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Il Regno Unito blocca l’esportazione di un importante dipinto di Joshua Reynolds

Joshua Reynolds, Omai, 1776.
Joshua Reynolds, Omai, 1776
Il governo del Regno Unito ha temporaneamente vietato l’esportazione di un dipinto dell’artista del XVIII secolo Joshua Reynolds. L’opera, intitolata il Ritratto di Omai (1776), vale circa 50 milioni di sterline (65 milioni di dollari). Raffigura appunto Omai, un uomo tahitiano che divenne un idolo nella società britannica del 18° secolo.

Il ritratto è una delle opere d’arte più preziose a cui è stata interdetta l’esportazione dal Regno Unito. Così facendo, solo le istituzioni pubbliche nazionali hanno facoltà di acquistare l’opera. Il tempo a disposizione per organizzare l’investimento, però, non è infinito: il blocco vale fino ai primi giorni di luglio.

L’Export Reviewing Committee del Regno Unito ha affermato che il lavoro è di “eccezionale importanza nell’approfondimento dell’arte del 18° secolo, in particolare della ritrattistica“, definendo il dipinto “un’opera significativa nello studio del colonialismo e dell’impero, dell’esplorazione scientifica e della storia del Pacifico”.

Omai fu uno dei primi ambasciatori del Pacifico meridionale a visitare la Gran Bretagna, dopo aver viaggiato con il capitano della Royal Navy britannica James Cook tra il 1774 e il 1776. Quando raggiunse Londra, Omai divenne una sorta di celebrità tra i nobili britannici e i funzionari del governo. Reynolds ne realizzò quindi un ritratto a figura intera, con Omai vestito col tradizionale abito tahitiano, in una posa classica modellata sulla scultura romana dell’Apollo del Belvedere.

Reynolds conservò il ritratto fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1792. A quel punto fu acquistato dal 5° conte di Carlisle e passò di erede in erede per più di 200 anni. Nel 2001, l’ultimo membro della famiglia reale a possedere l’opera, il 13° conte, la mise all’asta da Sotheby’s. Lì fu acquistata per £ 10,3 milioni ($ 15 milioni) dal magnate irlandese John Magnier.

L’opera rimase dunque sul suolo britannico, ma il pericolo che a sua volta Magnier la rivendesse non fu scongiurato. Tanto che alcuni musei inglesi, come la Tate nel 2005, provarono ad acquistare il dipinto trovando però le resistenze di Magnier. Peccato che lo stesso anno il collezionista ha richiesto una licenza di esportazione per prestare il Ritratto di Omai alla National Gallery of Ireland di Dublino. E lì è rimasto per diversi anni.

Nonostante il dipinto abbia fatto ritorno in Inghilterra nel 2011, se ne sono poi perse le tracce. Non è chiaro nemmeno chi sia l’attuale proprietario. Quel che è certo è che sta provando a portarlo fuori dai confini britannici. E il governo vuole impedirlo.

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