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Bipart of… this gallery: Loom come strumento per l’artista, come spazio a disposizione per le sue idee

Nicola Mafessoni, Photo by Sil

Sulla falsa riga del Questionario di Proust, una serie di domande predisposte da BIPART Studio legale volte a conoscere meglio le più prestigiose gallerie d’arte italiane: Nicola Mafessoni oggi ci racconta la sua LOOM Gallery, realtà milanese che ha la sua sede a pochi passi dalla Stazione Centrale e dal quartiere di NoLo.

LOOM Gallery, Milano

Come ha scelto il nome della sua galleria (e cosa vuole esprimere con tale denominazione)?
Loom in inglese significa telaio. E il telaio è lo strumento che si usa per tessere la tela su cui il pittore lavora. La Galleria Loom nasce nel 2015 come strumento per l’artista, come spazio a disposizione per le sue idee.

Qual è il motto della sua galleria?
“L’uomo non vive soltanto di pane” (Deuteronomio 8:3), forse. Io e Luca (Maffei, il mio socio), abbiamo scelto di esporre la nostra idea di arte, con una selezione coerente e ben precisa, consapevoli del fatto che confrontarsi ogni settimana con le menti e le idee di artisti come Jan Dibbets, Peter Downsbrough, Jonathan Monk, Ignacio Uriarte, Willy De Sauter, Vadim Fishkin, Paul Gees, Andreas Burger e gli altri artisti con i quali lavoriamo, sia anzitutto un privilegio. Attingere poi dagli archivi della Fondazione Castellani o da quello di Man Ray è addirittura emozionante.

Si sceglie prima l’artista o il tema? Qual è il filo rosso che lega le vostre scelte?
Noi scegliamo in base a ciò che ha senso per noi. A cosa accresce la nostra mente, a cosa funziona nel programma, a cosa vogliamo essere associati, e soprattutto a cosa siamo in grado di proporre e difendere.

Qual è la qualità che apprezza di più in un artista?
Negli artisti, come nelle persone, apprezzo molto la perspicacia.

Qual è la qualità che apprezza di più in un’opera?
La sintesi. Adoro le opere che dicono tanto con poco.

Benjamin Jones | The Actual Life of a Thought | Exhibition View | @ Benjamin Jones ©LOOM gallery 2023

Ha una istituzione/galleria di riferimento (e se sì quale)?
Seth Siegelaub è stato il gallerista e curatore che mi ha più influenzato. Tre anni scarsi di galleria, un programma coerente, cataloghi e progetti. Per poi chiuderla, entrare nel mito, dedicarsi alla ricerca, ai libri, alla curatela, alla casualità nella fisica, allo studio dei tessuti e molto altro.

In quale ambito la sua galleria può migliorare?
In tutti sempre!

Qual è l’aspetto che le piace maggiormente della sua professione e che le dà maggior soddisfazione?
La possibilità di dialogare con persone intellettualmente ricche e stimolanti. E di poter inserire sotto l’ombrello delle esigenze lavorative la frequentazione di musei e gallerie, la lettura di molti libri, viaggi e incontri.

Ha, o vorrebbe avere, una galleria anche all’estero (e se sì perché)?
Per il momento non ci pensiamo. Ma, se fosse, sarebbe vicino al mare, in un posto caldo.

Come pensa che si evolverà il mondo dell’arte e la sua fruizione (anche in relazione alle nuove tecnologie, alla blockchain e al metatarso)?
Le nuove tecnologie e la blockchain faciliteranno sicuramente il mercato rendendolo più trasparente, fruibile e veloce. Coinvolgeranno nuovi collezionisti che saranno forse più investitori che amanti dell’arte, ma chi può dirlo? Alla fine spesso è il mercato che forma il gusto. Purtroppo.

Jonathan Monk | Umbilicus and The Void | Installation view| © LOOM gallery, 2022

Arte e diritto: tutela o vincolo (anche alla luce dell’applicazione del diritto di seguito e del diritto di produzione dell’opera riservati agli artisti)?
Dipende dai punti di vista. Semplificando la questione mi pare che il mondo abbia sempre più bisogno di arte, di cultura e di informazione, quindi tenderei a facilitarne il più possibile la fruizione. Poche regole e rispettate, insomma. Uguali per tutte le nazioni. E meno burocrazia. Il diritto di seguito facilita gli eredi, ma penalizza i nuovi compratori. Potrebbe valere anche l’inverso, mi chiedo? Ovvero se l’opera di un artista si svalutasse nel caso della successiva rivendita, qualcuno risarcirebbe? E il diritto di produzione dell’opera nelle mani del solo artista è un limite alla fruizione collettiva, a mio modo di vedere. Ma non c’è mai una sola risposta giusta.

Le risposte di Nicola Mafessoni di Loom Gallery sono state raccolte da Gilberto Cavagna e Rachele Borghi Guglielmi di BIPART Studio Legale.

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