e ai curatori, con il risultato di un pastiche dove critica e memoria si fondono per guidare il lettore.
La forma delle parole
Una mostra personale di Stefano Mario Zatti
A cura Robert Phillips e Matilde Nuzzo
21 gennaio – 26 febbraio 2023
Atipografia
Piazza Campo Marzio, 26
Arzignano, Vicenza
www.atipografia.it