Dallo scorrere impetuoso del tempo è rimasto qualcosa: Olivo Barbieri indaga la Sardegna e trova i segni eterni del passaggio leggero dell’uomo sull’isola. 60 fotografie raccontano di antiche presenze, menhir e dolmen, frammenti di storia e misteri, in mostra fino al 25 Giugno al Museo MAN di Nuoro
Sotto il sole caldo del mediterraneo sono millenni che si stagliano menhir e dolmen. Come nulla fosse venti impetuosi e piogge benedette li hanno colpiti, immobili e mescolati tra colli e monti, nascosti tra muschi e felci, sughereti e mandorli. Ad aggirarsi intorno hanno sempre avuto donne e uomini, come ballerini sempre diversi in una lunghissima danza e le stelle fisse della notte li illuminano da quando furono alzati. Ora attorno a questi monumenti ancora si muove l’uomo. All’ossessione per i megaliti, a queste rocce e ai loro misteri e alla loro presenza nell’isola, è tornato Olivo Barbieri in occasione di Photo Solstice, e ancora con “Commissione Sardegna”, progetti sviluppati da AR/S – Arte Condivisa della Fondazione di Sardegna. In questo universo il fotografo ha cercato esplorando percorsi avventurosi fra campi coltivati, pascoli e paesi. Una ricerca – accompagnata dalle indicazioni degli abitanti del luogo, da ricercatori e da memorie locali, dall’archeologo Riccardo Cicilloni e dal fotografo Marco Loi – che ha permesso di tracciare una geografia immaginaria della Sardegna profonda, silente e diversa. Sotto il solleone li ha trovati e ritratti Olivo Barbieri. In questa luce tersa egli ha immortalato questi monumenti eterni in dialogo con il mutevole spazio naturale e umano, allontanandosi dai luoghi comuni. Le immagini accurate che ha creato, come in uno still life da studio, parlano di un mondo dove i megaliti sono tracce vive e presenti di un passato remoto ma ancora potente ed impressionante: le forme della pietra sono intrise dal tempo e Barbieri ne coglie il mistero, racchiude nell’inquadratura il colore e la luce, ne esalta la forza estetica, ne interroga le suggestioni magiche e il valore simbolico-sacrale che da sempre dolmen e menhir evocano nella mente dell’osservatore, sia esso uno studioso o un profano”.
Il risultato di questa ricerca è un universo dove la pietra ancestrale di dolmen e menhir è viva: si colora come tela informale, traccia strade eterne e definisce confini invisibili, e tutto ruota su questo centro come un ombelico che congiunge cielo azzurro e terra riarsa e insieme connette tutto ad un mondo sotterraneo e primordiale che da loro irradia energia. Monumenti sacri e misteriosi plasmano l’uomo che ancora si aggira vicino a loro, che torna a questi massi e accetta senza paura i vuoti da questi generati. Le visioni di Olivo Barbieri declinano poi questa prima traccia costruita dell’umanità in forme geometriche e scultoree che trovano un confronto inaspettato nel presente, nel vivere e nel sentire lo spazio quasi inconsciamente. E alle rocce sacre si piegano le forze che le hanno seguite: i segni umani, l’abitare e persino la natura e il tempo sembrano influenzati dalle antiche presenze e i misteri che nascondono. E traspaiono gli influssi di menhir e dolmen.
La mostra, curata da Marco Delogu e Chiara Gatti e al centro dell’esposizione del Museo MAN di Nuoro dov’è ospitata, ricostruisce la ricerca di Olivo Barbieri che decodifica la bolla spazio-temporale tra archeologia e immaginario contemporaneo e queste antiche presenza in Sardegna, una storia lontana oltre 60 secoli e insieme così vicina e impressionante da lasciare il segno nel quotidiano e collegare un passato profondo e remoto al presente.
In contemporanea all’esposizione è pubblicato dalla casa editrice Punctum Press, in un volume con oltre cento fotografie e i contributi di Franco Carta, Riccardo Cicilloni, Andrea Cortellessa, Marco Delogu e Chiara Gatti, una più ampia ricostruzione dell’indagine di Olivo Barbieri, lunga tre viaggi nell’arco di due anni, su Dolmen e menhir in Sardegna.