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Polemiche sull’asta di gioielli di Heidi Horten: Christie’s non ha rivelato la provenienza del denaro della collezionista

Heidi Horten wearing the Briolette of India, a 90 cts, D-colour diamond necklace by Harry Winston,
Estimate on request – copyright The Heidi Horten Foundation

La brillantezza dell’asta di gioielli The World of Heidi Horten è stata offuscata una storia sinistra: sembra che Helmut Horten abbia posto “le basi della sua ricchezza durante il Terzo Reich comprando a prezzi scontati da ebrei che erano forzati a svendere*”

Qualche settimana fa Christie’s ha lanciato la notizia dell’arrivo a maggio (e siamo agli sgoccioli, l’asta inizia domani) della vendita di gioielli “più importante della storia”: la collezione di Heidi Horten, scomparsa lo scorso anno, stimata oltre 150 milioni di dollari (leggi qui la storia della collezionista e i principali gioielli in asta).

La vendita sta suscitando non poche polemiche vista l’origine delle fortuna che ha permesso l’acquisto di quei gioielli. La maison di Pinault non ha rivelato che Helmut Horden, marito della collezionista dei gioielli in asta, era stato un austriaco vicino al regime hitleriano che sfruttò l’arianizzazione delle proprietà degli ebrei per accumulare la propria fortuna.

Christie’s, che ha risposto alle critiche assicurando che parte dei proventi andranno alla ricerca e a favore dell’educazione sull’Olocausto, ha dichiarato che era consapevole che Helmut Horten avesse costruito la sua fortuna acquistando società di ebrei costretti a vendere dal regime di Hitler, definendola una “storia dolorosa”. Anthea Peers (President Christie’s Europe, Middle East, and Africa) ha aggiunto: «Abbiamo valutato i diversi fattori, ma la Heidi Horten Foundation è ora un motore chiave di cause filantropiche» giustificando così la scelta dalla maison di organizzare ugualmente la vendita.

L’opinione pubblica è in subbuglio. Secondo il Times, in molti pensano che l’asta andrebbe annullata. Così ritiene Stephanie Stephan, figlia di un uomo d’affari ebreo nel board di una società di Amsterdam target di Horten durante le persecuzioni naziste. Sempre secondo il Times, però, uno storico assunto da Heidi Horten per indagare sulla fortuna di famiglia e sull’origine della fortuna di suo marito, avrebbe realizzato un dossier in cui le “colpe” di cui è accusato Horten sarebbero state ridimensionate. Il report dice che «Horten pagò “prezzi normali di mercato” per le società di ebrei e fu in generale “relativamente giusto” nelle sue valutazioni, specialmente in confronto a quanto fatto da altri suoi colleghi». Inoltre si riporta che Helmut non avrebbe mai finalizzato l’acquisto dell’azienda del padre di Stephanie Stephan.

 

*come ha affermato David de Jong, autore di un recente libro sui miliardari tedeschi (fonte: ansa.it)

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