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Una umana partecipazione al sacro. Giacomo Ceruti e la pittura a Brescia tra Ricci e Tiepolo

Giacomo Ceruti, Madonna con Gesù Bambino, Santa Lucia e San Biagio, chiesa di Sant’Agata, Rivergaro (PC); foto Bonotto
Giacomo Ceruti, Madonna con Gesù Bambino, Santa Lucia e San Biagio, dett., 1739-1740, chiesa di Sant’Agata, Rivergaro (PC); foto Bonotto

Fino al 21 maggio 2023 il Museo Diocesano di Brescia ospita l’esposizione Ceruti Sacro e la pittura a Brescia tra Ricci e Tiepolo, dedicata alla produzione religiosa del grande maestro del Settecento, in occasione delle celebrazioni indette per l’anno che vede Brescia e Bergamo capitali italiane della cultura.

Organizzata dal Museo Diocesano di Brescia in collaborazione con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia e sotto la curatela di Angelo Loda, responsabile del settore storico-artistico della Soprintendenza, l’esposizione bresciana ha l’obiettivo di fornire un esaustivo compendio alla mostra attualmente in corso al Museo di Santa Giulia, Giacomo Ceruti, Miseria e Nobiltà, la monumentale retrospettiva sulla pittura di genere e la ritrattistica, per le quali è noto il grande maestro settecentesco. Al Museo Diocesano va in scena la meno nota produzione sacra dell’autore, una parabola all’interno della sua carriera che vanta pochi esemplari, custoditi gelosamente tra le mura di antiche chiese di provincia: riuniti e posti in dialogo con la produzione pittorica di illustri colleghi, i dipinti religiosi di Ceruti offrono l’opportunità di indagarne la vivida e umana religiosità, attraverso gli importanti confronti a cui si prestano.

A fornire un variegato paradigma del panorama artistico settecentesco della provincia bresciana, nel quale si contestualizzano le opere sacre del Ceruti, sono gli straordinari dipinti di grandi maestri coevi che manifestano una distanza insanabile con l’arte del nostro. Massimi esempi di pittura monumentale, nutrita di uno spiccato classicismo e di virtuosistiche soluzioni iconografiche, sono i capolavori di Sebastiano Ricci e Giambattista Tiepolo. L’Annunciazione di Sebastiano Ricci proveniente dalla chiesa di Santa Maria Assunta a Ghedi, rappresenta un manifesto della produzione sacra settecentesca che formula le proprie invenzioni, declinate secondo il gusto dell’epoca, sulla inesauribile lezione dei pionieri del colorismo veneto. La grandiosità delle figure, le gestualità marcate e la drammaturgia dell’azione sapientemente costruite da Ricci, sono calibratamente diluite nella calda luce tizianesca dell’ambiente, che da scenario materiale si dilegua rapidamente in uno spazio inintelligibile.

Sebastiano Ricci, Annunciazione, 1700-1705 ca., olio su tela, Chiesa di Santa Maria Assunta, Ghedi (BS), foto BAMS Photo Rodella

L’influenza di Sebastiano Ricci in ambito lagunare è rintracciabile persino nella maturità pittorica di Giambattista Tiepolo, periodo in cui si colloca il Battesimo di Costantino della Chiesa di san Silvestro a Folzano. Nell’ariosità dell’impianto compositivo riverbera l’esperienza del Ricci, alla quale si fonde un’orchestrazione maggiormente complessa, che manifesta l’esperienza di Tiepolo maturata durante il soggiorno che lo vide impegnato a Würzburg, in qualità di frescante per il principe vescovo Karl Philipp von Greiffenklau. L’impresa codificò definitivamente quel microcosmo di sortilegi che rappresenta il paradigma più autentico del decorativismo settecentesco, le cui figure sembrano invadere i cieli della fantasia, nei quali ogni confine tra realtà ed artificio sembra dissipato. Sorprendente esempio è fornito dall’angelo che, nel suo sinuoso avvitamento aereo, reca la tiara papale nell’area sommitale del dipinto esposto in mostra.

Giovan Battista Tiepolo, Battesimo di Costantino, 1757-1759 ca., olio su tela, Chiesa di san Silvestro, Folzano (BS); foto BAMS Photo Rodella

L’importanza della presenza di Ceruti nel bresciano è invece testimoniata, nella sua eccezionalità, dal ciclo di Bione dedicato ai santi Faustino e Giovita. Trattasi di tre grandi dipinti, due dei quali conservati nel presbiterio dell’omonima chiesa parrocchiale, mentre il terzo è, invece, appeso alla cantoria in controfacciata. In mostra sono esposte le due tele meglio conservate, rappresentanti rispettivamente due diversi momenti agiografici. Il primo episodio narra la condanna a morte dei due santi: gettati dall’imperatore Adriano nella fossa dei leoni, come narra il profeta Daniele, furono risparmiati dalle belve, ormai ammansite ai loro piedi. Il secondo episodio celebra invece la benedizione dei santi da parte del vescovo Sant’Apollonio a Brescia. Questi lavori, estremamente lontani dalla produzione dei sopraccitati colleghi, dimostrano le predilizione del Ceruti per un formato inusuale, probabilmente mutuato dal Cerano: un’orizzontalità che prevede una scansione narrativa sorprendentemente assente, tipologia che diventerà peculiare nelle grandi scene di genere, consacratrici della fortuna dell’artista. La pittura di Ceruti si fa evanescente, la narrazione è solamente suggerita dalle figure reali, addossate ai lati della composizione, risolte attraverso una pennellata libera, che non indugia nel dettaglio, ma suggerisce i volumi e restituisce l’immediata verità dell’avvenimento, accostandolo arditamente alle coeve rappresentazioni storiche, nutrendolo di un’esclusiva ed al contempo umana partecipazione al sacro.

Giacomo Ceruti, S. Apollonio benedice SS. Faustino e Giovita, chiesa di S Faustino e Giovita, Bione, foto BAMS Photo Rodella

 

CERUTI SACRO E LA PITTURA A BRESCIA TRA RICCI E TIEPOLO

Brescia, Museo Diocesano (via Gasparo da Salò, 13)

Fino al 21 maggio 2023

Orari:

Tutti i giorni, tranne mercoledì: 10.00 – 12.00; 15.00 – 18.00

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