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Effetto WOW. Salcedo, Ward, Mahama: ecco la “vera” Biennale di Sharjah

Doris Salcedo, Uprooted, Biennale di Sharjah 2023 Doris Salcedo, Uprooted, Biennale di Sharjah 2023
Doris Salcedo, Uprooted, Biennale di Sharjah 2023
Doris Salcedo, Uprooted, Biennale di Sharjah 2023

Le opere più sensazionali della Biennale di Sharjah si incontrano in una sede lontana dalla Capitale, nell’exclave di Kalba

Un paradosso? Per vedere la “vera” Biennale di Sharjah, bisogna… allontanarsi da Sharjah. Già, perché la rassegna appena inaugurata, e visibile fino al prossimo 11 giugno, si disloca su una ventina di sedi distribuite fra cinque centri dell’Emirato. La maggior parte delle quali, ovviamente, situate nella capitale Sharjah.

 

Doris Salcedo, Uprooted, Biennale di Sharjah 2023
Doris Salcedo, Uprooted, Biennale di Sharjah 2023

Ma al dato quantitativo, abbiamo potuto constatare, non corrisponde un primato sul piano qualitativo. Attraversando il deserto in direzione Oman, infatti, si incontrano le città di Khorfakkan e di Kalba. Ed è qui, specie in quest’ultima, una exclave di Sharjah sul Golfo di Oman, che si trovano le opere più spettacolari di tutta la Biennale.

Scrigno di tesori

Lo scrigno dei tesori, in particolare, si chiama Kalba Ice Factory. Una struttura brutalista degli anni ’70 in cemento e cristallo, un tempo mulino per mangimi e deposito di ghiaccio. Acquisita nel 2015 dalla Sharjah Art Foundation e ristrutturata per scopi espositivi dallo studio peruviano 51-1 Arquitectos.

 

Ibrahim Mahama, A Tale of Time e Purple Republic, Biennale di Sharjah 2023
Ibrahim Mahama, A Tale of Time e Purple Republic, Biennale di Sharjah 2023

Fin dall’esterno colpisce la monumentalità dell’installazione A Tale of Time and Purple Republic, dell’artista ghanese Ibrahim Mahama. Appena trentaseienne, ma già una star internazionale. Ben noto anche in Italia, presente al padiglione nazionale della Biennale Arte del 2019, e poi con mostre a Roma con la Fondazione Giuliani e a Milano con la Fondazione Trussardi. Per la Biennale di Sharjah allestisce un gigantesco telaio tessile, con un’apertura di una ventina di metri. Dove i tessuti intrecciati ne inglobano altri tradizionali tessuti a mano.

 

 

Spazi e luci

Se il leitmotiv della rassegna resta legato alle tematiche sociopolitiche, alla difesa delle identità peculiari rispetto al capitalismo imperante, ai diritti dei popoli più disagiati, i grandi artisti riescono a rispettarlo senza però indugiare nel didascalismo. È il caso di Doris Salcedo, che costruisce la sua casa inabitabile con 804 alberi morti, additando la deforestazione di tante aree periferiche. Ma qui è il dato formale a prevalere sul messaggio: e Uprooted – questo il titolo – si incide nell’immaginario dell’osservatore per la grandiosità della visione, e per l’equilibrio nel dominare spazi e luci. Meritandosi uno Sharjah Biennial Prize.

 

Nari Ward, Duty Colossus, Biennale di Sharjah 2023
Nari Ward, Duty Colossus, Biennale di Sharjah 2023

Dalla Colombia alla Giamaica: stessa tensione creativa con un altro big come Nari Ward, e stessa consapevolezza nel dialogo tra forme e spazi. L’enorme intreccio di Duty Colossus rivisita l’installazione Nu Colossus del 2011, ispirandosi alle nasse dei pescatori giamaicani. E gli affianca una replica di un dhow, la tradizionale barca di legno locale, nel rivendicare la forza nelle tradizioni secolari minacciate dal turbo progresso.

 

Nari Ward, Duty Colossus, Biennale di Sharjah 2023
Nari Ward, Duty Colossus, Biennale di Sharjah 2023

https://sharjahart.org/biennial-15

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