Il padiglione Vaticano, alla seconda presenza dopo il debutto del 2018, sarà allestito negli spazi e nel giardino dell’abbazia di San Giorgio Maggiore a Venezia
“Prendersi cura del pianeta come ci prendiamo cura di noi stessi e celebrare la cultura dell’incontro”. Così l’ideatore e curatore Roberto Cremascoli sintetizza il senso del Padiglione della Santa Sede alla ormai prossima – 20 maggio – 26 novembre – Biennale Architettura. Un ritorno, dopo l’incredibile esperienza delle Vatican Chapels, che nella rassegna del 2018 segnarono il debutto. Come allora, il padiglione Vaticano sarà allestito negli spazi e nel giardino dell’abbazia di San Giorgio Maggiore, con il titolo “Amicizia Sociale: incontrarsi nel giardino”. Ossatura e guida ideale dell’intero percorso espositivo saranno le parole di Papa Francesco, tratte dalle encicliche Laudato si’ (2015) e Fratelli tutti (2020).
Autore delle installazioni del Padiglione sarà una superstar come l’architetto Álvaro Siza, già Leone d’oro alla carriera nell’edizione del 2012. “Che all’età di novant’anni si presenta come una riserva di giovinezza per il mondo”, ha sottolineato il prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, il cardinale José Tolentino de Mendonça, commissario del Padiglione. “Scommette su un’architettura che non si fissa tra quattro mura, ma si disloca. È un’architettura viva, figurale, ‘in uscita’. Un intenso manifesto politico e poetico su cosa sia o possa diventare l’incontro tra gli esseri umani”.
A collaborare con Siza ci sarà il collettivo italiano Studio Albori (Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva). Secondo il quale, riporta Vatican News, “l’orto è il modello del rapporto con il creato, che è una pratica frugale e modesta, ma soprattutto un omaggio all’enciclica Laudato si’ alla quale si sono ispirati per realizzare lo spazio aperto dell’abbazia”.