Il mondo dell’arte scintilla sotto la Madonnina. A Milano, questa, è la settimana da non perdere. Quella in cui ogni appassionato, specie se collezionista, vorrebbe sdoppiarsi per essere ovunque. É la settimana di miart (14-16 aprile 2023), fiera d’arte moderna e contemporanea tra le più importanti in Italia. Attorno ad essa mostre, talk, installazioni ed eventi che compongono la nuova edizione della Milano Art Week (11-16 aprile).
Sette giorni in cui la città dà sfoggio di tutta la sua proposta culturale: sempre più varia, sempre più corposa. Non è un caso che il tema di miart 2023 sia proprio Crescendo. Termine, mutuato dalla musica, che indica l’aumento graduale d’intensità del suono. Come significativo è stato l’aumento dei partecipanti alla fiera nei due anni in cui è stata guidata da Nicola Ricciardi.
Trend positivo che si spera di proseguire moltiplicando i contenuti della ventisettesima edizione. Aumentano infatti le gallerie partecipanti (169 da 27 Paesi), si incrementa del 40% la compagine internazionale degli espositori, raddoppiano premi e acquisizioni. Cresce anche il rapporto e lo scambio con la città, con importanti istituzioni – come Triennale Milano e Fondazione Nicola Trussardi – coinvolte per la prima volta.
Le gallerie si trovano suddivise nelle ormai classiche sezioni della fiera: Established (133), con le gallerie d’arte moderna e contemporanea più consolidare; Emergent (26), a cura di Attilia Fattori Franchini, con le gallerie impegnate nella promozione di nuove generazioni di artisti; e Decades (10), a cura di Alberto Salvadori, con gallerie che esplorano la storia dell’arte del XX secolo decennio per decennio. Significativa l’inedita partecipazione di grandi realtà internazionali come Esther Schipper, Andrew Kreps Gallery e Galerie Lelong and Co.. Che si uniscono ai pilastri della scena galleristica italiana come Bottegantica, Poggiali e Galleria dello Scudo.
Ecco quelli che ci hanno convinto di più:
Scanavino è un’ombra scura, ma non un buco nero. Nello stand di Farsetti fioriscono i tetti di Guttuso, sentiero di case che porta al mare; là dove le Bagnanti di Campigli galleggiano di fronte al Vecchio di Ottone Rosai.
Fondi d’oro (Etienne Chambaud, Uncreature) privi d’immagine e colmi di disperazione, ma anche labbra rossissime (Tomasz Kręcicki, Gel) che prestano i denti bianchissimi a un filo interdentale insanguinato. Sacra seduta dal dentista offerta da Esther Schipper.
Galleria dello Scudo presenta, tra gli altri lavori, due vinilici su tela di Carla Accardi. Uno nero e uno viola, sono entrambi del 1988, entrambi intrisi della poetica astratta dell’artista.
Il riflesso dello stand di Pantaleone cerca di contenere le decine di opere che affollano le pareti, che guardando verso il basso affondano nelle profondità della Fiera.
La primavera è nel vento che muove i Merli futuristi e l’Espansione fiore n.17 di Giacomo Balla, ma anche nell’aria ferma che appiattisce il mare di Venezia, Palazzo Ducale di Giorgio de Chirico. Da Bottegantica.
Claudio Parmiggiani è il velo misterioso che avvolge da lontano una scultura di due wurstel (Erwin Wurm, Big Kiss) che amoreggiano. A sancire il carattere austero dello stand di Poggiali è però la croce nera senza titolo di Amulf Rainer.
Bendt Eyckermans con il suo drappo barocco apre un varco su un tempo lontano, accende narrazioni che proseguono con altre scene di quotidiana poesia. Da Andrew Kreps.
Il pop intimista di Valerio Adami incontra gli intimi esterni di Salvo, in una doppia esposizione che esalta due degli artisti su cui Dep Art Gallery si è concentrata negli ultimi anni.
Da Giampaolo Abbondio l’arte di Olu Oguibe prende le sembianze della pittura, del disegno e della scultura. Una lirica tribale che non si sottrae all’indagine sulla contemporaneità.
Due giganti dell’arte contemporanea (che non ti aspetti) uno affianco all’altro da Lelong and Co.. Un autoritratto corrucciato di David Hockney e un’enigmatica Kiki Smith con un inchiostro su carta nepalese (Stranger with Window and Chair).