«Con “Plot” di Asad Raza (1974, Buffalo, Stati Uniti, vive a Berlino) Museion, museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano, esplora nuovi territori per le pratiche esperienziali e collaborative dell’allestimento di mostre. È un progetto che costruisce un dialogo tra arte visiva, scienza, architettura, danza e partecipanti locali legati da un forte rapporto con la terra, e si basa sulle conoscenze localizzate nel territorio, generandone allo stesso tempo di nuove», ha anticipato l’istituzione in merito alla mostra che inaugura oggi, 24 marzo, alle 19. Il progetto espositivo «interdisciplinare e processuale» è curato da Leonie Radine e vede la partecipazione degli architetti BB (Fabrizio Ballabio, Alessandro Bava), dell’artista Lydia Ourahmane e della coreografa Moriah Evans (fino al 3 settembre 2023).
«Il titolo Plot, che può indicare un pezzo di terra, una planimetria o lo svolgersi di una trama narrativa, allude alle diverse dimensioni concettuali della mostra. Come il plot di un romanzo, la mostra si sviluppa in capitoli diversi, ciascuno dei quali crea incontri poetici e sensuali tra entità naturali, artificiali, viventi e inanimate, e un senso di porosità tra corpi, architettura e paesaggio», ha spiegato il museo.
Il percorso espositivo
«La mostra di Raza – ha anticipato Museion – nasce da una sua installazione site-specific, Absorption, e dal suo lavoro video in evoluzione Ge. Absorption, costituita da più di 60 tonnellate di “neosoil” (terriccio) artificiale, occuperà tutto il secondo piano di Museion, ed è stata realizzata in collaborazione con scienziati del suolo e un “soil coordinator” che metterà insieme materiali locali e prodotti di scarto, tra cui argilla, vinacce, polvere di marmo, fondi di caffè, cenere di forni per la pizza, capelli e molto altro. Questi materiali saranno mescolati, smossi e continuamente aggiunti da un gruppo di coltivatori, che offriranno ai visitatori del terriccio fertile da portare a casa per progetti e coltivazioni privati.
Il lavoro di Raza costituisce spesso un luogo ospite per interventi di altri artisti e artiste: in Plot Raza gli offre l’intera mise-en-scène perché possano sviluppare i loro personali capitoli temporali. Così, a partire dal primo giorno della mostra, il suo lavoro viene sottoposto a una serie di metamorfosi. L’ex biblioteca di Museion diventerà un deposito per gli ingredienti usati per il terreno e uno spazio laboratoriale in cui il terriccio verrà trasformato in mattoni di fango che formeranno le fondamenta del secondo capitolo del plot.
Nel Capitolo II, gli architetti BB (Fabrizio Ballabio, Alessandro Bava), insieme all’artista Lydia Ourahmane, utilizzeranno questi mattoni per indagare il concetto di “abitazione”, approfondendo tecniche di costruzione nate in Egitto e utilizzate ancora oggi. Insieme a un mattonaio, useranno dei materiali sostenibili per costruire un prototipo di una piccola struttura che farà riferimento a diversi spazi chiusi, dai bivacchi alpini ai santuari o “sacelli” del Rinascimento, o ancora ai rifugi del deserto algerino.
Nel Capitolo III, questo ambiente ibrido diventerà la scenografia per il debutto italiano di Moriah Evans, in collaborazione con Bolzano Danza. Out of and Into: PLOT contiene riferimenti sia al suo lavoro più recente, Remains Persist (2022), riguardante diversi tipi di informazioni che vivono in maniera differente nei nostri corpi, sia a uno dei suoi primi lavori, Out of and Into (8/8): STUFF (2012) che indaga le metafore del corpo “isterico” attraverso la recitazione espressiva. Concentrandosi sui processi di decadimento e risorgenza, questo suo lavoro riassorbe i detriti e i rimasugli fertili della sua pratica artistica, dando così vita a una nuova iterazione site-specific.
Nel Capitolo IV, la narrativa di Plot torna ad Absorption. I mattoni di fango si saranno decomposti nel terriccio e torneranno all’opera i coltivatori per riequilibrare la chimica del suolo, accertandosi che ridiventi fertile. Durante questa fase della mostra i visitatori saranno invitati a prendere la quantità desiderata di terriccio da portare con sé.
Intanto, in una narrativa parallela, per tutta la durata della mostra verrà proiettato il lavoro video in via di evoluzione Ge. Ge, il cui titolo si riferisce al nome originario di Gaia, mappa diversi biotopi della Terra e funziona come un diario poetico e una meditazione continui. La prima “strofa” di questo lavoro a finale aperto è un’esplorazione del paesaggio marino intorno al cottage di James Lovelock, che sviluppò la teoria secondo cui la terra viene descritta come un sistema vivente che si autoregola. La seconda parte offre una ricetta per fabbricare della terra artificiale in casa. Durante Plot, Ge si evolverà ulteriormente, con la comparsa di nuove “strofe”, ambientate tra gli altri sul lago Erie e presso il convento in rovina di Hildegard von Bingen.
Nell’Epilogo, l’8 settembre, il terriccio rimasto sarà trasportato a Museion Passage e donato ai visitatori, seminando così nuovi paesaggi e prosecuzioni».