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Guerra e pace: una riflessione alle Gallerie delle Prigioni a Treviso

Il progetto espositivo “La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata”, a cura di Fondazione Imago Mundi è qualcosa di atipico per chi come noi non conosce il vero significato della guerra, ma riconosce l’importanza della pace. Da vedere a Treviso alle Gallerie delle Prigioni

Se non avete un idea di cosa fare nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, lasciate che vi dia un consiglio: andate a Treviso, anche in giornata, e visitate la mostra “La guerra è finita! la pace non è ancora iniziata”, presso gli spazi delle Gallerie delle prigioni.
Cantavano i Baustelle “La guerra è finita, per sempre è finita, almeno per me”; diventata frase pop nelle menti di molti, è un pensiero che come genere umano ci accomuna: la guerra non ci piace, o per lo meno non piace a nessuno con un minimo di umanità, ma quando la pace finisce ci sono sempre distanze che la rallentano. E poi, quando c’è la pace? Che interessi la frenano? Quando arriva? Arriva?

Eteri Chkadua, Ice Cream, 2013, olio su tela di lino. Courtesy l’artista e The Pool NYC, Milano / Installation view photo credit Marco Pavan / Fondazione Imago Mundi

La collettiva internazionale dentro le gallerie delle prigioni analizza proprio questo concetto: la guerra sì, ma anche l’importanza non solo della sua fine e ma soprattutto la ricerca della pace. Perché quando c’è la pace un popolo può ritornare a vivere per davvero, e le opere in mostra ci ricordano quanto sia importante questa condizione, quella che tutto fa rifiorire e costruire il futuro. Ci sono opere che tra chiaroscuro e colore ci accompagnano in uno spazio che nella storia della città è stata una prigione, un luogo che per antonomasia non vive di pace ma di conflitto, esterno ed interno, e che oggi è rinato in chiave culturale, ospitando diverse idee per la pace sotto forma di opere d’arte. La mostra espone lavori di artisti internazionali come Francesco Arena, Terry Atkinson, Massimo Bartolini, Eteri Chkadua, Maxim Dondyuk, Harun Farocki, Leon Golub, Alfredo Jaar, JR, Mario Merz, Richard Mosse, Pedro Reyes, Martha Rosler, Sim Chi Yin, Ran Slavin, per una serie di opere che a volte fanno male come un pugno nello stomaco ed in altri casi fanno riflettere come si dovrebbe con argomenti così importanti.

Francesco Arena, Letto per i giorni e per le notti, 2022, Letto dell’ex carcere di Procida, rame. Courtesy dell’artista e Studio Trisorio, Napoli / Installation view photo credit Marco Pavan / Fondazione Imago Mundi

In mostra è presente la prima bandiera della pace realizzata nel 1961 per la marcia di Assisi da Aldo Capitini e Maria Francesca Siciliani, oggi custodita a Perugia. Invece da soffermarsi con più attenzione, davanti alle opere del fotografo, regista documentarista ucraino Maxim Dondyuk che non era presente fisicamente per ovvi motivi, ma che attraverso le sue opere fotografiche ci racconta la guerra nel suo paese, fotografie che oltre ad una grande importanza del reale stato delle cose, racconta anche di quella poesia latente che alberga negli uomini nonostante tutte le orribili situazioni che la guerra crea. Un bel progetto in quel di Treviso che ha davvero molto da dare a chi come noi la guerra l’ha studiata solo nei libri e che non conosce la devastante disgrazia umana.

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