Dal Rijksmuseum di Amsterdam alla Fondazione Custodia di Parigi. 200 disegni realizzati dal XVI al XIX secolo raccontano le diverse funzioni del disegno applicato alle arti decorative. Dal 25 febbraio al 14 maggio 2023.
C’è un solo elemento – spesso fragile, sottile, quasi trasparente – che separa un’idea dalla sua realizzazione: in disegno. Almeno questo valeva prima che la tecnologia meccanizzasse e facilitasse i processi rendendoli digitali. Quel che gli artisti e i designer dei secoli scorsi avevano a disposizione era un semplice foglio di carta, che il loro ingegno trasformava nello studio di un progetto. Di quasi 200 di questi lavori si compone la mostra Process. Design Drawings from the Rijksmuseum 1500−1900, in mostra alla Fondation Custodia di Parigi.
Poco tempo fa vi raccontavamo del museo in Rue de Lille come di un posto magico, un luogo dedicato all’arte su carta in tutte le sue sfumature. Ecco dunque un affondo sulla pratica progettistica, di cui come detto il disegno era – ed è – componente fondamentale. Come studio, prova, indagine; ma anche come catalogo, utile a proporre ai committenti la propria offerta. Nell’Ottocento iniziarono ad apparire anche in piccoli cataloghi illustrati (due sono esposti in mostra). Dunque essi erano utili in fase di progettazione, produzione e commercializzazione. Oggi, inoltre, testimoniano lo stile di vita europeo tra il Rinascimento e l’inizio dell’Ottocento. Cosa tenevano in casa? Quale stile andava per la maggiore? Lo si può scoprire nelle dodici sezioni che compongono la mostra, che in alcuni casi riescono ad affiancare al disegno anche l’oggetto e il mobile realizzato. Come una saliera d’argento olandese del XVII secolo e uno scrittoio intarsiato settecentesco proveniente dal Petit Palais Parigi.
Merito dell’attività sistematica di raccolta del Rijksmuseum, da cui i disegni e le stampe provengono. Sebbene questi siano per la maggior parte anonimi, occasionalmente rivelano la mano di un noto artista – ebanista, orafo, scultore o pittore – o dello studio di cui era a capo. Tra questi Erasmo Quellinus I (1584-1640), Baldassarre Franceschini (1611-1690), Daniel Marot (1661-1752), Gilles-Marie Oppenord (1672-1742), Luigi Valadier (1726-1785), Jean-Démosthène Dugourc (1749- 1825), Albert-Ernest Carrier-Belleuse (1824-1887), Eugène-Emmanuel Viollet-le-Duc (1814-1879) e René Lalique (1860-1945).
In ogni caso, su tanti di questi disegni si rintraccia il seme creativo di un’opera. Rappresentano il momento in cui l’artista si lascia ispirare dall’immaginazione: disegna, prova, corregge, esplora diverse soluzioni progettuali. Lo mostra bene il bozzetto per una cornicetta – forse destinata ad un’acquasantiera d’argento, probabilmente realizzato da Johannes Lutma (1584-1669) – dove un disegnatore all’opera continua a intervenire sul proprio progetto. Su altri si scorgono note, indicazioni di scala e misure, dettagli e riferimenti. Per esempio, nel suo progetto per un tavolo da molo in legno di colpa, un bicchiere da molo e a candelabro, l’architetto Daniel Marot (1661-1752) include un elenco di istruzioni; inoltre, otto mesi dopo, con un inchiostro diverso, andò ad aggiornare l’elenco con le modifiche apportate durante la produzione. Essere abili e precisi nel disegno, per un artista, era dunque propedeutico alla ben riuscito del progetto. Se poi la bozza era anche in bello stile, esteticamente gradevole, è facile immaginare come questi potessero risultare più persuasivi per i committenti.
Come di certo dovevano apparire quelli realizzati dalla famiglia Valadier, eminente dinastia di orafi romani del Settecento e dell’Ottocento. In mostra il progetto di Luigi Valadier per due lampadari monumentali per la Cattedrale di Santiago da Compostela. Disegnato con chiarezza e sicurezza, questo pezzo tra le massime espressioni dello stile rococò. D’altra parte il disegno stesso, in alcuni casi, può essere considerato un’opera d’arte in sé. Tanto che alcuni di questi venivano realizzati per puro gusto estetico, senza la necessità di connetterli a un prodotto artigianale. E ovviamente c’era un mercato di appassionati pronti ad assorbirlo.
Tra i disegni più interessanti quello di Giovanni Battista Foggini (1651-1725), che rappresenta uno scrigno idealizzato, decorato con pannelli di pietre dure e elementi scolpiti in bronzo dorato, nella più pura tradizione fiorentina del primo Settecento. Pregevoli anche i disegni di Gilles-Marie Oppenord (1672-1742), architetto e designer in stile rococò, per una lampada da parete e per la cassa di un orologio.
Da questi si desume il desiderio degli artisti di creare qualcosa di personale e unico. Stimolo che si fa ancora più marcato in seguito alla Rivoluzione Industriale, dopo la quale molti autori cercano di prendere le distanze dai modelli della produzione di massa. Tra questi uno dei più noti esponenti dell’Art Nouveau in Francia fu René Lalique (1860-1945), di cui sono esposti due disegni preparatori per gioielli. Ma anche Fournier (1864-1926), in mostra con un disegno che illustra la decorazione di un vaso in porcellana.