L’ingresso di Getty nella questione era già un buon segnale, ma ora è anche ufficiale: il Ritratto di Omai (1776) di Joshua Reynolds rimane nel Regno Unito. Almeno per un po’. Merito dell’acquisizione avvenuta in collaborazione tra il Getty Museum di Los Angeles e la National Portrait Gallery di Londra.
Nel maggio 2022 il Regno Unito aveva bloccato l’esportazione del dipinto risalente al XVIII secolo. L’Export Reviewing Committee del Regno Unito aveva infarti affermato che il lavoro è di “eccezionale importanza nell’approfondimento dell’arte del 18° secolo, in particolare della ritrattistica“, definendo il dipinto “un’opera significativa nello studio del colonialismo e dell’impero, dell’esplorazione scientifica e della storia del Pacifico”.
Omai fu uno dei primi ambasciatori del Pacifico meridionale a visitare la Gran Bretagna, dopo aver viaggiato con il capitano della Royal Navy britannica James Cook tra il 1774 e il 1776. Quando raggiunse Londra, Omai divenne una sorta di celebrità tra i nobili britannici e i funzionari del governo. Reynolds ne realizzò quindi un ritratto a figura intera, con Omai vestito col tradizionale abito tahitiano, in una posa classica modellata sulla scultura romana dell’Apollo del Belvedere. Per alcuni esperti si tratta del primo ritratto di uomo nero in Gran Bretagna.
Dopo una serie di passaggi di mano, l’ultimo suo proprietario aveva cercato di venderlo. Ma la destinazione estera aveva allertato, come visto, le istituzioni britanniche. Posto il vincolo, solo un museo pubblico avrebbe potuto acquistare l’opera entro il luglio 2023. A farsi avanti era stata la National Portrait Gallery di Londra, i cui fondi però non erano sufficienti. Così in suo supporto è arrivato il Getty Museum di Los Angeles.
I due musei hanno raccolto i 50 milioni di sterline (61,9 milioni di dollari) necessari per acquistare il Ritratto di Omai. La National Portrait Gallery è riuscita a ottenere una sovvenzione di 10 milioni di sterline dal National Heritage Memorial Fund; £ 2,5 milioni dall’Art Fund, che non ha mai fornito una sovvenzione così grande; e il sostegno di alcuni importanti collezionisti privati, tra cui la famiglia Ofer. Per lo sforzo fatto, e per il valore del dipinto, il direttore Nicholas Cullinan definisce l’opera “l’acquisizione più significativa che la National Portrait Gallery abbia mai fatto“.
D’altra parte, senza il sostegno del Getty l’operazione non sarebbe andata in porto. Dunque ora si tratta di capire come gestire questa inusuale acquisizione. Al momento gli accordi prevedono che il dipinto rimarrà esposto alla National Portrait Gallery dal momento della sua riapertura nel giugno 2023 e arriverà a Los Angeles nel 2026, in tempo per i Giochi Olimpici.