Il 1982 è stato un anno cruciale nella vita e nella carriera di Basquait. Un anno in cui, dopo un viaggio in Italia, realizzò alcune delle sue opere più importanti. Ora queste 8 tele sono in mostra alla Fondation Beyeler di Basilea dall’11 giugno al 27 agosto 2023.
Dalla morte (1988) di Jean-Michel Basquiat sono passati 35 anni, ciò significa che conviviamo con il suo ricordo da più tempo di quello che abbiamo condiviso con la sua persona (35). All’interno di tale memoria la sua figura ha perso sembianze umane e si è avvicinata sempre più ai corpi stilizzati, alle maschere spigolose, ai segni laceranti che il pittore imprimeva sulle tele. Rovi di personaggi e simboli, scritte e numeri, nebulose gonfie di messaggi arcani che hanno formato l’estetica underground e decadente della New York anni ’80 in cui ha vissuto.
Ma allo stesso tempo evocativa di mondi ed epoche distanti, come l’Africa della tratta schiavista o l’Italia del Rinascimento. Proprio questi due temi hanno segnato la sua carriera e un anno in particolare, il 1982, che per importanza – e per breve estensione della vita, e di conseguenza della carriera di Basquiat – potrebbe racchiudere l’intero arco creativo del writer. Un anno in cui Basquiat compie il suo secondo viaggio in Italia e realizza alcune delle sue opere più importanti. Ora queste 8 opere sono in mostra alla Fondation Beyeler di Basilea.
Dopo una prima mostra, ancora sotto pseudonimo di SAMO©, nel 1982 il gallerista Emilio Mazzoli di Modena invitò Basquiat a esporre nuovamente in Italia. Mazzoli mise a disposizione di Basquiat spazi e materiali per dipingere affinché potesse realizzare nuove opere. Poi a inizio estate Basquiat tornò a Modena su invito di Mazzoli per allestire quella che doveva essere la sua prima mostra europea con il suo vero nome.
Dissidi sorti tra Annina Nosei, la gallerista che dalla fine del 1981 rappresentava Basquiat a New York, ed Emilio Mazzoli sfociarono nell’abbandono del progetto di mostra modenese. In un’intervista rilasciata nel 1985 a The New York Times Basquiat espresse a posteriori la propria frustrazione per il suo secondo soggiorno a Modena: «Hanno combinato le cose in modo da obbligarmi a produrre otto quadri in una settimana», e lavorare in quegli spazi equivaleva per lui a lavorare in una «fabbrica, una squallida fabbrica. Una situazione che odiavo». Alla fine Mazzoli pagò a Basquiat i dipinti eseguiti, prima che questi ripartisse per New York.
Le otto opere dipinte a Modena passarono poi a nuovi proprietari attraverso Annina Nosei. Bruno Bischofberger ne acquistò quattro (Profit I, Boy and Dog in a Johnnypump, Untitled [Woman with Roman Torso (Venus)], The Guilt of Gold Teeth); le altre entrarono in diverse collezioni internazionali. Oggi tutti e otto i quadri si trovano in mani private negli USA, in Asia e in Svizzera.
Mentre alcuni di essi sono stati esposti in retrospettive, altri non si sono quasi mai visti. Anche il progetto della Galleria d’Arte Emilio Mazzoli non è ancora stato approfondito. Eppure, non solo i dipinti realizzati a Modena sono annoverati tra le creazioni pittoriche più significative di Basquiat e tra le opere d’arte di maggior pregio in assoluto, ma anche l’idea progettuale, sebbene fallita, rappresenta un episodio nodale della sua carriera artistica.
A distanza di oltre quarant’anni la Fondation Beyeler riunisce ora per la prima volta questi significativi lavori di Basquiat, cercando di ricostruire una produzione nodale, realizzata durante un viaggio cruciale, in un anno determinante per la carriera e l’esistenza di Basquiat. Un lampo breve ma intenso, della cui luce tutt’ora godiamo.