Si è appena conclusa a Torino The Phair, giunta quest’anno alla sua quarta edizione: un appuntamento dedicato alla fotografia che si è confermato anche quest’anno interessante e degno di attenzione. Ecco il nostro report
Nel bel mezzo del parco del Valentino, in un palazzo che fu progettato da Ettore Sottsass senior e Pier Luigi Nervi, il padiglione tre di Torino Esposizioni – situato in una delle zone più belle della città, specie in primavera – ha trovato spazio la quarta edizione di The Phair.
Una fiera molto particolare, vuoi perché interamente dedicata alla fotografia e al concetto di immagine, vuoi perché The Phair mantiene una dimensione volutamente piccola e, perciò, consente una visita approfondita di ogni stand in un ambiente particolarmente confortevole e piacevole, che facilita l’attenzione.
Il nome della fiera è una crasi di due parole, photography e fair, e si struttura infatti in un percorso tra più di trentacinque stand molto ben curati, in cui ciascuno sviluppa un proprio concept a proposito di un unico filo conduttore: l’immagine.
Ma non finisce qui. La fiera comprende inoltre una sezione dedicata all’editoria di settore, oltre a una bella mostra monografica dedicata all’opera di Mario Giacomelli, con più di settanta immagini provenineti dalla collezione privata di Massimo Prelz Oltramonti
Presieduta da Roberto Casiraghi, lo staff The Phair di questo 2023 è stato composto da Lorenzo Bruni, Chiara Agradi, Emilio Bordoli, Sara Giuliattini, Benjamin e Steffi Jaeger, Emanuele Norsa, Carla Testore, Valeria Schaefer e Massimo Prelz Oltramonti come curatori.
Anche quest’anno è stata nutrita e preponderante la presenza di gallerie torinesi, dalle classiche alle più giovani. Non sono mancati gli stand che non deludono mai di Noero, Persano, Peola Simondi, Photo & Contemporary, In arco, Gagliardi e Domke e Febo e Dafne. Con questa edizione si è inoltre deciso di coinvolgere anche alcune gallerie straniere, soprattutto da Francia, Germania e dall’est europeo.
Tra gli stand più interessanti segnalo la milanese Ncontemporary, con un lavoro interessantissimo di Jonny Briggs (inglese, classe 1985), che evoca e attualizza il miglior Stieglitz; Noema Gallery di Roma, con una serie di fotomontaggi particolarissimi da foto d’epoca di Marco Lanza; e soprattutto Ségolène Brossette, di Parigi, con le belle immagini tese tra surrealismo onirico e mise en scène quasi teatrale degli italiani Tania & Lazlo.