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La morte di Tonino Casula, artista libero e dal multiforme ingegno

Transazione EU 1 (1967) cortesy Museo MUACC – Università degli Studi di Cagliari
Ci ha lasciato questo mercoledì Tonino Casula, protagonista assoluto dell’arte, non solo in Sardegna. Ne ripercorriamo la traiettoria romantica, scientifica, ipermoderna e, sempre, dinamica

Geniale, sagace e ironico, Tonino Casula è stato artista dal multiforme ingegno, impegnato ed innovativo insegnante, intellettuale militante e promotore dell’avanguardia con una ricerca costante nell’arte, scientifica e sperimentale ma insieme aperta a contraddizioni, esuberanza e gioco.
Nato nel 1931 cresce esplorando Barbagia e Sulcis con il padre operaio guardafili. Sin dall’infanzia sente il richiamo di arte e universo delle immagini e, praticamente cieco (con un visus di un 1⁄50 e un 1⁄25), non sa di non vedere e legge, osserva, disegna e dipinge in continuazione: copia i classici, ritrae marine, il lavoro umano e tutto ciò che lo ispira. Con il dopoguerra e la maggiore età è impegnato come militante comunista (rimanendo sempre, per suo modo di essere, eretico) e lotta per la libertà dal bisogno, la libertà dall’ignoranza e la libertà dalla paura. In linea con questi principi decide di fare l’insegnante. Maestro elementare a venti anni ad Iglesias, con gli alunni lavoratori del Mercato Civico e suoi amici, occupa un ramo delle scuole elementari maschili per le lezioni: è il suo Istituto Smol’nyj e ai detrattori appare il Palazzo d’Inverno dopo l’Ottobre Rosso.

Ossa e vasi da notte (1962)

Ha come tecnica d’insegnamento sperimentazione e ironia, ritmo, capacità di ammaliare e varietà di temi e approcci, strada che lo porterà alle proposte didattiche più innovative. Immediatamente dopo inizia ad utilizzare la macchina da presa a scuola, passandola poi agli alunni e realizzando nel tempo e con le varie classi i “suoi” filmini super8. A inizio anni Cinquanta comincia ad esporre da autodidatta ed esplora, per oltre un decennio, opere d’arte, stili e poetiche e nel suo dipingere vaga dalle parafrasi dei classici ai periodi: del Rock And Roll, delle Ossa, delle Storie di cavalli e diventa uno dei protagonista della scena isolana e viene prestissimo scoperto dal critico Corrado Maltese, accademico appena arrivato all’Ateneo di Cagliari. A fine del decennio si avvicina alla città, diventando uno dei promotori delle numerose iniziative di impegno artistico, intellettuale e sociale.

Tonino Casula, Rock and roll (1956)

Due interventi chirurgici agli occhi tra ’63 e ’64 sono la sua seconda venuta al mondo: recupera oltre 7/10 e studia teorie percettive e Gestalt. Folgorato dal Criterio Transazionale è cocreatore nel 1966 del Gruppo Transazionale portando avanti ricerche sull’ambiguità della visione con Spazi, Transazioni e Inganni «optical» in parallelo esplorando i materiali della contemporaneità e il loro uso artistico. Gli anni Settanta e Ottanta, vedono le serie Vietato e i Plexiglas, le indagini su linguaggio, arte e semiotica e pubblica numerosi volumi su percezione, segni e didattica con importanti case editrici come Einaudi. Continua a sostenere spazi culturali e si applica in operazioni di arte pubblica mentre collabora con giornali, radio e televisione dirigendo format innovativi: per la RAI le interviste Frullarte e, con i testi di Gaetano Brundu, i radiodrammi Odissea, Percorsi quasi onirici. A fine anni Ottanta si immerge nella computer art, dai Casula 88 alle Diafanie fino alla sua produzione più vicina al presente, i Cortronici di video arte, ricerca sul cinema astratto che ha continuato fino ad oggi insieme divertendosi con le perle video Tanto per dire e giocando sempre con segni e cose.

Tonino Casula, Rimettere ordine nel driver (1988)

È stato artista, innovatore e maestro: Tonino Casula si declina in romantico, scientifico, ipermoderno e del nuovo dinamismo. Ha creato dipinti, sculture, istallazioni, arte pubblica, musica, videoarte, opere radiofoniche, cinematografiche e teatrali, è stato scrittore, saggista, critico, ricercatore e mille altre cose.
Amava dire di essere il più grande artista vivente (il pensiero che avesse ragione c’è) e che i segni sono quelle cose che elabori quando pensi: stanno al posto delle cose ma non sono le cose di cui stanno al posto. Anche su questo ha ragione.

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