A Padova Fondazione Alberto Peruzzo ha preso casa nel ex chiesa di Sant’Agnese: un luogo che si apre alla città e alla comunità, raccontando il contemporaneo attraverso i suoi spazi, la sua collezione e la sua storia
La Fondazione Alberto Peruzzo ha aperto da poco a Padova, ma porta nel suo dna una gran bella storia ed una gran bella attività rivolta alla città, oltre ad una collezione superlativa. Arrivo in anticipo a Padova e mi soffermo all’esterno per guardare meglio la sua nuova sede, la ex chiesa di Sant’Agnese, ristrutturata e con una storia molto interessante, ma la cosa che mi attira è un oculo che spunta sul lato destro della chiesa, uno spioncino! Ci butto dentro l’occhio e vedo un paio di opere della collezione: geniale, fatelo anche voi
Il direttore e la project manager che mi raccontano della collezione del suo mecenate Alberto Peruzzo, di questo bel progetto e di quanto questa fondazione sia propensa a fare per la città, attraverso un percorso non solo di arte contemporanea, ma di relazioni da espandere e costruire nel tempo; un ottimo modo di iniziare a mio avviso: rivolgersi alla comunità, ai cittadini. La ex chiesa di Sant’Agnese dove ha sede la Fondazione Alberto Peruzzo, si divide in navata, sagrestia e ipogeo. Nella prima parte, ovvero la navata, si cerca di tenere viva la relazione con il passato esponendo dipinti tra il XVII e il XVIII secolo, e una (bellissima) pala d’altare di Giandomenico Tiepolo, dedicata a Sant’Eurosia, San Giuseppe e Santa Francesca Romana mentre nel preciso punto dove originariamente c’era l’altare, oggi c’è un immensa opera letteralmente appesa di Jannis Kounellis, un senza titolo dalla potenza enorme.
Poco prima sempre dell’artista greco, ci sono due lavori che fanno parte della serie degli Armadi. Procedendo entriamo nella sagrestia (La sagrestia originaria – mi racconta il direttore – è stata distrutta completamente durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale e non si sa come si è salvata solo la navata ed il campanile che oggi è visitabile) e qui troverete opere di Tapies, Vedova, Dubuffet e Riopelle, Turcato e Manzoni.
Sempre in questa parte degli spazi anche opere di Lucio Fontana, che dialogano con la ricerca di Kounellis, e alla vostra destra ecco spuntare Nitsch e Paladino, che anche qui come da manuale del buon curatore, si riagganciano ai dipinti antichi della prima sala, affrontando il tema della ritualità nel primo caso, e della figura tragica insita nell’essere umano nel secondo.
Questa prima esposizione di una serie di opere della collezione Peruzzo è stata curata da Riccardo Caldura, critico e curatore veneto e direttore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Ma questi bellissimi spazi non smettono di stupirmi, nella sezione Ipogeo che troverete scendendo una scala dalla sagrestia, troverete delle teche con al loro interno un pezzo di strada romana, dei pezzi di frammento di affresco, e pietre tombali riconducibili alle famiglie Urri di Cipro e Pazzino Donati, ritrovati durante i restauri.
Insomma un luogo che ha la capacità di accogliere e mostrare l’arte del passato e quella di oggi, argomento non semplice ma molto gettonato e non sempre ben raccontato o mantenuto, ma in questo caso magistralmente organizzato per poter offrire la miglior visita possibile ai visitatori.
In passato scrissi di una Padova poco movimentata, ma chissà che ora l’aria non cambi: Fondazione Peruzzo fa ben sperare per il futuro e con l’ingresso gratuito non perdete l’occasione di entrare in contatto con la storia, il contemporaneo e, last but not least, con una città bellissima.