Nella città di Terni inaugura un museo di giochi d’antiquariato grazie al patrocinio del Ministero della Cultura e della Regione Umbria
Apre un Museo di giochi vintage all’interno di una vecchia scuola elementare: è il sogno camp della borghesia post-moderna. Si tratta del Museo del flipper e del Modernariato “Dino Merluzzi” a Terni, in Umbria, che porta il nome di uno dei primi collezionisti italiani di macchine ludiche. Oltre 260 metri quadri, sei diverse sale allestite secondo sezioni tematiche, per un edificio che sembra rievocare la mitica scena di Carlo Verdone in Troppo Forte, dove il rapporto con la macchina mandata alle stelle è paragonato ad un amplesso.
Se la borghesia moderna s’affrettava a nascondere sotto al tappeto ogni esecrata minuzia kitsch, oggi l’amore tutto americano per la cultura di massa, regala a turisti e famiglie, anziani e bambini un’istituzione immancabile dove al sociale e al ricreativo si accostano il didattico e l’educativo. Gli esemplari di pinball del museo sono moltissimi tra quelli dei primi anni ’50, gli elettro-meccanici degli anni ’60 e ’70, quelli elettronici degli anni ’80 e ’90, fino alle macchine dei Duemila.
Percorrendo gli spazi sarà inoltre possibile ritrovare materiali d’epoca, locandine, dischi, libri, juke box ed altro ancora. Il Museo permette così la messa in pratica di una eccentrica trouvaille, specie per i giovanissimi che non hanno mai visto questi giochi, come ricorda Maurizio Cecconelli, Assessore alla Cultura e al Turismo.
Non si parla di una esibizione ornamentale di robbi vecchi, ma di un luogo interattivo, dove, prenotando, si può accedere gratuitamente e giocare con i flipper di ogni tempo, messi a nuovo, aggiustati nella Sala Restauro e offerti al piacere del fruitore!
Se la vitale interazione coi flipper scalza l’idea di un locus perturbante dove i giochi d’epoca, a ‘mo di bambole di porcellana, invadono le aule prima animate dai bambini, concorre ad allontanare questo pensiero letterario anche la considerazione che lo spazio inaugurato è un utile indicatore temporale. Una sorta di bizzarra bussola a raccontarci dove siamo ora, cosa ci divertiva prima, cosa ci diverte oggi e in che direzione si è sviluppata la tecnologia del gioco.
Il Museo è anche adibito ad ospitare tornei internazionali e lungo il percorso alcuni filmati d’epoca raccontano la storia del flipper che ricontestualizzato, torna ad essere oggetto funzionale, un lascito culturale ancora valevole di un codice. Possiamo immaginare che nel disegno del collezionista Dino Merluzzi, da cui si è generato il progetto reso possibile dall’Associazione IFPA Italia, ci fosse la volontà di donare ai flipper e agli altri giocattoli una nobilitazione retrospettiva e insieme un fascino nuovo.
Ormai è proverbiale quanto affermò Gozzano: il kitsch rende rispettabile ciascun oggetto di culto. Ma il camp va oltre e sublimandolo ne fa un Museo. Poiché sa, il camp, che dietro ogni frivolezza si nasconde una storia. Come quella di un tavolo inclinato con due alette e una pallina d’acciaio, erede di un giuoco molto più antico degli USA, in voga in Francia alla corte del Re Sole.