La prima retrospettiva in Francia dedicata a Zanele Muholi (Durban, Sudafrica 1972) si tiene alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi dall’1 febbraio al 21 maggio 2023.
Più di 200 opere dell’artista sudafrican* sono esposte nelle varie sale del museo parigino, impegnato a offrire al pubblico lo sguardo engagé dei più importanti fotografi contemporanei. I quali riflettono su questioni ed eventi estremamente attuali, come la più recente mostra di Boris Michajlov, Journal ukrainien, e il suo sguardo crudo sulla società ucraina e le conseguenze della guerra; o ancora la collettiva Love Songs, un inno all’amore e all’intimità in tutte le sue forme.
Ora la MEP mette in scena il lavoro dell’attivista visuale e militante LGBTQIA+, Zanele Muholi, in un percorso che unisce ritratti dell’artista, immagini intime e scatti che documentano la vita di una comunità marginalizzata, vittima tuttora di ingiustizie e crimini troppo spesso taciuti, in cerca di un riconoscimento tanto politico quanto culturale e sociale. Ripercorrendo una produzione artistica iniziata negli anni 2000, la MEP ci racconta – in collaborazione, tra i vari musei, con la Tate Modern – storie di volti e persone, di coraggio, lotte e riscatto. Ne traspare una disperata volontà di accettazione, che è quella di una comunità che ha vissuto troppo a lungo nel buio e che ora cerca un legittimo riconoscimento.
L’allestimento e il percorso di visita ci invitano a tuffarci nell’intimità di diversi personaggi e molteplici testimonianze che l’artista si impegna a portare alla luce attraverso una fotografia senza filtri, sincera, dove si alterna un sapiente uso della stampa in bianco e nero e l’utilizzo di sgargianti colori, propri della cultura e dei costumi sudafricani. L’illuminazione si focalizza su ogni singola cornice per enfatizzarne ulteriormente i contorni e i contrasti, evidenti sia nel gesto fotografico di Muholi sia in quelli della società attuale rispetto all’universo transgender e queer.
Il team curatoriale del museo contribuisce a sensibilizzare ulteriormente il pubblico utilizzando un’inedita terminologia per non-definire un genere che non si vuole né maschile, né femminile, ma ibrido, così come Muholi si definisce “non-binary”.
Un ricco spettro di questioni viene proposto al visitatore. Il quale, sollecitato a riflettere sul ruolo della comunità queer e sugli stereotipi a essa associati, in Sudafrica come in occidente, viene trasportato nell’universo dell’artista e dei “partecipanti”, che non sono semplicemente i soggetti delle opere, ma veri e propri attori attivi. Un percorso che si costruisce su molteplici progetti e serie fotografiche, tra cui spiccano: Brave Beauties, un elogio ai concorsi di bellezza queer che questionano l’immagine idealizzata della donna; o Faces and Phases, un archivio visivo ancora in corso d’opera e iniziato nel 2006 sui militanti LGBTQIA+ vicini all’artista.
Muholi, nella serie Somnyama Ngonyama (“Lunga vita alla leonessa nera” in Zulu), presta il suo volto e il suo corpo come veicolo per mettere in causa la rappresentazione della donna africana nella storia, con una serie di ritratti magistrali e poetici in cui, utilizzando materiali quotidiani come mollette, spugne, pettini, spille e tessuti si trasforma, assume diversi volti e sempre nuove sfaccettature. La sezione conclusiva è pensata infine per permettere al visitatore di conoscere a fondo il contesto sociale, politico e culturale in cui il lavoro dell’artista si inserisce, attraverso una cronologia dettagliata che ci riporta ai più importanti eventi della storia del paese, dall’orrore dell’Apartheid alla lotta del presidente Nelson Mandela e le prime associazioni per i diritti LGBTQIA+ formatesi in Sudafrica negli anni Novanta.
Attraverso la retrospettiva ora in mostra, la MEP si afferma nuovamente come museo impegnato e attivo nel trasmettere e portare al pubblico, sia francese che internazionale, la voce di una fotografia che vuole suscitare l’attenzione della collettività su temi estremamente attuali, ma troppo spesso lasciati “da parte” o su cui manca un’adeguata informazione. Lo scopo di Zanele Muholi, insieme al museo parigino, è quello di “riscrivere una storia visiva queer e trans del Sudafrica, così che il mondo possa conoscere la nostra resistenza e la nostra esistenza”. Un invito alla riflessione, alla discussione e all’informazione, ma anche a raccogliersi attorno a una comunità che necessita di essere raccontata, ascoltata e guardata.