Print Friendly and PDF

Industry and work. Ecco chi ha vinto il concorso fotografico della Fondazione MAST

Hicham Gardaf. Laaroussi, 2022, vincitore del concorso della Fondazione MAST Hicham Gardaf. Laaroussi, 2022, vincitore del concorso della Fondazione MAST
Hicham Gardaf. Laaroussi, 2022, vincitore del concorso della Fondazione MAST
Hicham Gardaf. Laaroussi, 2022, vincitore del concorso della Fondazione MAST

È il marocchino Hicham Gardaf il vincitore del concorso fotografico creato nel 2007 dalla Fondazione MAST a Bologna

Il “Photography grant on industry and work” è un concorso fotografico creato dalla Fondazione MAST. Nato nel 2007, supporta i giovani fotografi, attraverso lo sviluppo di progetti in linea con i temi trattati dalla fondazione. Con borse di studio e la realizzazione di una mostra arricchita da un importante catalogo. Tutto questo ha portato alla realizzazione di una importante raccolta di fotografia contemporanea. L’edizione di quest’anno, la settima, visitabile fino al 1 maggio 2023, vede esposti i progetti, inediti, di 5 fotografi emergenti: Farah Al Qasimi, Hicham Gardaf, Lebohanag Kganye, Maria Mavropoulou, Salvatore Vitale.

Questi artisti sono stati scelti, da una giuria di esperti, tra oltre cinquanta fotografi provenienti da ogni parte del mondo. L’esposizione, curata da Urs Stahel, offre la possibilità di guardare non solo i progetti finalisti, ma anche quelli delle passate edizioni. Il vincitore dell’edizione di quest’anno è il fotografo Hicham Gardaf (Tangeri, 1989), e una menzione speciale all’artista Lebohang Kganye (Johannesburg, 1990). Il tema di quest’anno riguardava i mutamenti, costanti, che investono il mondo del lavoro.

Lebohang Kganye. Prigioniero al lavoro alla manutenzione - Prisoner doing the general work, 2022
Lebohang Kganye. Prigioniero al lavoro alla manutenzione – Prisoner doing the general work, 2022

Racconto visivo

Due progetti sembrano andare controcorrente rispetto all’argomento, proponendo una lettura, concettuale ed estetica, alternativa della tematica tratta: il primo, “In Praise of Slowness” di Hicham Gardaf, attraverso il racconto visivo della citta di Tangeri, antica città marocchina, ci dimostra come la lentezza possa tramutarsi in valore, se accostata alla vita reale. Ovviamente non la lentezza intesa come pigrizia, ma strumento necessario per sottrarsi ai dettami della società contemporanea; sperimentando un nuovo modello di esistenza. Un racconto esistenzialista che trova nell’ambiguità della realtà, una città fortemente divisa tra il progresso e l’antico, la sua ancora rappresentativa.

 

Maria Mavropoulou. Senza titolo 14 - Untitled 14, 2022
Maria Mavropoulou. Senza titolo 14 – Untitled 14, 2022

Il secondo è quello realizzato dall’artista sudafricana Lehobang Kganye (1990). Con il lavoro “Keep the Light Faithfully”, l’artista ci racconta la storia, poco conosciuta, delle guardiane dei fari in Sudafrica mostrandoci attimi di vita quotidiana. Le fotografie in bianco e nero, e le sagome dei protagonisti e dei paesaggi, vengono tagliate ed applicate sul cartone; inseriti all’interno di nicchie illuminate da una luce calda, assistiamo al teatro della vita.

Salvatore Vitale. Una email che dice - An email saying, 2022
Salvatore Vitale. Una email che dice – An email saying, 2022

Esperienza immersiva

Da segnalare il lavoro di Maria Mavropoulou (1990), “In the image of God they created”, realizzato grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, e il progetto di Salvatore Vitale (1986), “Death by-GPS”, che analizza lo stretto legame tra la gig economy e lo sviluppo minerario in Sudafrica. L’allestimento, realizzato dall’Exhibit designer Andrea Isola, propone un resoconto visivo che si avvale di molteplici linguaggi artistici, dalla fotografia documentaria alle riprese video; un’esperienza immersiva in grado di coinvolgere, su più livelli meditativi, l’osservatore.

https://www.mast.org/

Commenta con Facebook