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Ai Weiwei ha riprodotto le Ninfee di Monet utilizzando migliaia di mattoncini Lego

Ai Weiwei's recreation of Monet's water lilies required hundreds of thousands of Lego bricks. Credit: Ela Bialkowska/OKNO studio Ai Weiwei's recreation of Monet's water lilies required hundreds of thousands of Lego bricks. Credit: Ela Bialkowska/OKNO studio
Ai Weiwei's recreation of Monet's water lilies required hundreds of thousands of Lego bricks. Credit: Ela Bialkowska/OKNO studio
Ai Weiwei, Water Lilies #1. Credit: Ela Bialkowska/OKNO studio
Con i Lego abbiamo visto costruire di tutto, davvero di tutto. Ma forse nessuno aveva mai pensato di riprodurre le Ninfee si Monet, nella versione monumentale del Museum of Modern Art di New York. A colmare il vuoto ci ha pensato Ai Weiwei, che ha riprodotto l’opera accostando i celebri tasselli dell’azienda danese per 15 metri di lunghezza. Per completare Water Lilies #1 l’artista ha utilizzato 650.000 mattoncini Lego in 22 colori diversi. La prima occasione per vederla è a Londra, durante la mostra Ai Weiwei: Making Sense del Design Museum, che aprirà il 7 aprile.

Come si può immaginare, Water Lilies #1 è la più grande opera d’arte realizzata con Lego da Ai Weiwei. Anche se i mattoncini hanno fatto il loro ingresso nella sua pratica artistica nel 2014, allo scopo di realizzare ritratti di alcuni prigionieri politici. Nel 2017, l’Hirshhorn Museum and Sculpture Gallery ha esposto 176 di queste opere Lego.

Nel caso di Water Lilies #1 la scelta di usare i mattoncini, dunque una componente simil industriale, ma anche simile a pixel digitali, in luogo delle pennellate di Monet, “suggerisce che le tecnologie digitali contemporanee sono fondamentali per la vita moderna e parlano di come l’arte viene veicolata in questo contesto“.

Ma allo stesso tempo racconta anche di come il suo originale, Water Lilies, sia stato realizzato. Difatti, pur rappresentando un ideale di natura incontaminata, in realtà lo stagno di ninfee nel giardino della casa di Monet a Giverny fu realizzato dallo stesso artista deviando il corso d’acqua di un fiume vicino. Un elemento invisibile nell’opera, ma che una volta evidenziato modifica il sentimento attorno ad essa.

Ai Weiwei's recreation of Monet's water lilies required hundreds of thousands of Lego bricks. Credit: Ela Bialkowska/OKNO studio
Ai Weiwei, Water Lilies #1. Credit: Ela Bialkowska/OKNO studio

Una zona scura sul lato destro di Water Lilies #1 rappresenta invece una nota autobiografica di Ai Weiwei. In particolare il riferimento è all’esilio forzato vissuto insieme al padre negli anni ’60, “un infernale case nel deserto che perfora il paradiso acquatico“.

In occasione di Ai Weiwei: Making Sense sono esposte altre opere, realizzate dall’artista in tutta la sua carriera, che raccontano del tema della costruzione e decostruzione. Tra queste il mai esposto prima Ai’s Untitled (Lego Incident), lavoro composto da migliaia di blocchi Lego donati ad Ai da membri del pubblico, dopo che l’azienda aveva rifiutato di vendergli direttamente il materiale a causa delle esplicite finalità politiche dell’opera, nuovamente a sostegno dei dissidenti politici.

E poi altre opere ancora. Tra queste Still Life, composta da 1.600 strumenti della tarda età della pietra, tra cui teste d’ascia, scalpelli, coltelli e ruote che girano; Left Right Studio Material, costituito da migliaia di frammenti di sculture in porcellana provenienti dallo studio di Ai a Pechino, demolito dallo stato cinese nel 2018; ma anche Untitled (Porcelain Balls), circa 100.000 palle di cannone realizzate in porcellana di alta qualità risalente alla dinastia Song (960-1279 d.C.).

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