Le luci di Dan Flavin illuminano le Gallerie d’Italia di Milano. Cinque opere di Dan Flavin, donate da Luigi e Peppino Agrati a Intesa Sanpaolo, sono in mostra alle Gallerie d’Italia di Milano fino al 30 giugno 2023 nel museo milanese.
Le opere di Dan Flavin arrivano alle Gallerie d’Italia di Milano, esposte nella Sala delle Colonne e lungo tutto il percorso museale. Illuminano le sale con i loro colori al neon e innescano inediti dialoghi estetici con le opere della collezione permanente. Si tratta, in particolare, dei cinque neon che Peppino Agrati collezionò a partire dal 1969. Uno dei primi collezionisti europei a intuire le potenzialità dell’artista americano.
Dan Flavin infatti, come Donald Judd, Carl Andre, Sol Lewitt, è uno dei principali esponenti della Minimal Art americana. Movimento che tende a semplificare le forme fino a renderle elementi geometrici. Una posizione totalmente distante dall’incontenibile carica emotiva dell’Espressionismo Astratto e dal carattere eccentrico della Pop Art, i due fenomeni dominante del dopoguerra americano.
Invece, a partire dal 1963, Flavin sceglie di utilizzare delle lampade fluorescenti come unici elementi delle sue opere. Inizia così a sviluppare la sua personale e iconica grammatica visiva. Una o più lampade, di uno o più colori e dimensioni standard, uguali o legate tra loro da proporzioni modulari, vengono collocate nello spazio, configurando delle installazioni che modificano luminosità e colore dell’ambiente. Non vi è alcun riferimento contenutistico o simbolico, ma pura affermazione oggettiva dei materiali e della loro organizzazione.
L’artista stesso nel ’65 descrive il suo lavoro come una “sequenza di decisioni implicite per combinare le tradizioni di pittura e scultura nell’architettura, con atti di luce elettrica che definiscono lo spazio”.
Anche se, volendo scovare un aspetto poetico della sua pratica, potremmo dire che grazie ai suoi neon Flavin confina l’immateriale – la luce – in materiale – la lampada – e allo stesso tempo rende impalpabile ciò che era tangibile – la lampada- tramite ciò non si può afferrare – la luce.
Ad ogni modo, in mostra sono esposti, come detto, cinque opere. Untitled (to Giuseppe Agrati), un pezzo del 1968 con una configurazione molto articolata delle lampade, le cui dimensioni corrispondono a una progressione modulare, che Agrati acquistò nel 1969; poi, tra il 1970 e il 1980, ne comprò altre quattro: Untitled (to Brad Gillaugh), Untitled (to Ileana and Michael Sonnabend), Untitled (to Giuseppe Agrati) e Untitled (to Mr. and Mrs. Giuseppe Agrati), tutte realizzate entro il 1970.